•CAPITOLO 2•

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La casa di Sue non era esageratamente grande però era accogliente: appena entrati si poteva vedere la sala e, più avanti, verso la sinistra c'era una piccola cucina con una penisola con il forno e i fornelli, il frigo ed un tavolo dove poter mangiare. A destra della sala c'era il bagno; mentre, andando sempre dritto, c'erano le camere di Sue, Leah e Seth e quella degli ospiti.

«Buona sera signora Clearwater, sono molto contenta di rivederla.»
Sue era una bella donna: alta, magra, con la carnagione olivastra tipica dei Quileute e due occhi verdi che esprimevano tanta gentilezza. Quel giorno indossava una camicia con un motivo a quadri bianchi e neri, dei jeans e degli stivali in pelle; sembrava una cowgirl come quasi tutte le ragazze e le donne del villaggio. «Ciao Ludovica, da quanto tempo non ti vedevo! Ah come passa il tempo, tu diventi sempre più grande e bella mentre io divento sempre più vecchia e brutta! Ah e per favore, chiamami Sue.» Dopo aver abbracciato Sue iniziai a guardarmi in giro e constatai con piacere che un fantastico profumo di carne proveniva dalla cucina dato che la signora Clearwater doveva essersi messa ai fornelli in previsione del nostro arrivo. «D'accordo Signora... O meglio Sue. Mi scusi, ma dove sono Leah e Seth?»
La signora Clearwater fece un espressione che non riuscii a decifrare e poi farfuggliò qualcosa che assomigliava ad una scusa inventata sul momento. «Oh, sono... Credo che siano andati in vacanza con degli amici.» L'espressione seria che aveva acquisito il viso della Signora lasciò spazio ad un sorriso allegro quando mi chiese: «Mi daresti una mano a finire di preparare la cena cara?» Io annuii con un sorriso e la seguii in cucina dove iniziai ad apparecchiare la tavola.
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La cena era veramente ottima e scoprii che Sue non era cambiata col tempo;  infatti era ancora la signora gentile e affabile che mi ricordavo. Sul volto aveva dipinta un'espressione felice ma sapevo che non lo era del tutto data l'assenza dei suoi due figli e anche a causa della recente perdita del marito. «Bene, grazie di tutto Sue ma noi dobbiamo andare: Ludo è arrivata oggi e credo che sia un po' stanca. D'altronde arriva dall'Italia, starà di certo subendo gli effetti del fuso orario.» In effetti lo zio aveva ragione e non appena nominò il fuso orario sentii un'improvvisa stanchezza che mi fece sbadigliare involontariamente.
Per tutta risposta io annuii e ringraziai la signora Clearwater per la magnifica cena e per averci invitati a casa sua.
Dopo averla aiutata a sparecchiare e a sciacquare i piatti e le stoviglie mi misi la giacca ed aiutai mio zio ad infilarsela; dopo di che lo spinsi fuori dalla porta mentre combattevo la voglia di chiudere gli occhi e mettermi a dormire.
In giardino aiutai mio zio a salire in macchina e, non appena le nostre cinture di sicurezza furono allacciate, partimmo in direzione di casa nostra.
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Appena fummo arrivati a casa aiutai Billy a preparare il tavolo per la colazione del giorno seguente e, subito dopo, gli diedi la buonanotte ed andai nella mia nuova camera.
Io la definivo nuova ma in realtà non lo era; in origine era la vecchia camera da letto di una delle mie due cugine: le sorelle di Jake.
Con la testa costantemente tra le nuvole mi misi il pigiama e mi preparai per la notte e, successivamente, mi sdraiai finalmente nel mio letto.
Chiamai la mamma e le chiesi come se la stava passando da sola in Italia; lei mi disse che era tutto a posto ma che le mancavo così io le chiesi se lei avesse voluto che io tornassi in Italia ma lei mi proibì categoricamente di nominare il ritorno. Io risi e la salutai dicendole che ero stanca a causa del fuso orario così lei mi diede la buonanotte e poi terminò la telefonata. Io attaccai il telefono al caricatore, che era attaccato ad una presa vicino al letto, e mi addormentai praticamente subito.

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I giorni passavano e dopo qualche settimana mi ero ambientata quasi del tutto. Dopo qualche giorno io e mio zio comprammo qualche mobile per la mia camera ed io venni ufficialmente iscritta al liceo della riserva.
Mia madre era felice solo per metà del fatto che mi stessi ambientando perché questo significava che mi avrebbe vista molto meno; però sapeva che era quello che volevo per cui si era messa l'anima in pace.
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Era passato un mese da quando mi ero trasferita a Forks e dei ragazzi Quileute, come ad esempio mio cugino, non c'era traccia ma un giorno quando tornai a casa dalla mia nuova scuola nella riserva trovai una piacevole sorpresa a casa.

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Ci vediamo presto, baci!
~Ludovica~

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