4: Caduta Libera

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Atterrò, dopo essere passata in uno squarcio dimensionale, in un pianeta completamente deserto e oscuro, il cielo era nero e anche la polvere di sasso era nera, nero come i suoi occhi mentre cadeva e cadeva e cadeva. Che sensazione orribile aveva provato mentre scivolava in mezzo ad altro nero come se la sua stabilità fosse improvvisamente scomparsa. Rimpiazzata solo da una lunga, orribile e tremenda caduta libera.

«l'avevo capito che tu non potevi essere mia figlia, ma non avrei mai pensato che nel tuo sangue da demone scorresse un sangue così saturo di luce divina.» dichiarò con disprezzo il suo falso padre che l'aveva tenuta sotto la sua ala.

Il fratello Blaze era accanto all'uomo e la guardava con ribrezzo, come il resto del suo popolo, mentre cercava di trattenere le lacrime.

«dovrei decapitare anche te, ma la colpevole era tua madre e lei ha pagato con la vita. Tu da come il popolo ha deciso, sarai esiliata a vagare nel nero del cosmo dove forse incontrerai la morte per mano dei percoli che si nascondo negli altri pianeti.» proclamò il re di Muspel.

«Blaze, hai qualche parola, per la tua finta sorella?» il fratello la guardò e nel suo sguardo non vide nulla di quello che era stato. Abbassò gli occhi e una tristezza mai provata la colpì all'improvviso.

«voglio solo fargli sapere che spero che quei pericoli che si nascondono nell'ombra porgano fine alla sua misera vita da asgardiana.» e dopo quella frase il padre la afferrò per il collo e la scaraventò lontano dal suo regno. Ferita da tutto ciò che le avevano fatto provare.

Le lacrime che aveva trattenuto iniziarono a rigarle le guance, si accovacciò a terra e si portò le mani sporche di polvere al viso, e questa le finì nel volto tra le labbra, nelle palpebre, persino nel naso. Il fuoco del suo popolo le scorreva cattivo dentro le sue vene sature di "luce divina".

Allargo le braccia e gridò con tutte le sue forze, gridò contro il re di Muspell, gridò contro sua madre, contro sua fratello, ma sopratutto gridò al suo vero padre, a colui che aveva scatenato quella catena di conseguenze disastrose. E intorno a lei si formò un rogo alto metri e metri di puro fuoco.

«ma sei impazzito? Potrei avere un infarto se appari all'improvviso davanti ai miei occhi!» gridò portandosi una mano al cuore in modo plateale.

«non scherzare, Brann, sei immortale.» dichiarò Thor di fronte a lei, non l'aveva sentito arrivare a quanto pare, oppure era stato così veloce che nemmeno se ne era resa conto fino a che non se lo è trovato davanti agli occhi. Lei rise e si alzò dal letto.

«giusto me ne ero quasi dimenticata» Thor scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. A quanto pare non era andato lì per scherzare per davvero.

«farei la tua stessa cosa.» confidò Thor, alzò un sopracciglio e lo guardò.
«mi stai rispondendo alla domanda che ti ho posto circa tre giorni fa?» ma che aveva la gente di Asgard? Erano forse ritardati? Scosse ovviamente la testa, cercando di far capire che era contrariata se non addirittura tremendamente irritata.

«lo so' che posso sembrare uno stolto...» iniziò Thor.

«ma tu sei stolto, caro fratello» intervenì una voce fastidiosa, Thor guardò la parete che separava la sua cella da quella di Loki.

«sei accanto alla cella di Loki?» domandò infastidito dall'intervento del fratello che lo metteva in cattiva luce.

«è un ottima compagnia delle volte, ma per la maggior parte del tempo dona anche a me quello sguardo» gli confidò a bassa voce. Un'altra alzata di occhi da parte del fratellastro. Forse era davvero meglio non scherzare più.

«...ma vorrei poterti conoscere, vorrei che fra di noi ci fosse fiducia e rispetto.» continuò Thor non facendo caso a quello che aveva detto.

«penso di aver già dato troppa fiducia ad un mio fratello molto anni fa, non voglio rischiare una seconda volta di essere ferita» comunicò ritornando seria e ripensando alle ultime parole che suo fratello gli aveva riservato. Parole di odio profondo e logorante.

«dovresti provarci» intervenì lui in modo molto scontato.

«non penso tu possa capirmi quindi non osare dire quello che devo o non devo provare, Thor» disse facendo un passo avanti verso il fratellastro, i suoi occhi spruzzavano scintille di fuoco. «piuttosto prova tu a mostrare fiducia  a me facendomi liberare da questa prigione, sappiamo entrambi che è ingiusto quello che mi sta facendo tuo padre.»

«nostro padre» asserì velocemente Thor

«oh, non osare dire che quell'uomo è mio padre. Non lo è stato in passato, non lo è ora e non lo sarà mai.» l'odio da cui cercava di liberarsi stava riaffiorando tutto di colpo, si sentiva incandescente di rabbia in quel momento.

«come vuoi, Brann. Ma non penso ti potrà accettare se tu non accetti lui.» e con quelle sue ultime parole Thor sparì dalla sua vista, lasciandola sola con la sua rabbia repressa.

Guardò la parete elettrica gialla che la separava dall'esterno, era frustrante non poter uscire, frustrante rimanere lì dentro senza avere colpa.  Solo perché Odino non si decideva a prendere una stupida decisione. Gli occhi le si tinsero di nero dalla rabbia. Avrebbe voluto colpire le mura di quella cella fino a che l'intera prigione non fosse crollata.

Quella era una sensazione simile a quella che aveva provato mentre cadeva quel giorno di molto anni prima, quella sensazione logorante, di instabilità permanente sotto ai piedi, era come il vuoto che lentamente ma inesorabilmente la mangiava, e quella sensazione che stava provando non era sintomo di rabbia, ma di dolore.

Avrebbe voluto gridare e bruciare quel posto fino al suolo. Invece fece due passi indietro e si rannicchiò nella parete difronte al campo di forza.
«ti sei divertito ad origliare la mia conversazione?» Domandò a Loki.

COME FUOCO E GHIACCIO • Loki •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora