11: Oscurità nel cuore

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Ondeggiava nella pista da ballo del palazzo mentre la musica di uno dei balli più popolari del regno suonava ritmicamente.

Il suo cavaliere quell'anno era un uomo, un guerriero di Muspel alto dai capelli neri e dagli occhi scuri come la pece.
Era una stupida prerogativa degli abitanti del suo popolo quella. Per questo forse nessuno l'aveva mai attirata molto. Nonostante la bellezza quasi innata di molti di questi.

«si sta divertendo, principessa?» Le sussurrò il cavaliere all'orecchio.

«trovo più divertente far volteggiare la mia spada che il mio corpo.»

L'uomo rise divertito, come se quello che avesse appena detto non fosse un modo per dirgli che non si stava divertendo affatto in sua compagnia.

Un'altra cosa che odiava di quei stupidi balli era il fatto che i guerrieri fossero tutti predisposti per una cosa sola: renderla loro moglie.

«forse dovremmo cambiare musica.» confidò facendola sospirare. Erano sempre così, ogni anno, i dialoghi che si scambiavano. Come se avessero studiato a memoria tutti dallo stesso libro. Nessuno che cambiasse le regole del gioco, nessuno che riuscisse a strappargli la ben che minima curiosità.

«forse...» recitò lei, così come ogni anno magicamente la musica cambiò.
Ma che fortuna! Proprio quando l'ho detto, la musica è cambiata... pensò sospirando ancora.

«meglio adesso?» sussurrò di nuovo l'uomo al suo orecchio. Così lei a quel punto prese la situazione in mano, lo guardò dritto nelle sue iridi nere scosse la testa e disse: «non voglio farvi perdere tempo, io e lei non abbiamo nulla in comune. E non vi sposerò ne ora né mai. Anzi vi darò anche il mio consenso per andare dai miei genitori a riferire che non ha funzionato. Non voglio illuderla. E tutto questo è pura illusione»

«Perché ti illudi?» domandò cruciato Loki guardandola fissa nelle sue iridi castane chiare.

«non mi illudo di niente.» rispose secca alla sua domanda.

Il Dio inclinò la testa e la guardò scuotendo quest'ultima. Quello sguardo, quello che in quel momento gli stava lanciando era uno sguardo che gridava "sei la persona più patetica che conosco" e forse e solo forse si sentì ferita.

«perché siamo diversi io e te?» prima di porgli la domanda il Dio stava vagando nella stanza come un'anima in pena, con le mani allacciate dietro la schiena, pensieroso e indubbiamente contrariato dalla situazione, ora si era bloccato esattamente davanti a lei porgendogli la sua schiena come vista.

«non lo siamo, questo è ciò che ho compreso da quando ti conosco.» si voltò di scatto mostrandogli gli occhi verdi serpe.

«oh no!» commentò lui «invece lo siamo. Siamo molto diversi» disse quasi sibilando e tornando a camminare avanti e indietro per la stanza.

«puoi trovare qualunque cosa per dividerci, qualunque cosa che possiamo avere di diverso, ma io non ho paura di questo.»

«e di cosa hai paura, Brann?» si voltò di nuovo mostrandogli come sempre degli occhi colmi di tormento.

«di aver trovato qualcuno per cui provo qualcosa che non ho mai provato con nessuno» rise alle sue parole, ferendola profondamente.

«tu speri in tutto.»dichiarò bloccandosi di colpo.

«questo me lo avevi già detto. Mi sembra di aver sentito che a te non piace ripeterti...»

«l'amore è illusione...» disse come se stesse cercando di trovare un motivo per annullare quello che gli aveva confessato.

«anche questo lo hai già detto» Loki rise scuotendo la testa.

«e sai anche qual'è un sinonimo di speranza?» non gli diede il tempo di rispondere «illusione, Brann...» lo fissò e lui sorrise ancora «questo non te lo avevo già detto, non è così?» il Dio rise divertito dalla sua espressione contrariata.

Era naturale il fatto che la stesse rifiutando, che la stesse allontanando come aveva fatto con suo padre e sua madre e suo fratello.

«quella che ti ho posto era una domanda retorica perché tu, ti illudi, e si può vedere benissimo. Ti illudi di potermi cambiare tu speri di vedermi diverso» Loki si fermò di nuove e la guardò «ma io sono esattamente così, tutto il teatrino che hai creato attorno a me è solo pura illusione»

« non è un'illusione io vedo oltre quello che tu mostri, perché nonostante cerchi di nascondere alcune cose, non ne sei del tutto capace, non ai miei occhi comunque. Ora voglio solo vedere chi sei davvero.»

Dalle labbra di Loki fuoriuscì una risata pazza.
«vuoi vedere chi sono davvero, ottusa?» chiese con cattiverai. «il vero me? Quello di cui davvero tutti hanno paura? Quello che i bambini sognano nei loro incubi?» ringhiò, esternandogli il suo tormento. «ti avviso, principessina, poi la tua paura non sarà più quella di aver trovato qualcuno di diverso, la tua paura sarà quella di avere davanti un mostro.»

le labbra gli si schiusero difronte alle parole del Dio. Finalmente aveva capito perché stava allontanando tutti. Non perché odiava gli altri ma perché odiava se stesso.

«io non ho paura» sussurrò flebilmente, senza convinzione. La realtà era che quella facciata così tormentata del Dio la spaventava molto. Non perché sembrasse più tenebroso o più arrabbiato o più angosciato di chiunque altro, ma perchè quello stesso sguardo lo aveva avuto lei è gli erano serviti secoli per cancellarlo, e forse e solo forse non l'aveva mai fatto del tutto.

«oh ma ne avrai, ne avrai molta» furono le parole secche di Loki.

COME FUOCO E GHIACCIO • Loki •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora