9: Il buio nelle nostre menti

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Non era stato semplice. Non lo era mai. Quando toccava le persone e le uccideva quando il loro dolore le faceva vibrare le ossa e le loro grida le invadevano la testa, era proprio allora che capiva ogni volta che non avrebbe mai potuto abituarsi a quello.

Nonostante fossero passati molti anni da quando era stata bandita dal suo regno ed era rimasta sola in un mondo completamente raso al suolo, pieno di polvere nera e di desolazione, e nonostante avesse da allora stroncato molte altre vite, era davvero impossibile abituarcisi.

Forse erano le loro grida di pietà, le loro grida di un dolore pure e distruttivo.

Magari era la loro sofferenza che le invadeva il corpo e la faceva soffrire insieme a loro.

Oppure erano i loro occhi spalancati e le loro labbra ripiegate dal supplizio, che le comunicavano che ormai si erano abbandonati a loro stessi perché avevano capito che sarebbero morti.

O forse era la loro forza vitale, che lentamente veniva risucchiata è bruciata dal suo fuoco eterno.

O magari era l'odore dei corpi quando ormai il fuoco aveva compiuto il suo dovere.

Dopo aver trovato un modo per fuggire da Svartálfaheimr era riuscita, nonostante i pericoli di cui suo padre le aveva parlato, a sopravvivere. Ma a quale prezzo ci era riuscita?

Da quella landa di desolazione era riuscita ad approdare a Sakaar, la discarica dei mondi. Sua madre le aveva parlato di quel posto, diceva che li veniva raccolto tutto ciò che i nove regni buttavano via. E aveva raccolto anche lei, gettata via dalla sua gente.

In quel pianeta aveva iniziato una nuova vita, purtroppo però, tutto aveva un prezzo.

Si stava pulendo le mani sporche del dolore della persona che aveva ucciso. Era quello il suo prezzo, rivivere ogni volta quella terribile sensazione, rivivere ogni volta la sofferenza quel dispiacere quel male angosciante quella enorme pena.

«eccola qui la mia campionessa!» s'intromise il gran maestro mentre era ancora reimpiegata nei suoi pensieri. «la mia dea del fuoco eterno!»

«io non sono di nessuno» rispose secca.

Ecco cos'era per questa gente, una campionessa e niente altro. Un fenomeno da baraccone, uno scherzo della natura, che fruttava molti soldi al caro gran maestro.

«oh ma quanto siamo scontrosi oggi.» disse nel suo solito fare da decerebrato.

«non oggi...sempre. Ti ho già detto che non voglio conversare con te, questo non cambierà mai, io combatterò ma tu lasciami in pace»

«cosa ti avevo detto riguardo all'alcool?» disse scuotendo la testa e alzando un delle tante bottiglie vuote «sai che ti sconcentra durante le battaglie, e non riesci a dare il massimo di te.»

«smettila di far finta di preoccuparti, inizia a farlo quando non ti frutterò più soldi fino ad allora lasciami in pace.» ripeté quelle ultime parole con più enfasi di prima e poi si alzò dalla seggiola su cui era appoggiata e si bloccò davanti a lui «sei qui perché devo combattere ancora, non è così?»

«azzeccato! tra poco inizierà lo scontro c'è un pretendente che cercherà di usurparti il trono.»

«sai bene che morirà»

«lo so, è per questo che sei la mia bellissima campionessa.»

Correva i capelli sciolti che le sbattevano violentemente nelle spalle, le mani che tenevano la gonna alzata in modo da non intralciare i suoi movimenti.

COME FUOCO E GHIACCIO • Loki •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora