Capitolo 26

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Fuori pioveva a dirotto e a me veniva da piangere al solo pensiero che sarei dovuta uscire di casa poco tempo dopo, ma quando mi ricordai dove dovevo andare quel pomeriggio il sorriso mi ricomparve sulla faccia. Ero riuscita a convincere i miei amici a venire all'ospedale con me a fare animazione nel reparto di pediatria, non ci era voluto molto in realtà, come a me anche a loro faceva piacere andare a far sorridere qui bambini.
Mi stavo allacciandole vans nere quando Sun si mise ad abbaiare, cercai di farla smettere, ma non ne voleva sapere, stavo cercando di capire il motivo della sua reazione quando bussarono alla porta.

<<hey gemella! Sei pronta?>> mi chiese Nigel all'entrata della stanza.

<<si gemello, possiamo andare>> risposi ridendo per i nomignoli.

Con gli altri eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo incontrati all'entrata dell'ospedale, nessuno dei nostri amici sapeva che mia madre era ricoverata lì e io non volevo che si sapesse, non volevo sentirmi dire i "mi dispiace" solo per il dovere di farlo, li avevo sentiti già troppe volte, quindi io e Nigel decidemmo di non dire niente. Quando arrivammo i ragazzi erano già tutti là, era terribilmente frustrante essere sempre in ritardo quando loro erano precisi come un orologio svizzero. Dopo che ci salutammo tutti, entrammo all'interno dell'edificio diretti al settimo piano, avevo chiamato Valeria due giorni prima per avvisarla che ci saremmo presentati tutti e lei era rimasta entusiasta da questa notizia.
Feci strada agli altri passando davanti alla camera di mia madre che in quel momento aveva la porta chiusa e scoccai un'occhiata a mio fratello che fece lo stesso con me, proseguimmo per il corridoio fino ad arrivare alla grande porta trasparente che si aprì automaticamente non appena ci avvicinammo. Quando entrammo ci arrivò subito alle orecchie il dolce suono delle risate dei bambini che erano attorno al tavolo nello spazio dedicato al gioco.

<<ciao ragazzi>> ci salutò Valeria venendoci in contro, era vestita come quando l'avevo conosciuta, aveva addosso il camice bianco, gli occhiali giganti e il naso rosso.

<<ciao Valeria>> ricambiai il saluto allegra <<questi sono gli amici di cui ti avevo parlato>> le dissi indicando i ragazzi con un cenno del capo. Tutti la salutarono e Valeria ci condusse in uno stanzino dietro alla scrivania dove si trovavano alcune infermiere, aprì la porta e accese la luce, subito davanti a noi si materializzarono vari costumi e accessori, sembrava un negozio di travestimenti per carnevale.

<<bene ragazzi scegliete degli accessori e poi venite di là>> ci disse lei sorridendo e uscendo dalla stanza. A occhio e croce aveva ventisei anni, i capelli neri le cadevano morbidi sulle spalle e gli occhi vispi color cioccolato ti mettevano allegria.

<<bene ragazzi non so voi, ma il cappello e la benda da pirata sono miei>> disse Jack prendendo quello che aveva elencato. Tutti presero dei travestimenti molto belli, io presi una coroncina da principessa e una bacchetta con la punta a forma di stella, quanto tutti fummo pronti, uscimmo e ci avvicinammo allo spazio dei giochi.

<<bene, ora andate e divertitevi con i bambini>> disse Valeria sorridendoci.

Ero seduta al tavolo con una bambina e assieme stavamo dipingendo con gli acquarelli, al nostro stesso tavolo c'erano Duncan, con una corona in testa ed un mantello azzurro, assieme ad un bambino con cui stava giocando con i soldatini. Si divertivano molto assieme e continuavano a ridere, sembravano vecchi amici e da quello che avevo potuto notare, a Duncan piacevano molto i bambini. Ogni tanto ci lanciavamo qualche occhiata, sorridendoci e almeno da parte mia, arrossendo. 

La bambina al mio fianco che avevo scoperto si chiamasse April, era affetta da leucemia e me lo aveva detto con così tanta leggerezza che all'inizio pensavo scherzasse, mi disse che gliel'avevano diagnosticata a 8 anni e ora che ne aveva 11 il suo tempo stava per scadere, mi vennero le lacrime agli occhi non appena me lo disse, sembrava non darci troppo peso, come se la possibilità di morire da un momento all'altro fosse una cosa normale per lei.
Gli altri erano un po' sparsi per tutto la sala a giocare con gli altri bambini, io avevo tutte le mani sporche di colore, così decisi di andare in bagno a lavarmele. Quei lavandini erano così bassi che dovevo inginocchiarmi per riuscire a sciacquarmi bene.

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