<<non lasciarmi, non andartene>> continuavo a ripetergli sperando che aprisse gli occhi. Le mie lacrime gli cadevano sulle sue guance bagnandogliele mentre pregavo che riaprisse gli occhi. Non poteva lasciarmi in quel modo brutale, con la consapevolezza che lo avevo ucciso io. Continuavo a tirargli schiaffi sulle guance per farlo svegliare.
<<M-melinda, non piangere, lo sai che non mi piace quando piangi>> mi disse lui con voce lieve mentre tossiva. La porta alle mie spalle si era aperta ed i miei genitori uscirono di corsa con il mio gemello alle spalle. Qualcuno mi chiamava da lontano, ma io riuscivo solo a sentire il battito del cuore del ragazzo steso a terra davanti a me, cercava di tenere gli occhi aperti, ma si vedeva che faceva fatica. Mi presero di peso e mi allontanarono dal corpo, il viso di mia madre era alla stessa altezza del mio, mi stava parlando, mi stava dicendo qualche cosa che però non riuscivo a capire. Non sentivo niente, nella mia testa c'era solo il rimbombo del mio cuore che batteva forte, avevo il fiato corto e non vedevo niente per via degli occhi pieni di lacrime, sentii il rumore delle sirene dell'ambulanza in lontananza, fu quello che mi riportò alla realtà.
Non mi ero neanche accorta che mio fratello mi stava stringendo tra le braccia dicendomi di stare tranquilla. L'ambulanza arrivò dopo pochi secondi e misero il corpo steso a terra su una barella, mio padre salì a bordo con lui diretto verso l'ospedale. Non potevo credere che la causa di tutto questo fossi io.Mi svegliai di soprassalto tutta sudata e avvolta nelle coperte.
<<hey Melinda svegliati che tra un po' arriveranno i nonni, tutto bene? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma>> mio fratello era appena entrato in camera mia vestito di tutto punto. Io ero ancora scossa dal mio incubo per spiccicare parola, così gli feci segno con la mano di uscire dalla stanza. Non appena chiuse la porta mi ributtai sul letto e mi misi a fissare il soffitto, non vedevo i miei nonni da molto tempo, loro erano i genitori di mia madre e non venivano a trovarci spesso perché abitavano in un'altra città.
Decisi di alzarmi dopo essermi fatta la lista mentale delle cose che dovevo fare, per prima cosa dovevo rendermi presentabile, quindi andai in bagno e mi feci una bella doccia calda, poi mi misi addosso un vestito a collo alto rosso, delle ballerine nere e mi legai i capelli in uno chignon ordinato. Quando scesi giù in cucina sembrava che fosse esplosa una bomba, c'erano teglie, padelle e pentole dappertutto.
<<che cosa è successo qua?>> chiesi a mia madre. Portava un grembiule da cuoca con i cappelli degli elfi sparsi a caso sul tessuto e un cerchietto con delle corna di renna sulla testa, molto natalizia...
<<i nonni dovrebbero arrivare tra poco e deve essere tutto perfetto>> mi spiegò mentre correva da una parte all'altra della cucina.
<<okay mamma va bene, ora tu vai in camera e ti vesti che qui ci penso io a mettere tutto in ordine>> le dissi prendendo la spugnetta per i piatti dalle sue mani, lei si avviò su per le scale dopo avermi ringraziata e io mi misi a lavare tutta quella marea di roba sperando che i nonni avessero incontrato un po' di traffico.
Dopo quelli che mi sembrarono anni, finii di lavare tutte quelle pentole e pentolini, Nigel era seduto sull'isola dietro di me che mi guardava sgobbare mentre si mangiava una mela.<<grazie per avermi aiutato Nigel, davvero non dovevi sforzarti così tanto>> gli dissi sarcastica mentre asciugavo la pozza che si era creata ai miei piedi.
<<non c'è di che sorellina, potresti buttarmelo per favore>> mi chiese mettendomi il suo avanzo di mela in mano e andando sul divano.
<<scansafatiche>> mormorai tra me e me.
<<ti ho sentita>> mi urlò dalla sala.
<<ti ho sentita>> lo scimmiottai sempre a bassa voce
STAI LEGGENDO
Sunshine
RomanceCOMPLETATA Melinda Clark sta tornando nella sua amata Seattle dopo quattro anni di separazione, non era mai stata una ragazza che vedeva di buon occhio i cambiamenti, ma nella sua vita ce ne erano stati così tanti e dolorosi che quella pausa le era...