Capitolo 21

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Mia madre era stata dimessa dall'ospedale un paio di giorni prima e fortunatamente i medici avevano detto che era stabile, aveva avuto un lieve ictus che fortunatamente era stato preso in tempo, l'importante era che stava bene e che quel giorno come per ricorrenza ci dividessimo femmine e maschi della nostra piccola famiglia per andare a comperare i regali di natale.
Mi alzai di buon'ora ed emozionata, la scuola era finita il giorno prima e io ne ero solo felice, mi serviva un po' staccare la spina da quell'ambiente, la settimana prima la nostra coordinatrice di classe aveva iniziato a chiederci che facoltà volevamo scegliere all'università, quella domanda mi aveva messo non poca difficoltà, ero indecisa se intraprendere il percorso giuridico o quello medico, avevo così tanti progetti in mente che mi sembrava di impazzire e il fatto che le scadenze fossero così vicine mi metteva ancora più ansia. Fin da 5 anni prima mi ero messa in testa che volevo diventare medico per poter salvare più vite possibili, ma anche la legge mi affascinava molto, quindi per ora non sapevo proprio che percorso avrei intrapreso, mi sentivo ancora così piccola per prendere una decisione del genere, mi spaventava dover decidere così presto che cosa avrei fatto per il resto della mia vita.

Io e mia madre, quando era ancora in ospedale, avevamo fatto una lista dei regali che dovevamo comprare per tutti. Quel natale sarebbero venuti i nonni materni e ovviamente anche zia Rose con le mie cugine, quello voleva dire che dovevo ancora stare con Bethany 24h su 24 e l'idea non mi allettava per niente.

<<allora sei pronta per fare shopping?>> mi chiese mia madre mentre si metteva il giaccone, aveva addosso uno di quei suoi maglioncini rossi con una renna disegnata sopra fatti con l'uncinetto da nonna Doris.

<<si sì, prontissima>> risposi emozionata. Quello era il periodo dell'anno che preferivo in assoluto, quando io e Nigel eravamo piccoli e mamma e papà erano a casa per le vacanze natalizie ci divertivamo come matti, facevamo un sacco di cose, dai giochi da tavolo ai biscotti da distribuire al vicinato, poi la notte della vigilia nostro padre si sedeva sulla poltrona di fronte all'albero e con noi in braccio cominciava a cantare "Jingle bells", aveva una bellissima voce e mi chiedeva sempre di unirmi a lui, ma io mi vergognavo troppo di far sentire la mia voce agli altri così mi ripeteva ogni volta che la timidezza bloccava le belle esperienze e che quindi non dovevo lasciarla vincere e per riuscirci dovevo cantare a squarciagola e far sentirmi sentire da tutti. In quelle occasioni mi mancava molto papà, lo avevo visto solo 2 o 3 volte da quando se ne era andato di casa, quando venne a dire a me e a mio fratello che se ne andava, ci guardò e ci disse soltanto "scusatemi, non ce la faccio" poi aveva chiuso la porta della camera e se ne era andato.


Con mia madre ci avviammo al centro commerciale con la sua macchina dato che la mia l'avevano presa Nigel e Max, la nostra tradizione prevedeva che i maschi e le femmine della famiglia si dovessero dividere per andare a cercare i regali reciproci.
Arrivammo alla nostra destinazione trovammo subito parcheggio di fronte all'entrata, strano visto che il 22 Dicembre di solito i centri commerciali erano stracolmi di persone. La prima cosa da prendere presente sulla nostra lista erano i gemelli di nonno Paul. Entrammo in un negozio di cravatte, dove trovammo subito il modello perfetto per lui.

<<tu vai a prendere il regalo per Max e io per Nigel>> dissi a mia madre. Eravamo state in giro per i negozi per così tanto tempo che non mi sentivo più i piedi e così per fare più in fretta pensai che sarebbe stata una buona idea dividerci.

<<va bene, così facciamo prima, poi ci troviamo di fronte alla libreria così torniamo a casa>> acconsentì lei. Aveva già preso i regali per tutti e ci mancavano solo quelli per i due uomini di casa. A Nigel avevo deciso di comprargli qualche cosa di sportivo, così entrai nel negozio lì di fianco alla gioielliera. Per mia madre avevo preso una collana con un ciondolo a forma di cuore di Swarovski, avevo chiesto di inciderlo con la data di quel Natale e i nostri nomi, quel regalo era sia da parte mia che di Nigel.

<<ciao, posso aiutarti?>> mi chiese una ragazza con il logo del negozio sulla maglietta, doveva avermi visto in difficoltà, era un negozio enorme e io non sapevo dove guardare.

<<ciao, si in effetti avrei bisogno di aiuto>> risi <<sto cercando il regalo di Natale per un ragazzo>> gli spiegai, mentre lei annuiva.

<<okay, che ne dici di un paio di scarpe?>> mi chiese lei indicandomi una parete piena di scarpe.

<<mm.. in realtà lui è pieno di scarpe>> risposi

<<okay allora vieni da questa parte, ho qualche cosa che potrebbe piacerti>> mi rispose mentre si dirigeva verso il reparto di abbigliamento. <<che ne dici di questo?>> mi chiese poi mentre mi faceva vedere una canottiera di Chicago rossa.

<<gliela regalano già i miei genitori>> le dissi <<stavo pensando a qualche cosa di più...speciale ecco>> continuai

<<beh di speciale avremmo qualche cosa, ma credo sia troppo costoso per una ragazza come te..>> disse squadrandomi, io alzai un sopracciglio contrariata.

<<beh vediamola>> dissi incrociando le braccia, lei alzò le spalle e mi fece cenno di seguirla.

<<ecco qui, abbiamo un pallone da football firmato da Joe Montana, non so se ti può interessare..>> comincio a dire

<<è perfetto>> la fermai <<lo prendo>> dissi decisa, ero al settimo cielo, avevo trovato il regalo perfetto ed ero sicura che a Nigel sarebbe piaciuto.

<<chi è il fortunato che riceverà questo regalo?>> mi chiese mentre passava la carta sulla cassa.

<<mio fratello>> le spiegai mentre mi passava il sacchetto con dentro il regalo.

<<è fortunato ad avere una sorella che gli fa regali del genere, ecco a te e buon Natale >> mi augurò.

<<buon Natale anche a te>>le risposi, poi mi diressi verso l'uscita per andare di fronte alla libreria dove andrei dovuto incontrare mia madre, e infatti la vidi lì. Ci avviammo verso il parcheggio e mettemmo tutti i nostri sacchetti nei sedili posteriori.

<<allora Melinda, come va? È da un po' che non parliamo>> mi disse mia madre appoggiandosi meglio sul sedile e guardandomi.

<<tutto bene mamma>> le risposi guardando la strada davanti a me.

<<con i tuoi amici?>> continuò a chiedermi. Okay quella conversazione stava diventando strana.

<<anche con loro tutto bene>> risposi fermandomi al semaforo.

<<e con i ragazzi? Ragazzi maschi intendo>> mi chiese ancora. Strinsi le mani attorno al volante, dove voleva arrivare a parare? <<tuo fratello mi ha detto che in questo periodo ti girano attorno molti ragazzi>> presi un appunto mentale di strozzare Nigel non appena fossimo tornate a casa.

<<non c'è niente di cui preoccuparsi>> gli risposi

<<sicura? Sai tesoro che se vuoi parlare dì qualcosa, qualunque cosa, io ci sono>> mi disse calcando "qualunque cosa". La cosa stava diventando imbarazzante.

<<lo so mamma, ma fidati non c'è niente di cui desidero particolarmente parlare>> la rassicurai e lei annuì mentre tornava a guardare la strada davanti a sé. 





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