Capitolo 29

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Il nostro volo era appena stato chiamato dagli altoparlanti sparsi per l'aeroporto, non vedevo l'ora di rivedere la grande mela, che per quanto mi costasse ammettere, mi era mancata.

<<Melinda vuoi stare ferma, mi stai facendo salire l'ansia>> mi disse mio fratello mentre metteva le nostre valigie su un nastro in movimento.

<<non ce la faccio, sono troppo eccitata all'idea che entro poche ore saremo a New York>> gli risposi facendo un gridolino felice. Lui scosse la testa con fare esasperato, ma con la coda dell'occhio vidi che un sorriso gli era nato sulle labbra.

<<sei davvero impossibile>> mi disse lui avviandosi verso l'aereo su cui dovevamo salire.

<<è per questo che mi vuoi tanto tanto bene>> gli risposi con la vocina da bambina mentre mi appendevo al suo braccio sinistro.


Il volo era stato abbastanza veloce o almeno lo era stato per me, Nigel non aveva fatto altro che lamentarsi per il cattivo cibo che servivano sugli aerei, era incredibile come quel ragazzo pensasse al cibo in ogni minuto della sua esistenza.
Quando scendemmo dall'aereo ci dirigemmo al recupero bagagli, avevamo portato una valigia piccola per tutti e due con dentro il minimo indispensabile per sopravvivere due giorni lontano da casa.
Uscimmo dall'aeroporto e con lo sguardo cercammo la figura snella di Faith, la vidi in un angolo vicino ad un bar che, anche lei, ci stava cercando tra la folla, indicai a Nigel il punto in cui stava e ci affrettammo a raggiungerla.

<<Faith>> la salutai buttandogli le braccia al collo. Anche se erano passate poche settimane dall'ultima volta in cui l'avevo vista mi era mancata terribilmente.

<<Ciao baby Clark>> mi salutò lei. Si era impuntata a chiamarmi così da quando l'avevo conosciuta, perché rispetto a mio fratello che era un gigante, io ero una nana, così si ostinava a chiamarmi in quel modo ogni volta che poteva. Quando si staccò dal mio abbraccio, si allungò verso Nigel per abbracciare anche lui e quando finirono di salutarsi ci incamminammo verso il parcheggio. L'aria pungente invernale qui si faceva sentire di più che a Seattle e questa volta il freddo aveva avuto la meglio sul mio cappotto che non riusciva a proteggermi abbastanza da quell'aria gelida.
Non appena uscimmo dall'aeroporto, uno spettacolo di luci ci si presentò davanti, in più le strade e gli edifici erano coperti da uno strato di morbida neve che rendeva il tutto magico, a Seattle la gente non si sbatteva tanto per abbellire così la città, certo anche là c'erano le luci sopra le insegne, mentre qui attorcigliavano le luci perfino sui lampioni. 

Ahh mi era mancata new york.

<<la macchina è di qua>> ci disse Faith facendo strada <<mamma aveva un'appuntamento dal parrucchiere per fare la prova dell'acconciatura che si farà fare per il matrimonio quindi tornerà per pranzo>> continuò mentre camminava spedita tra le file di macchina.

<<ah lei fa la prova, non tu?>> chiesi divertita

<<a quanto pare vuole essere più bella di me il giorno del mio matrimonio>> rise lei <<io la mia prova ce l'ho settimana prossima. Comunque papà è al lavoro come sempre e non tornerà prima di cena e Bet è a scuola, tra poco dovrebbe tornare a casa>> ci informò. Avevamo deciso di partire venerdì al mattino presto per tornare domenica nel primo pomeriggio, nostra madre non voleva che perdessimo troppi giorni di scuola.
Quando arrivammo alla macchina, Nigel mise la valigia nei sedili posteriori al mio fianco e lui si andò a sedere davanti a fianco a Faith. Non avevo mai visto casa loro e per poco non mi strozzai quando la vidi, sembrava un castello, casa mia a confronto era una topaia e io che la ritenevo anche lussuosa... Faith parcheggiò dentro a uno dei tre garage posti sul retro della reggia, avevo deciso di soprannominarla così, scese dalla macchina e si strinse nel suo cappotto verde scuro facendoci segno di seguirla. A causa della neve le ruote del trolley non riuscivano a strisciare, così lo porsi a Nigel che se la dovette portare a mano fino all'enorme porta di legno scuro, quando varcammo la soglia mi sembrò di essere in un sogno, quella casa non solo era bella fuori, ma era anche splendida dentro. Mi presi qualche secondo per ammirare quel maestoso ingresso con Nigel al mio fianco che molto probabilmente aveva avuto la mia stessa reazione, Faith intanto si stava sfilando i guanti in pelle e stava porgendo il cappotto all'uomo vestito di nero a fianco a lei.

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