There are moments when you don't have to speak. Silence is the best answer for peace. Sometimes you just need to be alone with yourself, to find your place in this crazy world.
New York da quassù è spettacolare. Mi sento come una formica che cammina sul terreno e da un secondo all'altro potrebbe essere calpestata da un uomo, o un animale. Per fortuna non soffro di vertigini, altrimenti non so come potrei resistere. E' quasi una sensazione di oppressione, è tutto grande, forse troppo. Non nego che, in certi momenti, mi manca la mia Firenze, dove tutto sembra più ridimensionato. A casa si respira arte e storia, qui si respira potere, ambizione e modernità.
- So, do you like the view?-
- I, I think it's.. unbelievable. I'd never thought I could be speechless, but I really have no words. It's magic. How did you know this place?- domando, mentre sono ancora quasi frastornata da quella vista.
- I discovered it when I was six. It has become my personal place where I come when I want to isolate myself from the rest of the world- spiega con naturalezza, come se avessi chiesto un'ovvietà.
- And why did you bring me here?-
- I don't know. There's something special about you. I listened to my heart that wanted me to share this place with you. So I did it- conclude il moro, avvicinandosi a me, che nel frattempo inizio ad avere freddo.
- Thank you. It means a lot to me. No one will ever know about this place. It's gonna be our little secret- gli accenno un sorriso facendogli l'occhiolino, mentre lui mette un braccio intorno alle mie spalle, trasferendomi un po' del suo calore.
Rimaniamo ancora lì per qualche minuto a dominare la città. Sento come se conoscessi questo ragazzo da sempre. Viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda. Tra un grattacielo e l'altro i miei occhi si posano inevitabilmente su di lui, che emana una luce particolare. Quando anche i suoi occhi incontrano i miei sorridiamo entrambi, prima di avviarci sulle scale, per tornare al piano terra. Ho paura di parlare, dicendo parole a sproposito che possano rovinare questo momento. Non è accaduto niente di particolare, lo so, ma c'è un'atmosfera strana. Strana in senso positivo, però. Forse sono solo io a sentire queste vibrazioni, ma non mi importa.
Senza dire molte parole, il moro accanto a me mi accompagna in un pub in centro. È molto carino all'interno. Ci sono sgabelli attorno al bancone e poi dei tavolini con delle sedie, tutto rigorosamente in legno, con le luci leggermente soffuse che rendono tutto un po' più intimo.
- You said that you've found that place when you were six, so were you born here?- domando un istante prima di addentare un delizioso sandwich con tonno e maionese.
- Oh, no. Actually I come from Douglas, in Georgia. When my father got a job here, as a journalist for the New York Times, we all moved. And what about you? Do you come from Florence?-
- Yes, I do. I guess it's one of my favourite cities, not only because I was born there, but also for its history. I mean, you can breath history and art at every corner, and for me it's magic.- Sento i miei occhi diventare lucidi e riempirsi di nostalgia.
- I can see it from your eyes.- afferma sorridendo il giovane newyorkese. Io mi limito a ricambiare, imbarazzata, quasi arrabbiata con me stessa, per avergli mostrato la mia fragilità.
Ci tratteniamo ancora un po' nel locale per sorseggiare la nostra birra, per poi dirigerci nuovamente davanti ai pannelli luminosi della piazza forse più famosa del mondo.
Mi chiede di scattarci un selfie insieme come ricordo della serata. Accetto, nonostante non sia per nulla fotogenica, soprattutto negli autoscatti.
Imbocchiamo il sottopasso per la metro in cui, dopo un veloce bacio sulla guancia, prendiamo strade diverse. Lui per salire, verso la parte alta di Manhattan o il Bronx, non lo so con precisione, ed io verso Brooklyn.
Apro la porta della mia stanza e mi butto a peso morto sul letto. È ufficiale: mi sono innamorata.
Del letto, ovviamente, che pensavate?
Matthew mi dà strane emozioni. Per il momento è un amico, ma ho paura che il mio cuore possa non pensarla così. Non mi voglio innamorare. Non voglio soffrire. Voglio solo essere me stessa.
Prima di andare a dormire decido di aggiornare il mio profilo instagram con una nuova foto.
My soul needs to be feed with feelings to make me feel alive. Thanks NYC for doing this. No more words are needed. #liberty#freedom#NYC#freshstart#pointsofview#breathtaking
Mentre pianifico uno straccio di programma per domani, il cellulare suona ben tre volte di fila. Sono tre notifiche di instagram: @matt.jonhs ha iniziato a seguirti, @matt.johns ha messo mi piace al tuo post, @matt.johns ti ha taggato in un post. Non ho idea di come abbia fatto a trovarmi, ma sinceramente poco mi importa. Sono felice che abbia schiacciato quel minuscolo tastino per primo, perchè avevo paura di essere io a farlo. Non che fosse chissà quale azione, però temevo di poter sembrare una "stalker" che dopo meno di due giorni che ci conosciamo ha già scovato il suo profilo. In realtà l'ho fatto, ma lui non deve necessariamente saperlo, vero?
Come prima cosa ricambio il follow, ma mi soffermo sulla foto che ha pubblicato. È il selfie scattato meno di un'ora fa. "Our first photo together. Hope this is gonna be the first of a long list. Welcome to NYC, italian girl." Queste le parole che compaiono nella descrizione dell'immagine.
Aggiungo un mi piace e commento con un cuore.
Prima di mettere definitivamente offline il telefono invio un breve messaggio a Matthew: << Thanks for tonight. I had a great time. Can't wait for monday. Goodnight.>>
" Prima banale e poi scema, cosa devo fare con te?"
" Lasciarmi sbagliare da sola." Rispondo come se stessi davvero parlando con una persona in carne ed ossa. Sono consapevole che abbia ragione, ma orgogliosa come sono, non ammetterò mai di avere torto.
Ripercorro in testa le emozioni che mi hanno invasa in questa lunga giornata, eccitazione, gioia, indipendenza, autonomia, libertà, ansia, imbarazzo, nostalgia, nuovamente gioia, fino a che non mi addormento, curiosa di vedere quali oscuri desideri, nascosti nei remoti angoli della mia anima, daranno vita ai miei sogni.
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Ciao bellissimi! Come state?
Vi piace la foto che ho messo? Mi scuso per la qualità forse un po' scarsa, ma l'ho scattata io col cellulare 3 anni fa, quando andai a NYC.
Che ne pensate del capitolo? So che è un po' corto, e forse anche noioso, ma è ancora agli inizi la storia, e tanti nodi devono ancora venire al pettine.
Nei prossimi giorni, quando mi riuscirò a decidere, pubblicherò, prima del prologo un capitolo in cui vi presento il cast, cioè coloro ho pensato possano prestare il volto ai personaggi della storia.
A presto,
Giulia
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Tutta una questione di chimica
ChickLitSognare è importante, ci spinge oltre i nostri limiti, per realizzare la visione utopica che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è immaginato. Sofia Verli, laureata in biotecnologie, ha ventitrè anni e un sogno: vivere a New York. E quand...