Capitolo 19

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Jealousy blinds you, preventing you from seeing reality. You often say things you don't really think, but they come out from your mouth, hurting feelings of people you care. And then you have to say sorry, an harder thing.

Una disordinata cronica, che lascia sempre tutto in giro ed è troppo pigra per decidere di mettere in ordine casa, cuore e testa. Ecco cosa sono. Mi sono trasferita nel nuovo appartamento da quasi un mese e già sembra un porcile. A Firenze, abitando ancora sotto lo stesso tetto dei miei genitori, di mia madre in particolare, non mi ero resa conto di quanto fosse difficile mantenere ordine in casa. Ho sempre creduto fosse un gioco da ragazzi, che in cinque minuti si potesse finire tutto. In realtà in cinque minuti non riesco nemmeno a decidere da che parte iniziare.

È domenica oggi. La sveglia non è suonata, ma il mio orologio biologico mi ha comunque fatta svegliare poco dopo le otto del mattino. Alzo le tapparelle e apro le finestre. Solo pochi minuti, però. Novembre è ormai cominciato e il clima, già piuttosto rigido, nonostante il sole, ne è la prova.
Gli uccelli hanno smesso di cinguettare, probabilmente si sono trasferiti in luoghi più caldi. L'unico rumore che si avverte è il rombo dei motori delle auto: questa città non si ferma mai, nemmeno nei giorni festivi.
Mi siedo davanti al tavolo, mentre aspetto che il caffè sia pronto. Altra cosa che gli Americani non sanno proprio cosa sia. Per loro il caffè è una specie di brodaglia, di colore scuro, dal sapore slavato. Purtroppo la descrizione è pessima, ma totalmente realistica.
Insieme al caffè, addento una brioche al cioccolato, la mia preferita, che ho comprato ieri nella pasticceria sotto casa.
Ha sempre uno strato di zucchero a velo sopra, che la rende più dolce, poi, non so per quale motivo, ma mi ricorda il Natale. Anzi, so il perché: la tradizione vuole che sul pandoro si metta, agitando, un quintale di questa polvere bianca, magica, che ricorda la neve. Pensare a Natale mi mette tanta nostalgia di casa: i pranzi con tutta la famiglia, che inizi a mangiare alle dodici, ma non sai quando finisci, ma puoi essere certo che terminerai rotolando. Anche perchè non si può rinunciare all'insalata russa della nonna, a un buon piatto di affettati misti, a una tagliatella col sugo di cinghiale, i cantucci, il panforte e un pezzetto di torrone. Per non parlare dell'aria che si respira: tutti siamo già in fibrillazione dal giorno prima, con le preparazioni dei piatti, che nemmeno a Masterchef stanno così in ansia. Mia mamma da sempre ci tiene tantissimo all'opinione di sua zia, per cui deve essere sempre perfetto, nessuna sbavatura.

Terminata la colazione, dopo aver quasi lanciato la tazzina nel lavandino, mi alzo, consapevole che oggi mi attendono le pulizie di primavera, anzi, autunno.
Partendo dalle cose più semplici e veloci, attacco una lavatrice, eliminando la pila di vestiti che avevo creato, accatastandoli senza una logica in fondo alla stanza, rifaccio il letto, sempre disordinato. Ordino i libri, che sulla mensola erano disposti in modo casuale, come buttati a caso.
Pulisco il bagno, la cucina, lavo il pavimento e spolvero i mobili. Guardo l'orologio e osservo che sono già le due del pomeriggio. Non ho nemmeno pranzato, così mi preparo una omelette al volo e poi, meritatamente, mi accomodo sul divano, accendendo la tv.


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-Sofia, what are the result of your NMR analysis?- domanda Matthew, quasi urlando, dall'altra parte della stanza, mentre con l'indice indica il set di provette appoggiato vicino al lavandino, in testa al bancone.
- I guess something went wrong. There are interferences. It seems like the tester is not pure- ribatto, non convinta del risultato che ho ottenuto, anzi, rassegnata e già pronta alla ramanzina che mi sta per arrivare, per non aver svolto correttamente il mio lavoro.
- That's what I observed. Something is not working. Insulin should bond with his receptor and stimulate the autofosforilation of IRS1, but this is not happening.-
- I'm gonna repeat the analysis, to find out what is the alteration in the peptide sequence- termino, con sollievo. Almeno stavolta non sono stata io a commettere errori.
- Great. But please, be fast. I need that sequence.-
- Yep. Don't worry!- Provo a tranquillizzare il giovane, quando in realtà sono io quella agitata.
Ho paura di non essere all'altezza, di nuovo. Credevo di aver superato il problema, gettandomi in questa nuova avventura, ma di questo scheletro nell'armadio, che mi perseguita dai tempi del liceo, non mi sono ancora liberata. Ma questa volta non lascerò che le mie insicurezze mi condizionino. Con entusiasmo, determinazione e concentrazione, riprendo in mano le provette col campione di DNA e ricomincio l'analisi. Dopo aver centrifugato il contenuto della provetta, trasferisco quest'ultima nello spettrometro e lo avvio.
Per completare l'analisi sono necessari quindici minuti. "Dai, un caffè puoi concedertelo!"
Anche Matthew è uscito per un caffè, così decido di raggiungerlo, dopo aver dato uno sguardo veloce alle notifiche sul cellulare.
<< I've bought a strawberry short cake, but it's too much for me. Why don't you come later to help me finish it?>>
È Devin che, nonostante ci conosciamo da poco, sa come tentarmi. Resistere ai dolci per me è già difficile, perché sono molto golosa, se poi contengono fragole, frutti di bosco in genere, o cioccolato fondente è finita. Non so proprio dire di no.
<< Oh, I can't refuse such a great offer. I'm coming after work.>>
<< So, see you later!>>
Nel frattempo sono arrivata alla macchinetta del caffè, con l'acquolina in bocca per il dolce che a breve gusterò.
- How's it going?-
- Great. I'll have the result in ten minutes- ribatto soddisfatta.
- You seem to be particularly happy- afferma il bel moretto di fronte a me, con fare curioso.
- I am. Today I'm gonna eat a piece of short cake, with strawberries. You know how much I love them.-
- You're so bad! You'll eat this goodness alone, without me- esclama, come fosse un bambino geloso, che odia non avere il controllo delle cose.
- I've never said that I would be alone.-
Continuo a mantenermi sul vago, adoro farlo un po' ingelosire, anche se so che non devo esagerare, specialmente perché in questo caso si tratta di suo fratello.
- Will you tell me who is your crony?-

- Devin- rispondo con molta tranquillità.

- What? How many times did I tell you that he's trying to flirt with you? This is the proof. He's asking you to go alone with him!- Si sta arrabbiando. Non è soltanto il suo tono di voce a dirlo, ma anche la vena sul collo, che si ingrossa ogni qual volta si irriti.

Prendo Matthew per un braccio e lo trascino via dal corridoio, per allontanarci da orecchie indiscrete, prima di continuare il discorso, anzi, la discussione.

- Will you ever stop to be so jealous? Your brother is a friend for me. I understand that you don't trust him, but if you continue with your stupid fears, attacking me, it means that you don't trust me.-

- I trust you. I really do, but it's Devin, I'm trying to warn you. Don't you want to listen to me? Fine. But don't come back, saying that I was right, I don't want to hear it. And don't say that my fears are stupid, because you are, if you think that way.-

- I don't need your advice, I can understand if I can trust someone or not. And thanks for saying that I'm stupid. Here there are the results of the analysis, but I guess you think they're wrong because I did it- ribatto arrabbiata, sbattendo sul bancone i fogli, appena usciti dal computer, con lo spettro della molecola. Non sopporto quando le persone non hanno fiducia in me, specialmente se io ho fiducia in loro, perchè lo avverto come un tradimento. È come se improvvisamente fossi sola, a combattere contro il mondo e contro me stessa.

- I don't think that you, or your work, are stupid, but if this is what you understood, well, goodbye- Conclude il moro, prendendo i fogli che ho lasciato e uscendo dalla porta, sbattendola violentemente. Io resto lì, impalata, come una cretina, davanti al bancone bianco ed immacolato.

-Oh, have fun with my brother!- Matthew richiude la porta, definitivamente questa volta. Sento i suoi passi allontanarsi, fino a che l'ascensore non suona, per indicare la chiusura delle porte.

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Buongiorno lettori!

La storia ha quasi 600 visualizzazioni e questo mi riempie di orgoglio. Grazie a tutti!

Ancora due settimane di lezioni mi attendono, prima di iniziare la sessione invernale di esami, ma io sto già in ansia!

Voi che scuola fate? Liceo? Università?

Parlando del capitolo, invece, che mi dite?

Cosa pensate del caratterino di Matthew? Scrivetemelo nei commenti!

Ci aggiorniamo al prossimo capitolo,

Giulia

Tutta una questione di chimicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora