Capitolo 27

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Alla fine abbiamo lasciato la macchina nel parcheggio, decidendo di fare una passeggiata a piedi.
La sorpresa che Stiles mi ha organizzato stasera, mi ha lasciato davvero senza parole. Ormai tutto mi fa pensare che lui tenga davvero a me, e che inevitabilmente io mi stia piano piano avvicinando a lui, fino a che il nostro legame diventi indissolubile.
Non so come lui faccia, ma ha questa strana capacità di farmi sentire nel giusto, anche se magari in quel momento lo sto baciando, e per la società baciare un uomo non è molto normale.
Che poi, cosa c'è di più bello dello svegliarsi la mattina con il viso di Stiles a poca distanza dal mio? Fargli le coccole mentre dorme in modo che non se ne accorga? Sniffare il suo profumo mentre lo abbraccio?
Certe cose non le capirò mai.
Vengo risvegliato dalle mie riflessioni quando Stiles mi tira la mano.
-A cosa stai pensando?- mi chiedere, guardandomi con il suo solito sorriso impertinente stampato in faccia.
-A tante cose.-
-La più importante?-
-Te.- vedo il suo sorriso tramutarsi in qualcosa di più, i suoi occhi brillano e le sue guance sono diventate di un leggero tono rossastro. Vorrei avere questa immagine nel cervello per sempre.
Mi bacia una guancia, per poi portarmi su un ponte.
A quanto pare, senza accorgermene, siamo arrivati sulla spiaggia, e Stiles ha preferito andare sul ponte che si affaccia direttamente sul mare.
Cosa cavolo mi stai facendo stupido ragazzino? Che cammino senza accorgermi di dove vado solo perché penso a te abbracciato a me?
Sempre trascinandomi per un braccio, che mi fa ricordare un giorno non molto lontano in cui questo stesso ragazzo mi spronava ad entrare in casa per bere una cioccolata calda, mi porta verso la parte più lontana della recinzione.
Si siede, per poi prendere le mie braccia e mettersele intorno al busto.
-Non lasciarmi cadere.-, mi sussurra in un orecchio.
A sostegno delle sue parole, lo stringo di più a me.
-Posso chiederti una cosa?- spezzo il silenzio, dopo qualche minuto in cui entrambi osservavamo il sole che tramontava sull'oceano.
-Puoi chiedermi ciò che vuoi.-
-Il giorno in cui ci siamo conosciuti, mi hai detto che Stiles non è il tuo vero nome. Allora qual è?-
Ride, prima di rispondermi. -Sei sicuro di volerlo sapere?-
-Sissignore.-
-Apri bene le orecchie. Il mio nome è Mieczysław Stilinski, e prima che tu me lo chieda, i miei genitori non si sono drogati quando l'hanno scelto, ma è il nome di mio nonno.-
-Prima o poi dovrai farmi vedere come si scrive, ma non dirmi di ripeterlo, perché non credo ci riuscirei.-
Ride ancora una volta, prima di baciarmi il naso.
Il silenzio procede per un po' di tempo, ma in realtà non è un silenzio imbarazzante, ma un silenzio davvero rilassante. Potrei rimanere ore qui, con il tramonto, l'oceano e il profumo che più amo, cioè quello di Stiles, che praticamente mi circonda. Sa quasi di casa.
A quanto pare invece, Stiles ha qualcosa da dire.
-Ho conosciuto Christian quando avevo quindici anni. Veniva con me a scuola, quindi il pomeriggio facevamo i compiti insieme, oppure giocavamo a calcio nel parco. Mia madre lo adorava, gli preparava sempre dei dolci da portare a casa, dato che i suoi genitori tornavano sempre tardi da lavoro.
Non so come è successo, ma dopo un po' di tempo, ho iniziato a notare che entrambi non ci comportavamo come semplici amici. Gli abbracci duravano sempre un po' più del dovuto, la gelosia che entrambi avevamo quando una ragazza ci guardava, o ci provava con l'altro, o magari il fatto che flirtavamo per scherzo. Ben presto tutto questo si è evoluto, e in una di quelle sere in cui lui era a casa da solo e io gli facevo compagnia, ci siamo baciati. Allora avevo sedici anni. Da quel momento non ci siamo più separati. Facevamo tutto insieme, anche peggio di prima, io non volevo lasciarlo mai, ne ero quasi diventato dipendente. Non facevo nulla senza di lui, era quasi diventata una ossessione. Inutile dire che ero uno stupido ragazzino che credeva di aver incontrato l'amore della sua vita. Quello stupido ragazzino però, è rimasto con Christian fino ai vent'anni. Per quattro anni, non ci eravamo mai lasciati, certo, ci furono molti litigi, ma mai niente di preoccupante, avevamo imparato a vivere uno affianco all'altro. Ci eravamo diplomati, lui aveva cominciato uno stage nell'agenzia del padre, mentre io lavoravo per l'azienda di costruzioni di mio zio.
Avevamo deciso di convivere, e immagina la mia gioia, sapendo che non mi sarei dovuto mai più separare dalla mia ossessione nemmeno per andare a dormire. Era così iniziata da parte mio la ricerca a dir poco maniacale della casa perfetta. Una era troppo piccola, una troppo grande, una poco accogliente, una poco colorata. Più ne scartavo, più Christian sembrava perdere interesse in quello che gli proponevo, fino a quando ha smesso di venire agli appuntamenti con l'agente immobiliare. Per me fu un colpo davvero basso, abituato com'ero da cinque anni, a non fare nulla da solo.
Una sera quindi, in cui nemmeno mi rispondeva al cellulare, avevo deciso di aspettarlo a casa sua. Quando rientrò, era ubriaco fradicio, e cominciò ad urlarmi contro, dicendomi che l'avevo sempre costretto a fare cose che non volevo fare, ad avere una relazione seria che non ha mai voluto avere, che ero capriccioso e non lo lasciavo mai in pace, e che si era stancato di stare con un bambino appiccicoso. Inutile dire che mi confessò di avermi ripetutamente tradito, anche con donne. Quella notte me ne andai da casa sua in lacrime. Fu l'ultima volta che lo vidi. Da allora ho imparato a fare tutto da solo, per non ricadere in quel circolo vizioso, e rischiare di essere lasciato ancora una volta. Nemmeno con Nina, credo di esser stato asfissiante o troppo maniacale, e vedi anche con lei come è finita. Cosa devo fare per far rimanere qualcuno con me Derek?-
Dopo questo lungo discorso, sono davvero senza parole. Non mi aspettavo una storia del genere dietro, e se solo mi trovassi davanti quel figlio di puttana, so io come si sentirebbe appiccicoso.
-Stiles, come mi hai detto tu l'altro giorno, dicendomi di fare quello che mi sentivo e di essere quello che volevo essere, adesso lo dico a te. Sii te stesso, semplicemente. Perché se qualcuno deve accettarti, ti accetterà così come sei, con difetti compresi nel pacchetto, perché sono proprio quelli a renderti speciale e insostituibile.-
In risposta alle mie parole, scende dallo steccato, mettendosi di fronte a me.
-Derek, non so come spiegarti quello che io sento per te, davvero. Non voglio allarmarti con discorsi romantici e molto seri, perché ci conosciamo da davvero poco tempo, e non sarebbe normale nemmeno per una testa matta come la mia. Voglio solo farti capire quanto tu sia speciale per me, quanto ormai tu sia al centro del mio universo. In un mese, mi hai fatto ricredere su molte cose. Sul fatto che magari dei pantaloncini sportivi possono essere più sexy di un paio di skinny jeans o che un paio di occhi verdi siano migliori di un tramonto sulle spiagge di Los Angeles. Volevi sapere perché ho scelto di organizzare questa serata speciale? Perché tu sei speciale, e perché io mi sento speciale, solo quando sono con te.-

Spazio MOIII
Okay, io piango, non sta altro da dire. Ho scritto tutto molto di getto, quasi senza rendermene conto. Quando poi ho riletto, mi sono quasi commossa per quello che ho trovato fra queste pagine. OKKE SEMBRO UNA SCLERATA.
Cosa ne pensate di questo capitolo? È troppo dolce per voi? Vorreste tornare ai soliti toni scherzosi, o vi piace il fatto che ogni tanto aggiunga qualche capitolo con un po' più di feels rispetto agli altri?
SIAMO ARRIVATI A 5K. CI AVVICINIAMO SEMPRE DI PIÙ AI 10, E IO ORMAI NON SO NEMMENO PIÙ COME CONTENERE LA GIOIA, LO GIURO. JE VOUS AIME.
Come sempre votate e commentate.
Bisous,
-pll2016

Quello che le telecamere non vedono [STEREK]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora