-Se non spegni quel telefono entro due minuti, giuro che lo butto giù dalla finestra.-
Metto la testa sotto il cuscino per non sentire più quel maledetto cellulare squillare.
Dopo diverse lamentele di Stiles che come me voleva continuare a dormire, finalmente si alza per rispondere.
-Pronto? Non puoi dire sul serio. Pensaci almeno un po'. Ma sono problemi seri. Cosa vuol dire che te ne freghi? Non posso venire lì in questo momento! Me lo paghi tu il biglietto? Se non vengo mi licenzi?!-
Vedo Stiles chiudere la chiamata, per poi buttare il telefono sul letto.
-Chi è che ti chiama alle sei del mattino? Cosa succede?-
Senza rispondere corre in cucina per prendere il suo portatile, per poi sedersi sul letto affianco a me.
-A Miami sono le nove del mattino. Era il mio capo. Ha detto che se non torno entro domani, mi licenzia. Non che mi interessi molto di quel posto, ma devo cercare di risolvere le cose.-
Lo vedo armeggiare con la tastiera, a quanto pare sta comprando un biglietto aereo.
-Quindi te ne vai.-
-Tornerò sabato. Non preoccuparti.- mi chiedo mentalmente che giorno sia, e mi rendo conto che è solo martedì.
-D'accordo. Come posso aiutarti?-
-potresti prestarmi uno zaino? Non voglio riportarmi la valigia per soli quattro giorni che starò via.-
Annuisco, e mi alzo, cominciando a mettere pochi suoi vestiti nello zaino che ho trovato nel fondo dell'armadio.___
È arrivato finalmente sabato, e io sono in trepidazione. Stiles mi è mancato terribilmente questa settimana.
Ormai stavo cominciando ad abituarmi ad averlo per casa, tornare da lavoro e trovarlo ai fornelli, o svegliarmi al mattino con la sua testa sul mio petto. Semplicemente, mi sono sentito davvero solo.
Adesso sono in macchina, diretto all'aeroporto.
Dato che Stiles mi chiamava ogni sera prima di dormire, mi ha informato sugli avvenimenti.
Alla fine il suo capo non ha voluto sentire ragioni, e l'ha licenziato su due piedi.
Questo l'ha fatto molto riflettere, e alla fine ieri sera mi ha fatto promettere di aiutarlo a cercare un lavoro per lui qui a Los Angeles.
Quando gli ho detto che sarebbe stata una pazzia lasciare tutto per venire da me, ha semplicemente risposto che ne valeva la pena, e che in ogni caso, l'unico motivo per cui abitasse a Miami, era il lavoro, quindi non sarebbe rimasto lì.
Gli ho anche chiesto come avrebbe fatto con la sua famiglia, e lui ha detto che suo padre già viveva lontano da lui, e che un paio d'ore in più di fuso orario non gli avrebbero mica cambiato la vita. Volevo chiedere di sua madre, ma non me la sono sentita. A me non piace parlare della mia famiglia, quindi non ho voluto fare domande sulla sua.
A quel punto non riuscivo più a trovare motivi per cui lui non potesse stare a casa mia, quindi dopo aver fatto un piccolo balletto, e aver bevuto un bicchiere d'acqua ghiacciata per la troppa agitazione, ho accettato la situazione.
Da oggi Stiles vivrà qui.Sto cercando il gate da cui vedrò arrivare Stiles, ma è quasi un quarto d'ora che giro a vuoto, e ormai sono in ritardo.
-Derek!- sento urlare alle mie spalle. Mi giro, e subito due braccia mi stringono.
-Mi sei mancato.- gli dico, dandogli un bacio all'angolo delle labbra.
-Tu di più.- ridacchio, per poi staccarmi e aiutarlo con le valigie, che questa volta sono due, più due borsoni che tiene con un braccio.
-Mi spieghi come hai fatto a portare tutta questa roba fino a qui?-
-Forza sovrumana?-
Alzo gli occhi al cielo, per poi cominciare a camminare.
-Alla fine che ne hai fatto di casa tua?-
-Vivevo con dei coinquilini in una casa non mia, quindi non è stato un grande problema.-
-Wow, a sentire te, ci si potrebbe trasferire da una parte a l'altra dell'America in quattro e quattr'otto.-
-Sarà culo? O magari solo tanta voglia e convinzione? In ogni caso, se tu volessi, potrei portarti dove desideri, baby.-STILES' POV
Questa mattina mi sono alzato abbastanza presto, perché Derek mi ha detto che sulla strada che percorre per andare a lavoro, ha letto su un cartello che in un bar nelle vicinanze cercano personale. Mi ha scritto l'indirizzo, quindi spero solo di avere fortuna.
Dopo mezz'ora di camminata, in cui credo di aver chiesto indicazioni almeno venti volte dato il mio scarso senso dell'orientamento, finalmente arrivo davanti al bar.
Il cartello sul vetro è fortunatamente ancora appeso, e l'ambiente sembra anche accogliente e ben messo.
Entro, con la speranza di riuscire a trovare un lavoro, e vengo subito accolto da un ragazzo dietro il bancone.
-Buongiorno, desideri?- mi chiede, con un sorriso smagliante.
-Ho letto fuori che cercate personale.-
-Si, sei interessato?-
-Assolutamente si.-
-Il lavoro consisterà in tre mesi di prova in questo bar, per poi essere spostato nel più grande che abbiamo in centro, della stessa catena, che sarà invece con un turno di sera.-
-Mi va bene tutto.-
Il ragazzo, continuando ancora a sorridere, si avvicina un po' di più a me, nonostante il bancone a dividerci.
-A proposito, il tuo nome?-
-Stiles Stilinski, piacere di conoscerti.- gli porgo la mano, che subito stringe forte.
-Il piacere è mio, io sono Nick, Nick Robinson.-Spazio MOIII
Ho finalmente aggiunto l'amore della mia vita al cast. Stavo giusto aspettando il momento giusto per farlo spuntare e finalmente ecco qui NICK ROBINSON SIGNORE E SIGNORIStranamente oggi non ho molto altro da dire, quindi spero che il capitolo vi piaccia!
Come sempre votate e commentate.
Bisous,
-pll2016
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Quello che le telecamere non vedono [STEREK]
FanfictionSei coppie si ritrovano su un'isola deserta per un mese, i ragazzi da una parte e le ragazze dall'altra. Ogni ragazzo non potrà avere contatti per tutta la durata della vacanza con la propria fidanzata. Sull'isola delle ragazze ci saranno sei ragaz...