one.

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Tutte le grandi storie d'amore finiscono con un "e vissero per sempre felici e contenti". La mia, invece, finisce con: "e visse per sempre single e con un mal di testa post sbornia incredibile".
Già, la mia vita sentimentale fa abbastanza pena e penso che continuerà a fare schifo ancora per un bel po'.
Come riesco a dirlo? Beh, semplice... Grazie ai mille esperimenti mal riusciti di avere un ragazzo.
Non voglio essere fraintesa, ho avuto molti ragazzi stupendi nel corso dei miei lunghi e faticosi sedici anni, ma mai nessuno di fedele.
Il ragazzo durato di più fu Joe Keery: un tipetto americano niente male ma che, dopo undici mesi di relazione, ha ben deciso di tradirmi con la sua vicina di casa.
Ma oramai ho capito di essere una calamita per disastri, infatti, dopo la storia con Joe non ho più visto nessuno. Sono almeno cinque mesi che non mi vedo con un ragazzo e sento la mancanza di qualcosa nella mia vita; ma so anche che se ci provassi, finirebbe male come al solito e non mi va di rimanere con il cuore spezzato di continuo sinceramente.
E con "cuore spezzato" intendo quel tipo di situazione in cui ti chiudi in camera per giorni con solo un paio di bottiglie di vodka a farti compagnia.
O almeno per quanto riguarda me funziona.

«Maddie, ti conviene muoverti o giuro su Dio che ti mollo qui.» Pete, il mio migliore amico, odia me ed i miei ritardi quasi quanto io odio il cibo di colore verde. Comunque lui è una specie di cervellone ed ama la scuola, il perfetto opposto di ciò che sono io.
Ancora mi chiedo come siamo diventati amici io e lui.
Però, nonostante tutto, ha davvero un cuore grande e tanta pazienza per riuscire a sopportare una logorroica come me, per questo motivo ogni mattina viene a prendermi, così possiamo andare a scuola assieme.
«Sai a cosa stavo pensando?» gli chiedo tranquillamente dopo essere saliti nella sua auto.
«Ah quindi tu pensi?»
«Vaffanculo Pete e ascoltami.» sbuffo. «Sabato sera, tu ed io, pizza e film.»
«Mi sembra perfetto.» ghigna leggermente il mio migliore amico prima di spostarsi il ciuffo di capelli scuri che gli cade sull'occhio.
Pete si auto definisce "emo", a me pare solo un cretino, ma gli voglio bene quindi me lo tengo per me.
«Non ti pare di star correndo un po' troppo?» domando alzando un sopracciglio. Sono stata zitta per metà tragitto, ma ha quasi travolto un gatto, non potevo tacere.
«Siamo in ritardo, e per colpa tua.»
«Senti-» sto per parlare ma vengo interrotta dalla sua frenata improvvisa che mi fa quasi riversare contro il parabrezza.
«Pete fottuto Wentz! Cos'hai che non va?!» grido spaventata a morte dalla frenata troppo brusca.
Il moro alza gli occhi al cielo e scuote la testa. «Ma smettila, almeno ti sei svegliata fuori.» scrolla le spalle prima di ripartire sotto ordine del semaforo.
«Hai qualche test sta' mattina?» mi chiede mantenendo gli occhi sulla strada.
Annuisco. «Storia, ero assente.»
«Uh, ho preso il voto più alto di tutta la classe in quel test.» mi informa con tono palesemente fiero.
«Ah sì? Io prenderò il voto più basso, invece.» sbuffo appoggiando la testa contro il finestrino.
«Hai almeno studiato??»
«Sì- No.» già, non so mentire a Pete. È quasi impossibile farlo.
«Cazzo, Maddie, sei proprio-»
Ma io lo interrompo mentre si ferma nel parcheggio della scuola. «Avrai tempo più tardi per ricordarmi che sono un fallimento ambulante!» ribatto prendendo il mio zaino e uscendo dall'auto.
Sbatto la portiera con prepotenza sentendomi offesa dal comportamento di Pete, anche se ha ragione.
Sono un'idiota.
Il ragazzo fa il giro della macchina per raggiungermi e pararsi difronte a me. «E dai Andromeda non te la prendere!»
Solo quando sa di essere nella parte del torto usa un tono dolce.
E adesso è uno di quei casi.
«Vaffanculo Pete!»
«Finiscila.» ridacchia lui passandosi una mano fra i capelli neri e arruffati.
«Okay.» dico non appena entriamo a scuola. «Io ora corro in classe per il test. Ci vediamo a pranzo?»
«Come sempre, mia signora.» Pete mi fa l'occhiolino prima di girare per un altro corridoio mentre io vado a passo spedito verso la mia classe. Ultimamente passa la prima ora nella sala di musica.
«Continuo ad essere convinta che finirete a letto assieme.» sobbalzo non appena sento una voce dietro di me. Mi volto, davantia me: Irene. L'unica persona che riesco a sopportare oltre a Pete.
«Ma chi?»
«Ma te e Peter!»
Alzo un sopracciglio davanti alla sua affermazione. «Spero tu stia scherzando.»
«Mai stata più seria.»
«Non ti rispondo neanche.» sbuffo.
Nel frattempo, io e la mia amica entriamo in classe sedendoci immediatamente nei banchi in fondo.
«Comunque oggi ho casa libera, sai cosa significa, Irene?»
«Che resterai chiusa in camera comunque a piangere difronte ad una foto di Josh Dun?»
«La mia ossessione per i twenty one pilots non influisce mai nella mia vita sentimentale.»
«Certo, certo.» Irene alza gli occhi al cielo. «Ti devo forse ricordare quella volta in cui mi hai chiamata, disperata, urlandomi contro che Steve, quell'adorabile ragazzo, non aveva più lo stesso taglio di capelli di Josh Dun e l'hai lasciato?»
«Okay è abbastanza grazie.» rispondo sconsolata prima di poggiare il gomito sul banco ed il mento sulla mano chiusa a pugno.
«E sono anche sicura che tu non abbia studiato storia solo perchè ti sei distratta tutto il pomeriggio con le foto di Josh senza maglietta.»
«Irene! Questo è assolutamente-»
«Vero.» mi interrompe lei con un sorrisetto strafottente che mi fa sbuffare.
«And now I just sit in silence...» borbotto per conto mio facendomi sentire anche dalla mia migliore amica.
«Certo che riesci ad infilare Car Radio proprio ovunque.» mi sgrida con un cipiglio sul volto.
Alzo gli occhi al cielo e, appena entra il professore in classe, mi sussurra un veloce "buona fortuna".

American Love Story || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora