Capitolo 3

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FRAMMENTI DI ME


"Per quanto puoi sembrare forte,

se dentro ti sta sgretolando?"

- Cit.


"Sorrido spargendo frammenti di me. Un sorriso sul volto ma la tristezza nel cuore. Quanto dolore ho pagato per questa armatura che indosso? Tu mi vedi felice mentre dentro sto morendo. Sorrido spargendo frammenti di me. Sperando che un giorno, qualcuno mi stringa, fino a farmi sentire salvo, da quelle macerie che ho sul cuore." Ripeto nella mia mente le parole di quella canzone. Non so nemmeno io come faccia a ricordarmele dopo averle sentite solo una volta, ma mi sono entrate dentro, fino alle ossa, toccandomi l'anima. La sua voce... se chiudo gli occhi sono ancora in grado di sentirla. Sono parole così vere, sofferte, che gli sono uscite dal cuore. Si sentiva mentre cantava e si vedeva dal suo sguardo. Quando ha incrociato il mio, così, per sbaglio, ho potuto leggere tutto il dolore che sentiva dentro. Lo stesso dolore che, in un certo senso, provo anche io. Il fingere sorrisi, di stare bene e di indossare una maschera, quando in realtà dentro stai crollando a pezzi. È così che mi sento: cerco di fingere di stare meglio, quando in realtà sono sul punto di crollare. Dopo essere scoppiata in lacrime ero corsa in bagno, dove ero rimasta per una decina di minuti sino a che Emma non era venuta a cercarmi. Mi ero sciacquata il volto e sistemata il trucco, per poi uscire e dirle che stavo poco bene e che preferivo tornare a casa. Acconsentì subito preoccupata ed Io, lei ed Alex prendemmo un Taxi per tornare all'appartamento. Appena uscii dal bagno mi guardai intorno per vedere se riuscivo a scorgere il misterioso ragazzo, ma non lo vidi da nessuna parte. Non so perché avessi quella necessità di vederlo, ma sta di fatto che l'avevo. La sua voce mi aveva tormentata per tutto il viaggio e continua a farlo adesso, che sono sdraiata sotto al piumone rosa tentando di dormire. Chiudo gli occhi e rivedo quel volto da cucciolo ma anche quello sguardo cupo e misterioso. Scalcio via le coperte e mi alzo di scatto dal letto. Scendo velocemente le scalette e silenziosamente apro la porta della mia stanza. In casa è tutto buio e c'è un silenzio assoluto. Raggiungo la cucina e mi metto a cercare negli armadietti tentando di non fare rumore. Sbuffo irritata non trovando ciò che cerco. Controllo nel mobile della sala ottenendo lo stesso risultato. Sono quasi tentata di uscire, ma poi penso che sia una pessima idea non conoscendo ancora la zona. Sento di star per avere una crisi di nervi quando decido di controllare tra i medicinali. So che quello che sto facendo è terribilmente sbagliato, ma fa troppo male... Trovo un contenitore arancione e ne leggo le istruzioni. Prendo due pillole in più di quel che c'è scritto e torno a letto. Fisso il soffitto mentre aspetto che il sonnifero, preso al posto dell'alcol che non ho trovato, faccia effetto. Sento la testa leggera e gli occhi pesanti...

<<Ehi...Marta...Marta!>>. Apro gli occhi di scatto mugolando di disapprovazione. <<Che cazzo c'è?!>> sbotto. Mi metto a sedere con la testa che gira. Guardo in basso e mi ritrovo di fronte Emma che mi scruta preoccupata. <<Scusa...>> mi appresto a dire portandomi una mano alla tempia. <<Io...non ti svegliavi>> mormora con lo sguardo basso. <<Ero solo stanca>> borbotto stropicciandomi gli occhi. Scosto le coperte e scendo le scalette. <<Cazzo!>> impreco quando un giramento di testa mi fa cadere col sedere per terra. <<Oddio, ti sei fatta male?!>> mi domanda Emma affrettandosi ad aiutarmi. <<No>> dico stropicciandomi nuovamente gli occhi. Barcollo per un secondo e lei mi afferra per un braccio. <<Sicura di stare bene?>> chiede preoccupata. <<Alla grande>> mento. Cerco qualcosa di pulito sotto al suo sguardo attento. <<Vado a farmi una doccia>> la informo senza guardarla. Entro in bagno e mi richiudo la porta alle spalle. Mi ci poso contro per poi lasciarmi scivolare sul pavimento. Ho la testa che mi scoppia e la voglia di vomitare anche l'anima. Gattono sino al water per liberarmi. Prendo della carta igienica per pulirmi e tiro lo sciacquone continuando a stare sul pavimento. Forse prendere dei sonniferi, con il corpo ancora sotto gli effetti dell'alcol, non è stata un'idea grandiosa... penso tra me e me. Mi tiro faticosamente in piedi e mi metto davanti allo specchio. Quello che ci vedo è solo un guscio vuoto. Sento una stretta al petto. <<Cosa sto facendo?>> mormoro. Inizio a spogliarmi e come ogni volta mi soffermo a guardare la cicatrice. La traccio col dito, per tutta la sua lunghezza, mentre lacrime silenziose mi rigano il volto. Torno a guardare il mio riflesso ormai spento. Riuscirò mai a smettere di sentire questo pressante dolore al petto? Il senso di colpa che mi attanaglia cesserà mai di schiacciarmi? Il vuoto che sento dentro si riempirà mai? Sollevo il braccio, lo piego all'indietro e scaglio un pugno contro il mio riflesso. Il vetro dello specchio si vena mentre piccoli frammenti di vetro cadono nel lavandino. Quasi non sento dolore, è il sangue che cola dalle mie nocche a darmi la conferma di ciò che ho fatto. Guardo le goccioline di sangue spargersi nel lavello, tingendo di rosso la superficie candida. Ripulisco e butto via i frammenti di vetro. Entro nella doccia e lascio che l'acqua mi scivoli addosso, sperando che porti via con se un po' del mio dolore.

3. I FELL IN LOVE: Mi sono innamorata per sbaglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora