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I TRASGRESSORI SARANNO PUNITI A NORMA DI LEGGE 22 Aprile 1941 n° 633
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Mi sveglio di colpo per un forte dolore alla schiena. È la vigilia di Natale o meglio, essendo passata la mezzanotte, è già Natale. Sono a letto insieme a Diego, il ragazzo con il quale ho iniziato una relazione durante le vacanze estive e con il quale tra poco avrò un bambino. Ci troviamo nella casa di Elena, una delle mie due migliori amiche, siccome i miei genitori, dopo aver scoperto in modo poco delicato della mia gravidanza, mi hanno tratta in tal modo da far decidere ad Elena di ospitarmi da lei. Genitori... non so nemmeno se si possa definirli tali. Mi hanno sempre disprezzata, per qualunque cosa io facessi. Non hanno mai accetto la mia passione per la danza, l'unica cosa per cui vivevo. Ballare mi faceva dimenticare di tutto, delle grida dei miei genitori contro di me o contro loro stessi, delle questioni amorose, e dei problemi quotidiani gravi o meno gravi. Era capace di portarmi via, lontano. Mi tiro su a sedere posando la schiena dolorante contro la testiera del letto. Poso una mano sul ventre gonfio. Quando ho scoperto di essere incinta mi sono sentita crollare il mondo addosso. Avevo ottenuto un provino per la Juilliard, i mie sogni si sarebbero potuti avverare... Mi ero buttata in ginocchio ed avevo iniziato a piangere a dirotto. La mia relazione con Diego era finita, non ero sicura nemmeno che fosse mai iniziata, tornati dalle vacanze era come se mi fossi svegliata da un sogno e mi resi conto di non amarlo. Alla prima visita dalla ginecologa scoprii di essere incinta di due mesi, appena sentii il suo piccolo cuoricino battere e riempire il silenzio dello studio non ero riuscita a trattenere le lacrime. In quel momento avevo deciso che mi sarei presa cura di quel piccolo fagiolino che cresceva dentro di me che avrei fatto di tutto per renderlo felice. È per questo che sono tornata con Diego, non lo amo ma spero che un giorno lo farò. Il letto cigola mentre si gira verso di me. Il chiarore della luna riflette sui suoi capelli biondi, le lunghe ciglia nascondo i suoi occhi azzurri mentre dorme sereno. Sento uno strano formicolio alla vescica e mi metto più comoda. Una strana sensazione mi opprime il petto mentre continuo ad accarezzarmi la pancia dove però non percepisco i suoi soliti colpetti. Improvvisamente sento un forte contrazione al basso ventre e mi contorco dal dolore. Diego si sveglia di colpo accendendo la luce. <<Che succede?!>> esclama. Continuo a tenermi la mano sulla pancia mentre delle lacrime scendono copiose sul mio volto. <<C'è...c'è qualcosa che non va>> ansimo dal dolore. Scosto le lenzuola e il piumone per alzarmi e quello che mi trovo di fronte mi fa raggelare il sangue. Rimango immobile ad osservare il sangue che impregna le lenzuola bianche. <<Marta...dobbiamo andare all'ospedale!>> esclama Diego entrando nel panico. Il mio sguardo passa dal mio ventre al letto terrorizzato. Percepisco i movimenti nella stanza di Diego ma non lo guardo. <<Andrà...andrà tutto bene>> mormora voltandomi verso di lui. Le lacrime continua a scendere silenziose. Mi cambio meccanicamente ma velocemente ed in un secondo raggiungiamo la sua macchina. Delle forti contrazioni continuano a colpirmi sino ad il nostro arrivo in ospedale. Tutto quello che succede in questo lasso di tempo non lo percepisco, sono come in una sorta di trans. Vengo messa su una sedia a rotelle mentre mi vengono poste delle domande a cui risponde Diego per me. Il mio viso adesso è asciutto, mentre quella sensazione che mi opprime il petto non vuole saperne di andarsene. Non so più cosa sta succedendo, so solo che il dolore pressante invece che passare aumenta. Mi fanno sdraiare su un lettino in un anonima stanzetta dopo aver indossato un camice. Un dottore entra ma non lo guardo, mi limito a fissare un punto indefinito della stanza. Sento Diego al mo fianco, sino a che non lo costringono ad uscire. <<il collo dell'utero è sceso troppo>> sento dire. <<La dilatazione è in atto, bisogna rompere le acque>> continua qualcun altro. Poi il vuoto.
Quando mi risveglio sento una forte pressione nel basso ventre. Una mano è intrecciata alla mia. Mi volto verso Diego che ha la fronte posata sul letto. Muovo appena la mano e lui alza di scatto la testa. Ha gli occhi iniettati di sangue e lo sguardo perso. Mi basta il suo sguardo per sentire spezzarsi qualcosa dentro di me. <<Marta...>> ritraggo la mano e mi volto dall'altra parte. Lo sento sospirare. <<Hanno dovuto ricorrere a un cesario...era un maschietto...>> mormora per poi iniziare a piangere. Non avevamo voluto sapere il sesso, volavamo che fosse una sorpresa. Sento una fitta al petto mentre dalla sua bocca escono quelle maledette parole: <<Era troppo piccolo...non...non ce l'ha fatta>> la voce gli si incrina. Lo stomaco mi si contorce mentre lacrime silenziose mi rigano il volto. Sento la sua mano posarsi sulla mia spalla. <<Lasciami da sola...>> mormoro. <<Marta...>> <<Vattene!>> grido. <<Io...io ci sono per te>> lo sento sussurrare prima che la porta si chiuda alle sue spalle. Scoppio a piangere fragorosamente. <<Perché?!>> grido stingendo in pugno le lenzuola. Sento il respiro mancarmi e la testa girare. Il senso di colpa si impossessa di me. <<è tutta colpa mia! È colpa mia perché non ti volevo! Perché avrei preferito non essere incinta!>> mi incolpo mentre inizio a colpire con i pugni il materasso. Un infermiera irrompe nella stanza. Posa le sue mani su di me e mi obbliga a sdraiarmi. <<Deve stare tranquilla>> dice dolcemente. Scuoto la testa mentre le lacrime continuano a rigarmi il volto. La vedo mettere qualcosa nella flebo. In poco tempo sento le forze venire a meno sino a che non chiudo gli occhi per sfuggire dal mio dolore.
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3. I FELL IN LOVE: Mi sono innamorata per sbaglio
ЧиклитVOLUME III Quando Marta, al quinto mese di una gravidanza non programmata, subisce un aborto si sente il mondo cadere addosso. Non aveva mai desiderato quel piccolo fagiolino che cresceva dentro di lei, ma sin dal primo momento in cui sentì battere...