Capitolo 5

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THE JUILLIARD SCHOOL


"Tutto comincia in un attimo,

in un giorno qualunque della vita,

quando meno te lo aspetti."

- Romano Battaglia


Finisco di mettere le poche cose che ho tolto dalle valigie al loro interno. Le chiudo per poi guardarmi per un'ultima volta intorno in questa stanza tutta rosa. Sento lo stomaco chiuso in una morsa per la sfuriata di poco fa contro Emma. Erano solo preoccupati per me... Sono stati gentili ad ospitarmi e mi hanno fatta sentire a casa ed io mi sono comportata da stronza. Non avrei dovuto alzare la voce contro Emma, ma forse il fatto che avesse ragione mi ha fatta scattare. So che sto auto-distruggendo la mia vita, e il fatto che qualcuno me lo faccia notare lo rendere più reale. Rende reale il disastro che sto facendo e che sto diventando. Il problema è che non ho voglia di aggiustarlo questo disastro. E se non sono la prima a volerlo, per gli altri è inutile provarci. Un mese fa qualcosa dentro di me si è rotto e non so quando riuscirò a riaggiustarlo. Mi sento avvampare quando ripenso che le ho buttato in faccia il fatto di aver fatto sesso, e che anche Alex è stato testimone delle mie parole. Non posso ancora credere di averlo fatto con un completo estraneo e che poi sono scappata dal suo letto! Afferro le valige ed esco dalla stanza. Emma è rannicchiata sul divano, appena mi vede si alza. <<Scusa...>> inizia mentre mi raggiunge. Faccio cenno di no con la testa. <<Non devi scusarti di niente. Eravate solo preoccupati ed io mi sono comportata da stronza>> mormoro. Si ferma di fronte a me con occhi lucidi. <<Non serve che tu te ne vada...>> dice dopo aver visto le mie valige. <<Me ne sarei andata comunque... devo prendere in mano la mia vita e riuscire a rialzarmi da sola...>> ammetto. La noto mordersi il labbro inferiore mentre fa vagare lo sguardo. <<Non si può salvare chi non vuole essere salvato>> sussurro. So che si sta sentendo così perché vorrebbe solo aiutarmi. Leggo nel suo sguardo quello che leggevo ogni giorno in Elena: paura. Paura perché sono abbastanza intelligenti da capire che sto cadendo in un baratro. Ma non possono aiutarmi a risalire se io non afferro la loro mano. Si avvicina di scatto e mi abbraccia. Rimango per un attimo immobile, poi lascio le valige e la stringo a mia volta. <<Mi dispiace...>> dice tirando sul col naso. <<Non ti devi scusare di nulla>> ripeto. Si stacca e si asciuga velocemente le lacrime. <<Invece si, non avrei dovuto alzare la voce. Hai ragione tu, non sono nessuno per dirti quando devi o non devi tornare a casa>> <<Ma io sono vostra ospite e per non farvi preoccupare avrei dovuto mandarvi un messaggio>>. Ci guardiamo a ci scambiamo un sorriso.

<<Quindi hai fatto sesso?>> domanda lanciandomi un occhiata maliziosa prima di riportare gli occhi sulla strada. Dopo che ci siamo chiarite e chieste scusa a vicenda, mi sta accompagnando alla Juilliard, ha insistito per farlo ed io gliel'ho lasciato fare. Faccio una smorfia per la sua domanda. <<Lascia stare>> dico con disgusto. Ridacchia. <<Ne deduco che sia stata una botta e via...>> afferma. Annuisco. <<Sai anche con Alex è iniziata così>> mi svela per poi farmi un occhiolino. Scuoto la testa sorridendo. <<Non c'è e non ci sarà mai nulla con quel ragazzo. Se sarò fortunata non lo rivedrò nemmeno più>> spengo il suo film mentale. <<Dove l'ha incontrato?>> domanda curiosa. <<In una discoteca trovata su yelp, ne è il proprietario>> la informo felice che le nostre conversazioni siano tornate leggere. <<Che?!>> esclama voltandosi di scatto. Ringrazio il fatto che siamo ferme per un semaforo rosso. <<Ha un attico nell'Upper East Side ed una lamborghini>>. Spalanca leggermente gli occhi alle mie parole. <<Mi stai prendo per il culo>> ribatte riprendendosi e ridacchiando. <<Dico sul serio!>> replico. <<Quindi vuoi dirmi che sei andata a letto con uno che caga soldi e non ti sei nemmeno fatta offrire la colazione?>> domanda inarcando un sopracciglio. Qualcuno suona il clacson informandoci che è scattato il verde. Emma riporta gli occhi sulla strada. <<In realtà sono scappata. Ero ubriaca fradicia quando l'ho fatto ed ora me ne pento>> ammetto amaramente. <<Se ti può consolare, io da ubriaca ho chiesto ad Alex di venire a letto con me, quando ancora non ci parlavamo se non era per litigare>> mi svela. Ridacchio appena perché non ce la vedo fare una cosa del genere. <<Ma almeno lo conoscevi!>> esclamo. Mi lancia un occhiata. <<Avevo scoperto il tradimento del mio ragazzo di quell'epoca... se lo avessi fatto me ne sarei dimenticata il giorno dopo, e mi sarei dimentica la mia prima volta>> ammette. <<Oh>> dico semplicemente. La prima volta si pensa che dovrebbe essere speciale per tutte le ragazze. La mia prima volta lo è stata, o almeno in parte. Avevo quindici anni, e lo feci con il mio ragazzo dei tempi delle elementari: Lorenzo. A ripensarci mi affiora un sorriso sulle labbra. Non è stato perfetto anzi, io inesperta, lui inesperto, è stato un mezzo disastro, ma è stato vero. Io lo amavo e lui mi amava, o per lo meno ci volevamo bene. Ci siamo lasciati perché la sua famiglia si è dovuta trasferire in un'altra città. Per ben un anno ci siamo scambiati e-mail o parlavamo al telefono per ore, sino a che piano piano le e-mail diminuirono e le ore diventarono minuti. <<Siamo arrivate>> mormora Emma riportandomi al presente. Mi perdo con lo sguardo sull'imponente edificio del Lincoln Center. È situato tra Amsterdam Avenue e Columbus Avenue, ed è il più vasto centro culturale della città. È costituito da dodici edifici compresa la Juilliard school. Ospita teatri, biblioteche, scuole d'arte e istituzioni culturali, tra cui prestigiosi corpi musicali e artistici della città. Vi si trovano, infatti, la Metropolitan Opera, la New York Philarmonic, il New York City Ballet, la New York City Opera e il Lincoln Center for the Performing Arts. Scendo dalla macchina con una stretta allo stomaco. Lasciamo le valige al suo interno per poi avviarci all'ingresso della scuola. Trattengo il respiro mentre spingo le grandi porte in vetro.

3. I FELL IN LOVE: Mi sono innamorata per sbaglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora