Capitolo 20

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BISOGNO DI AIUTO


"Perché mi comporto come

se fossi forte e potente

quando dentro sto morendo?

E finalmente ho realizzato,

ho bisogno di aiuto..."

- Eminem


<<Dov'è la camera?>> ringhia contro la mia bocca. <<L'ultima porta a sinistra in fondo al corridoio>> ansiamo prima di intrecciare la mia lingua alla sua. Lo sento iniziare a camminare. Non so come faccia a vedere dove va, visto che non stacca la bocca dalla mia, ma sta di fatto che riusciamo a raggiungere la stanza. Mi strizza forte i glutei provocandomi una scossa al basso ventre e facendomi gemere. Ci divoriamo con la bocca sino a che non si stacca da me per posarmi sul letto della camera di Emma ed Alex. La stanza è al buio, se non per qualche lampione che da fuori riflette la luce nella stanza, oppure del tenue chiarore della luna. I suo occhi luccicano di desiderio e sono lo specchio dei miei. Striscio sino ai cuscini mentre lui si posiziona tra le mie gambe. Mi sorreggo sugli avambracci mentre lui si tiene con le braccia per non schiacciarmi. <<Sei bellissima>> mormora prima di avvicinarsi e di baciarmi il collo. Istintivamente lo piego di lato ed inarco la schiena. Le farfalle fanno le capriole nel mio stomaco. Ogni cellula del mio corpo va a fuoco per quanto lo desidera. Il mio cuore pompa ad un ritmo frenetico ed irregolare. Tengo gli occhi chiusi mentre piccoli mugolii sfuggono dalle mie labbra. Con i denti mi morde una spalla mentre con la mano traccia la linea del mio corpo sino a fermasi sul mio petto. Intrecci le mie dita ai suoi capelli e li strattono leggermente. Emette un verso roco di piacere che arriva dritto al mio basso ventre. Inarco il bacino sino a far scontrare i nostri sessi. Lo desidero. Lo desidero come non ho mai desiderato nessun altro. Abbassa la spallina del reggiseno insieme a quella della canotta e mi bacia la spalla sinistra. Sento tanti piccoli brividi attraversarmi il corpo. Mi inarco mentre la sua mano si sposta sulla mia schiena. Sento la sua mano intrufolarsi sotto il top. Il contatto con la sua pelle mi manda a fuoco. Con dita abili sgancia i gancetti del reggiseno. Si stacca dal mio collo e mi guarda negli occhi come a chiedere il permesso. Mi passo la lingua sulle labbra e lui lo interpreta come un via libera. Abbassa anche la spallina desta del reggiseno e lentamente me lo sfila. Non stacca per un attimo gli occhi dai miei ed io faccio lo stesso. È così bello, dolce e perfetto...ed è mio. Mi tiro un po' più in su e lo bacio. Lo bacio dolcemente per poi approfondire inseguito. Non parliamo. O perlomeno non lo facciamo con le parole. Sosta le sue labbra all'angolo della mia bocca e ci deposita un bacio. Si sposta sulla mia mascella. Sul mio collo. Mi bacia una spalla. In mezzo al petto. Mi piego verso di lui. Verso la sua bocca. Mentre piccoli ansimi riempiono il silenzio della stanza. Ispira il profumo della mia pelle. Poi si sposta sui miei seni. Mi prende in bocca un capezzolo ed inizia a succhiare attraverso la stoffa della canottiera. <<Mhmm>> gemo mentre vengo invasa da piccole scosse. Poso le mani sulle sue spalle facendo un piccola pressione ed interrompendo quella deliziosa tortura. Mi guarda preoccupato, come se avesse paura di aver fatto qualcosa di sbagliato. In un gesto fulmineo afferro l'orlo della mia maglietta e la sfilo dalla testa. I suo occhi si spostano sui miei seni duri e turgidi per lui. Si passa la lingua sulle labbra prima racchiuderli con le mani. <<Sono perfetti>> soffia vicino al mio collo. Porto le mie mani sulla sua t-shirt. Voglio che se la levi. Voglio sentire il mio petto premere contro il suo. Percepito il messaggio se la sfila e la lancia dove ho buttato la mia. Scansiono con lo sguardo ogni centimetro perfetto del suo corpo. I bicipiti in tensione e sodi, le sue spalle larghe, il suo addome scolpito e definito, il ciuffo di peli che spunta dal bordo dei jeans. Mi mordo il labbro inferiore mentre allungo una mano ed accarezzo la sua pancia. Lo sento contrarsi sotto al mio tocco. Faccio scivolare le dita sui suoi pantaloni ed inizio a sbottonarli. Lo aiuto a sfilarseli e poi vengono gettati sul pavimento con il resto dei vestiti. Abbasso lo sguardo sui suoi boxer bianchi, dove posso intravedere la sagoma del suo duro e grosso membro. Sento un fremito tra le gambe. Ci scrutiamo a vicenda, senza aggiungere niente. Posa la mano sulla mia spalla e delicatamente mi fa sdraiare sui morbidi cuscini. Non riesco a pensare, a connettere, la mia mente è invasa da lui. Aaron, Aaron e solo Aaron... <<Aaron...>> gemo mentre riprende in bocca un mio capezzolo. Questa volta è meglio della prima, non c'è nulla a separarmi dalla sua lingua. Con la mano stuzzica l'alto, mandandomi fitte dritte al basso ventre. Allaccio le mie gambe alla sua vita. Succhia e mordicchia il mio capezzolo mentre con le mani traccia una linea immaginaria sulla mia pelle. Arriva alle mie cosce, dove risale e strizza i miei glutei. Mi inarco sfiorando il suo sesso che si indurisce sempre di più. Lo sento armeggiare con la chiusura a lampo della mia gonna. Lo aiuto a sfilarla ed anche quel capo finisce sul pavimento. L'unica sola che rimane a dividerci è l'intimo. Mi bacia avidamente la bocca mentre con la mano sfiora la mia femminilità. Mugolo di piacere mentre sento il mio clitoride pulsare. Si stacca lentamente ed ansimante. Mi guarda intensamente negli occhio. I nostri cuori battono all'unisono ad un ritmo alterato. Il mio petto si alza e si abbassa sfiorando il suo. <<Sei bellissima>> mormora. Mi bacia la punta del naso, poi si sposta sul mio zigomo, sulla mia guancia, sul mio collo, bacia la mia spalla. <<Che fai?>> ansimo. <<Bacio ogni tua singola lentiggine>>. Le labbra mi si incurvano in un sorriso mentre sento la sua bocca baciare un mio seno. <<Sai mi sono chiesto più volte se le avessi ovunque...>> soffia contro al mio capezzo che diventa turgido richiamando la sua attenzione. Ci sorride contro prima di prenderlo in bocca. <<Aaron>> mugolo mentre sento che sto per impazzire. Con uno scocco lo lascia e continua la sua discesa di bacia. Mi bacia sotto al petto, la costola, la pancia, poco sopra l'ombelico. Le sue mani sfiorano l'orlo dei miei slip e mi immobilizzo. <<Voglio assaggiare ogni centimetro del tuo corpo... voglio vedere ogni centimetro del tuo corpo...>>. Prima che lui riesca a sfilarmi le mutandine lo blocco per un polso. <<No!>> grido. Si ritrae di scatto mentre io mi metto a sedere sul bordo del letto. Gli do le spalle e porto le braccia al petto per coprirmi. Sento il materasso piegarsi e la sua mano posarsi sulla mia spalle. <<Ehi che succede?>>. Scaccio via la sua mano abbassando la spalla. <<Io non posso>> dico mentre sento delle lacrime rigarmi il volto. <<Marta è uguale. Se non sei pronta va bene...io credevo...>>. Scuoto la testa energicamente. <<Non posso! Non posso! Non posso!>> inizio a gridare. Mi cinge da dietro stringendomi in un abbraccio. <<Va bene...>> mormora dolcemente posandomi un bacio sulla testa. Mi alzo di scatto sfuggendo dalla sua stretta. <<Non va bene! Non c'è nulla che vada bene! È solo tutto un illusione!>> urlo mentre flash mi appaiono nella mente: Io che bacio Diego; lui che accarezza il mio corpo mentre facciamo l'amore; Io che gli dico che lo amo e lui ricambia sorridendomi dolcemente; le due lineette del test di gravidanza; le braccia di Elena che mi stringo in un abbraccio, mentre mi rilascio ricadere sul pavimento; le grida di Diego che voleva una spiegazione; i miei genitori che mi inveivano contro; la prima volta che ho sentito il cuore del mio piccolo fagiolino battere; la prima ecografia; gli occhi di Diego che mi guardavano con amore; le nausee; la prima volta che l'ho sentito muovere dentro di me; la pancia che piano piano cresceva; Diego che mi teneva stretta tra le sue braccia mentre mi accarezzava il ventre gonfio; tutte le volte che mi ha detto che mia amava e tutte le volte che diceva quanto avrebbe amato lui; l'improvviso dolore alla schiena; le fitte al basso ventre; il sangue sulle lenzuola; le parole di Diego che mi informava che il bambino non ce l'aveva fatta; le mie lacrime; le sue lacrime; il volere stare da sola; l'aspettare una madre che non si era mai presentata all'ospedale; il ritorno a casa; il senso di vuoto; le discoteche; l'alcool per dimenticare; New York; Emma; Alex; la piccola Marta; altre lacrime; quella canzone che mi ha toccato l'anima; il locale nell'Upper East Side; le mani di uno sconosciuto sul mio corpo; lo sconosciuto dentro di me... Afferro la maglietta di Aaron da pavimento e la indosso. Non voglio che veda il mio corpo. Non voglio che veda la cicatrice. Sento le mani tremarmi e le gambe molli. Apro la bocca per cercare di respirare. Il mio petto si alza e si abbassa freneticamente in cerca di ossigeno. Le lacrime scendono copiose sul mio volto. <<Marta calmati...stai avendo un attacco di panico>>. La voce di Aaron mi arriva come un lontano eco mentre cerco di respirare. Lo sento avvicinarsi ma io lo allontano. <<Marta! Guardami!>> grida afferrandomi per le spalle. Alzo lo sguardo verso di lui ma lo vedo sfuocato a causa delle lacrime. Ispiro ed espiro profondamente e lentamente ritorno a respirare normalmente. Le mani di Aaron si posano sulle mie guance ed asciuga le mie lacrime. <<Marta...>>. Fa un passo verso di me ma io mi divincolo dalla sua presa e mi allontano. Un cellulare che squilla cattura la mia attenzione. Mi piego ed in mezzo al mucchio di vestiti recupero un telefono. Capisco che l'apparecchio è di Aaron e glielo porgo per impedirgli di insistere. Quando l'occhio mi cade sul display ritiro la mano e guardo la foto di chiamata. <<Perché Cyndi ti sta chiamando?!>> grido. <<E perché lo sta facendo a quest'ora?!>>. Gli occhi tornano a riempirsi di lacrime mentre osservo la loro foto. È Cyndi ad averla scattata, si capisce dal modo in cui tiene il braccio, mentre quello libero lo posa su Aaron che fa un sorrisetto all'obbiettivo. La cosa che mi fa stare peggio però, sono le labbra di Cyndi premute contro la guancia di lui. Sento una stretta allo stomaco mentre gli lancio il telefono. <<Non lo so>> mormora lui accigliato. <<Perché ha il tuo numero?>>. Sento la raggia, o meglio la gelosia scorrermi nelle vene. Perché lo chiama così tardi? Perché c'è una di loro foto dove lei lo bacia? <<Al mio numero perché siamo amici>> osserva duro. <<E da quando?>> ribatto acida. <<Dal primo giorno di accademia>>. Il suo tono perentorio. <<Da prima che tu arrivassi>> continua. Mi mordo l'interno guancia per non cedere alle lacrime. <<Perché c'è la vostro foto? Perché ti sta baciando?>>. Il suo sguardo è stanco. Si passa una mano tra i capelli. <<Non lo so, l'avrà impostata lei quando dopo averla scattata ha salvato il suo numero sul mio cellulare>> sbuffa. Incrocio le braccia al petto. <<Vattene>>. Il mio tono è freddo, lontano. <<Marta...>> fa un passo verso di me. <<Va via!>> grido. <<Si può sapere che cazzo ti prende?!>> sbotta. Mi afferra per i bracci e mi obbliga a guardarlo. <<Voglio solo aiutarti...dimmi cosa succede>> la sua voce è dolce e triste, intrisa di preoccupazione. Abbasso lo sguardo mentre le lacrime tornano a scendere copiose. <<Vattene>> ripeto in un sussurro. Sento le gambe molli e mi lascio ricadere sul pavimento. Aaron mi segue e mi stringe in un abbraccio. <<Cos'hai? Ti prego parlarmi...>>. Sento il mio cuore stretto in una morsa. <<Voglio stare da sola!>> esclamo divincolandomi. Non lascia facilmente la stretta. <<Lasciami!>> grido. <<Vattene, vattene da Cyndi>> sputo. Lo vedo contrarre la mascella. <<Non c'è nulla tra me e lei!>> urla. Non l'ho mai visto in questo stato, non l'ho mai visto alzare la voce. Si passa una mano tra i capelli esasperato. <<Vattene per favore>> mormoro stringendo le gambe al petto. <<No>>. <<Allora me ne vado io!>> esplodo alzandomi. Infilo velocemente la gonna sopra la sua t-shirt e lo supero uscendo dalla camera. <<Marta! Smettila!>> mi grida dietro. Raggiungo la sala pronta ad infilarmi le scarpe che avevo lasciato ai piedi del divano. Osservo la chitarra sul pavimento e riprendo a piangere mentre le parole della canzone di Aaron si ripetono nella mia mente. "Un angelo di fuoco... ed io ho bisogno di un angelo, per salvarmi da me stesso... Ho bisogno di un angelo... per salvare la mia anima...". Ha bisogno di un angelo, non di me... penso mentre mi mordo il labbro fino a che non sento il sapore metallico del sangue. Sento una stretta salda sulle mie spalle. <<Marta...>>. Non mi volto, non ce la faccio. <<Ti prego...guardami>>. Scuoto la testa. Le sue mani scendono in una carezza lungo le mie braccia sino ad interrompere il contatto. Un brivido di freddo mi attraversa. <<Me ne vado io allora>> mormora. Non mi muovo. Non mi volto. Rimango immobile, mentre le lacrime mi rigano il volto, sino a che, dopo una decina di minuti, non sento la porta sbattere. Mi lascio ricadere in ginocchio mentre solo i miei singhiozzi spezzano il silenzio.

3. I FELL IN LOVE: Mi sono innamorata per sbaglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora