Your hands in mine.

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Erano passati soli due giorni dalla mia prima volta e dal giorno in cui avevo litigato con Damiano. Non ci eravamo più visti, nè più sentiti e per evitare che ciò che era accaduto tra me e lui compromettesse gli equilibri della band, decisi di evitare di parlare con Ethan, Victoria e anche Thomas, nonostante probabilmente avessero intuito che c'era qualcosa che non andava in me, mi conoscevano troppo bene.
Lo avevo perso, forse per sempre.
Certo, faceva terribilmente male ricevere una simile delusione, ma non mi ero affatto pentita di aver fatto l'amore con lui e, se avessi potuto tornare indietro, lo avrei rifatto.
Eppure, erano due notti che non dormivo più bene e che non mangiavo.
Mi guardai allo specchio per sistemare i capelli, avevo un aspetto orribile, stanco, provato.
Compresi che, quella mattina, non c'era nessuna possibilità di avere un aspetto decente, così decisi di mettere soltanto un po' di correttore per coprire le occhiaie violacee e uscii da casa per andare in facoltà, pensando a quanto fossi a pezzi ed era tutta colpa di Damiano e dei suoi maledetti occhi che mi avevano stregata. Appresi, attraverso un avviso su Facebook, che c'era uno sciopero nazionale dei mezzi. Avrei dovuto prendere l'auto, se volevo proprio arrivare in tempo per la lezione. Entrai nel veicolo, inserendo le chiavi nel quadro di accensione e misi in moto. Arrivai a un incrocio e mi fermai al semaforo. Aspettai con pazienza che scatti il verde, cercando di liberare la mia testa dai pensieri, di non pensare a Damiano e di concentrarmi sul mio futuro. Tuttavia, in un attimo le cose cambiarono, la paura prese il sopravvento su di me: un forte rumore alla mia sinistra attirò la mia attenzione, costringendomi a voltarmi. Un'auto scura, di grossa carrozzeria sfrecciò verso di me a tutta velocità e in un attimo, mi ritrovai fra le lamiere accartocciate della mia macchina, schiantata contro un palo della luce. La testa, sbattuta con violenza contro il volante, sanguinava, la vista iniziò ad annebiarsi e la coscienza a venire meno. I pensieri scomparvero, riuscii a percepire solo uno strano ronzio nelle orecchie, poi il nulla.
Prima di chiudere gli occhi, vidi il guidatore dell'auto che ha provocato l'incidente, correre verso di me. Aveva anche una bambina in auto, almeno credo che si trattasse di una bambina. L'uomo barcollava, ma non era messo male quanto me. Non lo vidi nitidamente, vidi solo la sua sagoma.
Ciò mi fece pensare che non avrei più aperto gli occhi, che non avrei rivisto i miei genitori, i miei amici, Ethan e Damiano. Già, Damiano... Pensai per un attimo al suo sorriso e quello fu il mio ultimo pensiero.
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Buio, non vedevo altro. Mi sentii quasi soffocare da tutta quella oscurità che mi trascinava verso l'oblio. Camminavo sola, sotto di me c'era il nulla più totale, o almeno, avvertivo una profonda sensazione di vuoto.
Riuscii a percepire il mio corpo completamente immobile e il mio respiro debole, mentre tutto intorno a me taceva, eppure il tempo continuava a scorrere. Tutti continuavano a condurre le loro vite, a fumare, bere, ridere, scopare, fare l'amore, insistere nonostante le spalle gli avessero ceduto a fatica, a portare avanti le loro esistenze, nel bene e nel male. Io invece potei sentire che mia vita che era appesa a un filo.
L'unica cosa che ricordo è un rumore acuto metallico, non continuo. Era penetrante e fastidioso, ma non riuscivo a capire bene cosa fosse e poi un forte odore di disinfettante, come quando io ed Ethan, quando avevamo dieci anni decidemmo di andare in bici, ma Ethan, non avendo visto un sassolino che era a terra, non frenò. La bici si ribaltò e cademmo a terra. Io mi alzai dopo pochi istanti, avevo solo il gomito e il ginocchio destro sbucciato, anche se sanguinavo parecchio. Ethan, invece, si ruppe il braccio e mio padre dovette portare entrambi in ospedale, dove mi medicarono proprio con quel disinfettante dall'odore acre.
Conservavo ancora la cicatrice sul gomito dovuta a quel brutto incidente, ma la portavo con orgoglio, come un segno di vita vissuta, anche se mi aveva provocato tanto dolore.
Il buio e il vuoto stavano prendendo il sopravvento su di me, mentre cercavo in tutti i modi di fuggire, ma non c'era assolutamente via di scampo. A me il buio non era mai piaciuto.
Poi, all'improvviso, vidi Damiano. O meglio, qualcuno che, pur non avendo le fattezze di Damiano, identificavo con lui.
Potei riconoscere la sua bellissima voce, quella voce che nella parte più profonda di me, avevo sempre desiderato.
"Te ricordi quella sera sulla terrazza? Quando ti ho detto che le stelle non erano l'unica cosa bella da guardà? Era perché a me delle stelle, quando ce sei tu, non me ne fotte un emerito cazzo.
Perché tu sei bella, sei più bella di tutta Roma e fanculo Roma!
E poi ti ricordi quando mi hai detto che avresti provato a farmi innamorare di te? Ecco, io li me so spaventato, soprattutto quando qualcosa di simile all'amore l'ho sentito. L'ho sentito mentre stavamo facendo l'amore. E dico che stavamo a fà l'amore, perché io finora non l'ho mai fatto davvero. Con le altre è stato solo sesso, solo 'na scopata, ma con te è stato...diverso. L'ho sentito quando, dopo avermi stretto forte a te, dopo che i nostri corpi si erano intrecciati, mi hai sorriso in quel modo. Non mi avevi mai sorriso così e quel sorriso non lo posso mai dimenticà. Forse perché non hai mai riso davvero e sappi che vorrei vederti sempre sorridere in quel modo, anche a costo di vederti lontana da me. L'ho sentito quando mi hai rivelato le tue paure, le tue fragilità, l'ho sentito forse anche prima, quando quel giorno di tre anni fa da ubriaca mi hai guardato e mi hai detto che dovevamo parlà, che non eravamo più ragazzini, che eravamo diventati grandi e che quando si è grandi, ci sono un sacco di cose che cambiano. Io non capivo che stavi a dì, non l'ho capito e allora tu mi hai baciato e lì  sono rimasto fottuto, perché ho pensato a te per tutto il tempo dopo e ai tuoi occhi in quel preciso momento, ce penso pure adesso" mi sussurrava.
Sentii la sua mano gelida stretta nella mia. Avrei tanto voluto sfiorargli il viso dolcemente, quasi per dirgli di restare, ma continuavo a restare immobile su quel letto, con la paura di essere avvolta dall'oscuro oblio.

Give me Love-Damiano David//ManeskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora