Essere tutto. (Epilogo)

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L'aeroporto di Roma Fiumicino era gremito di persone che si spostavano da una parte all'altra. Cercai con lo sguardo Damiano ed Ethan, prima di vederli in lontananza, mentre ci aspettavano. Damiano era poggiato ad una parete con le braccia conserte e accanto a lui c'era il mio bellissimo fratellino. Anche lui era cambiato tantissimo, stava diventando un uomo. Potei osservare il suo sguardo illuminarsi non appena vide Lidia.
Non gli avevo detto che ci sarebbe stata anche lei, volevo fargli una sorpresa e in effetti, riuscii nel mio intento.
Corse incontro a lei e la baciò, cingendole la vita con le braccia, poi l'aiutò a trasportare i bagagli. Anche Damiano si avvicinò a me, dandomi un bacio a stampo. Fece per prendere una valigia, ma lo fermai:"no Damià, lascia, faccio io" gli sorrisi. Stava per dire qualcosa, ma fu interrotto da alcune ragazzine che chiamarono lui e mio fratello.
I due ragazzi ci guardarono come per chiederci il permesso:"andate andate" gli dissi, "non fate attendere le fan" scherzò Lidia.
"Aspettateci all'uscita"
I ragazzi arrivarono qualche minuto dopo, Damiano aveva un enorme segno di rossetto sulla guancia.
"Sei tutto sporco!" Gli dissi.
Lui alzò gli occhi al cielo:"sti cazzo de rossetti!" Esclamò, sfregandosi la guancia con il palmo della mano.
Era talmente buffo, che iniziai a ridere:"aspetta, scemo. Te lo tolgo io" mi offrii.
"Damiano e i rossetti oramai sono diventati nemici!" ci disse Ethan. "Ancora ricordo la faccia che ha fatto quando Belen gli ha dato un bacio sulla guancia e gli ha lasciato il segno!" Aggiunse.
Ah, quindi Belen aveva osato... Eh no, eh! Questa me l'avrebbe pagata!
"Ah,si?" Dissi incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio, "immagino che prima di scoprire il segno del rossetto ti sia piaciuto eccome!" Ammisi, sollevando gli occhi al cielo.
"Tu li dai meglio!" Mi sussurrò Damiano, accennando un sorriso. Quella rassicurazione, seguita dallo sguardo dolce del mio fidanzato, mi tranquillizzò. Non avevo alcun motivo di essere gelosa di una persona più grande di lui. Dovevo un attimino controllarmi, perché sarebbe successo anche con altri personaggi. Avendo lavorato nell'ambiente della musica, sapevo bene come andavano certe cose e a volte si incontrano delle persone che non sai nemmeno chi siano, ma sono più importanti di te e che quindi devi rispettare.
"Ecco fatto" sorrisi, dopo averlo smacchiato, dandogli un bacio.
Dopo aver sistemato le valigie nel bagagliaio ed essere salite in macchina, Damiano mise in moto e dopo un'ora passata nel traffico della Capitale, giungemmo a casa.
Le luci erano spente, probabilmente non c'era nessuno. Anche se erano ormai le nove di sera, dove potevano essere?
"Mamma, papà?" Li chiamai.
"Sorpresa!" Sentii esclamare e le luci si riaccesero.
I miei genitori mi avevano organizzato una festa.
C'erano anche Vic e Thomas. Iniziai a sentire gli occhi umidi a causa delle lacrime. Mi ero commossa tantissimo nel vedere ciò che i miei avevano preparato per me. Non avevo mai ricevuto una festa a sorpresa, o meglio, una sorpresa da parte loro. A parte una volta, ma non può essere nemmeno definita sorpresa, quando, il giorno del mio diciottesimo compleanno, mi avevano fatto credere che ci fossero stati dei problemi con l'ordine della torta e invece avevano solo cambiato lo stile del dolce con uno più elegante che avevo sempre sognato, ma che non potevamo permetterci.
Quella fu la prima volta che qualcuno organizzava per me una cosa simile.
Mia madre iniziò a piangere e ad abbracciarmi e all'abbraccio partecipò anche mio padre, poi fu la volta di Thomas e Victoria.
"Questo è per te" mi disse Thomas
"Avevamo pensato de fatte un regalo, ma nun sapevamo che te dovevamo regalà" disse Victoria, "poi semo passati davanti 'na libreria. È stata 'a prima e l'ultima volta che entramo. Se guardamo e Vic me dice:"je regalamo 'n libro" mi raccontò Thomas ridendo e porgendomi una confezione regalo rossa.
Aprii quella confezione e con mia grande sorpresa trovai una copia di "Il cacciatore di aquiloni" di Khaled Hosseini.
"È una storia di amicizia" disse Victoria.
"Per te mille volte ancora" feci io, guardandola. Avevo già letto quel libro e per me un regalo del genere aveva un valore molto molto particolare.
"Ma che stai a dì?" Domandò Thomas.
"É una frase del libro" ridacchiai.
"Questo è da parte mia" mi disse Damiano, porgendomi un pacchetto.
"Cosa mi devo aspettare?" Chiesi.
"Aprilo e vedi" sorrise.
Scartai tutta la confezione e trovai un cd dei Sex Pistols.
"Non ci posso credere!" Esclamai.
"'Un libro e un cd, così finalmente te fai na cultura" disse con tono ovviamente sarcastico, anche se questo non gli evitò di essere fulminato dallo sguardo.
"Ah ah ah, coglione"
"Damiano ha avuto l'idea della festa" disse mia madre, come per giustificarlo.
Ethan scosse la testa:"la finiranno mai questi due?" Chiese, rivolgendosi a Lidia, che ci guardò divertita facendo spallucce.
"Non credo proprio" disse, "in fondo, non puoi amare qualcuno senza temerlo o odiarlo un po'" aggiunse poi, posando le labbra su quelle di mio fratello.
...
"Voglio che tutto sia pronto per il tour" disse Damiano, rivolgendosi al suo manager, eravamo tutti a casa sua, per le ultime prove, prima del grande debutto.
"Domani si suona al Palalottomatica!" annunciò Thomas, con una punta di orgoglio e trepidazione nella voce.
"Ma vi ricordate quando fino a qualche anno fa andavamo a sentire i concerti degli altri là?" Chiese Ethan, seduto accanto a Linda, che era diventata ufficialmente la sua ragazza.
"E domani ce semo noi" affermò Damiano
"seh seh noi!" Lo seguirono gli altri, urlando.
"Ricordate quando siamo scappati di casa per andare al concerto di Madonna?" Chiesi.
"Seh, poi Victoria si è rotta a gamba e semo dovuti tornà indietro" ricordò amaramente Thomas, suscitando una risata generale.
"Che bastardi che siete!" fece Vic. "Me so fatta male davvero quella sera" si accigliò.
"Speriamo che domani sera vada tutto bene" disse mio fratello.
"Ma si, ma come deve annà?" Chiese in maniera retorica Thomas.
"Allora a domani, regà!" Esclamò Damiano, battendo il cinque a tutti.
"Me raccomando a te! Te vojo vedè attivo domani!" Si rivolse ad Ethan, che rispose annuendo con la testa.
"Tu non torni a casa?" Mi domandò mio fratello, guardandomi in maniera interrogativa.
"No, resto un po' qui con Damiano, poi non lo vedrò per un bel po'" dissi con un tono sommesso. Ci eravamo raggiunti dopo quasi due anni e tante difficoltà, era dura pensare che sarebbe dovuto andare in tour per tutto quel tempo e avrei potuto vederlo così poco, anche se era meglio così per lui. Avevo conosciuto pochi artisti con la sua stessa ambizione, con quella voglia di imparare e dare sempre di più sul palco. Anche gli altri lavoravano sulle basi e sui vari arrangiamenti in maniera meticolosa, mettendoci tantissima cura. Vederli suonare nei migliori palazzetti d'Italia, davanti a decine di migliaia di persone, mi rendeva orgogliosa di loro e si, lo meritavano.
Ci sdraiammo sul suo letto, indossando solo la biancheria intima. Damiano era accanto a me, poggiato su un gomito, mentre con l'altra mano attorcigliava i miei capelli. Io con le unghie, tracciavo il contorno del tatuaggio che aveva fatto sul fianco sinistro: erano delle piccole ali. Lui diceva sempre che aveva scelto di tatuarle per una frase che gli piaceva molto:"per quel paio di ali d'oro avremmo pagato tutto l'oro al mondo" e per nessun altro significato in particolare, come pensavo all'inizio.
"Meno male che hai smesso di coprirti con il lenzuolo" bisbigliò inaspettatamente, mentre il suo sguardo scese sulla cicatrice a forma di fulmine che avevo sulla coscia: l'unico segno che mi era rimasto addosso dall'incidente e con cui, probabilmente avrei dovuto convivere per tutta la vita. Ma ero felice lo stesso, poteva andarmi peggio.
Aggrottai la fronte e sollevai la testa per guardarlo meglio dritto negli occhi:"ti dava fastidio?"
"Si" rispose lui, "e anche parecchio. C'hai n'fisico della madonna, che cazzo te copri?"
"Infatti mi vergognavo e non volevo che tu mi guardassi"
"Ma ti ho vista nuda comunque! Ti ricordi quando sei venuta in soggiorno solo con il reggiseno e le mutandine con gli orsetti?" Mi chiese.
E come potevo dimenticarlo? Quel giorno è iniziato tutto.
Annuii "ovvio che ricordo!"
"Beh, sò cambiate tante cose" osservò Damiano, "innanzitutto hai iniziato a indossare degli slip diversi" sorrise in modo malizioso. Mi piaceva quando sorrideva: gli occhi gli diventavano piccolini e il naso gli si appiattiva. Aveva un sorriso di quelli perfetti, direi invidiabile, con i denti perfettamente allineati e mi faceva impazzire il fatto che, mentre sorrideva, mettesse la lingua tra i denti, gli dava un'aria molto sensuale.
Lo conoscevo da anni, eppure non lo avevo mai visto sorridere così tanto come in quei giorni. Si vedeva che era felice. Forse perché con la musica le cose gli stavano andando bene, oppure perché al di là di tutto, era riuscito ad essere onesto con sè stesso e a rivelarmi ciò che provava.
Alzai lo sguardo verso il comodino e una foto attirò la mia attenzione, mi allungai per prenderla e la guardai: eravamo io e lui il giorno di quel mio "famoso" sedicesimo compleanno.
"E questa?" Gli chiesi, mostrandogliela.
"Beh..."
"Pensavo che non ce l'avessi più!" esclamai
"È impossibile, la fissavo ogni sera" scosse la testa. "È una delle poche foto belle che abbiamo insieme, in cui siamo vicini e tu non hai una faccia schifata" osservò.
Iniziai a ridere:"ne faremo altre, promesso" gli assicurai, dandogli un bacio a stampo.
"Viè qua" mormorò dolcemente, aprendo le braccia e attirandomi a sé.
Eravamo anime in cerca di orizzonti che non conoscevamo, carezze, sorrisi, abbracci, cieli stellati sulle terrazze di Roma, albe dentro una coperta e un pò d'amore. Eravamo noi: pieni di difetti, pieni di paure e di nostalgie che ci portavamo dentro. Avevamo bisogno d'amore, avevamo bisogno di amare, per sentirci vivi, per completarci, per essere unici nelle nostre vite a metà.
Eravamo paure e mani, silenzi e lacrime, lingue e corpi, mancanze e solitudini.
Forse non eravamo niente, ma avvinghiati, su quel letto, potevamo essere tutto.
Guardai il cielo, c'erano le stelle.
Sentii che il suo respiro che era diventato regolare, lo osservai mentre dormiva, poggiai la testa sul suo petto e ascoltai il battito del suo cuore.
Lui era quello che più mi era mancato: l'infinito.

Fine.

Ringraziamenti
Ci tenevo a ringraziare tutti voi: la fantastica Crew dei Maneskin, mia sorella Veronica che è stata la prima a leggere il finale e mi ha dato anche qualche consiglio.
Ringrazio voi che vi siete emozionati leggendo questo racconto. Sappiate che suscitare delle emozioni attraverso la scrittura è molto difficile e se sono riuscita nel mio scopo, mi sento davvero felice e onorata.
Ringrazio anche le persone a cui non è piaciuto, perché al di là di tutto, le critiche costruttive aiutano a crescere e a fare sempre meglio.
Ringrazio il mio professore d'italiano e il mio papà che mi hanno sempre incoraggiata a scrivere e dulcis in fundo, ringrazio i Maneskin, perché con la loro musica mi regalano sempre un sorriso inatteso ❤️ Spero che voi siate pronte per un nuovo viaggio:la storia di Scarlett e Damiano.

Give me Love-Damiano David//ManeskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora