Castle maledì se stesso e tutta quella situazione. Rimase fuori dal distretto appoggiato al muro cercando di capire cosa fosse successo tra loro. Kate era gelosa di Meredith? Possibile? Oppure lui aveva fatto qualcosa per farla arrabbiare e non si era reso conto? Gli mancava, era dura ammetterlo perché sapeva che poteva implicare altro, ma gli mancava terribilmente. Gli mancavano le sue mani, il suo corpo, gli mancava respiro di lei sulla pelle, la sua voce che gemeva ai suoi tocchi. Strinse i pugni facendosi quasi male: come era arrivato a quel punto? Era tutto un gioco, era uno scherzo, la passione di una notte che stava diventando di più e non poteva permetterselo, perché evidentemente era qualcosa che a lei non la toccava. Forse si era solo stancata di quel gioco tra loro. Forse...I pensieri di Castle si interruppero quando sentì la risata di Beckett provenire dall'entrata del distretto. Ne uscì poco dopo in compagnia di un detective della narcotici che aveva incrociato un paio di volte per avere delle informazioni su un'indagine e non gli era mai piaciuto, con quel suo modo di fare decisamente troppo galante nei confronti di Beckett, per quel sorriso smagliante, il fisico atletico e quella faccia che poteva stare bene in una serie tv di quart'ordine. Lì osservò e Kate gli rivolse un'occhiata fugace mentre si allontanava invitando il detective nella sua auto parcheggiata dall'altro lato della strada. Gli sembrò che anche lui lo stesse guardando, che gli avesse addirittura riservato un sorriso compiaciuto e gli avesse ammiccato con quegli occhi azzurri che beh, almeno su quelli non aveva nulla da invidiargli. Si guardò specchiandosi nella porta a vetri del palazzo lì vicino: veramente era più affascinate quel detective lì di lui? Richard Castle che si metteva in competizione con un detective della polizia di New York, lui che ad ogni parti aveva una fila di donne che avrebbero fatto di tutto per uscire di lì sotto braccio con lui, uno degli scapoli più ambiti della città. Eppure quel detective anonimo, quel Miller di cui non ricordava nemmeno il nome era uscito da lì con l'unica donna che gli interessava in quel momento, l'unica che sentiva di non poter avere. Era forse questo ad affascinarlo tanto di lei? La difficoltà della preda? forse sì, era meglio dire a se stesso così. Sospirò e poi si voltò verso la strada, fermando il primo taxi che passava di lì.Guardò pigramente fuori dal finestrino lungo tutto il percorso che lo riportava al loft, aveva detto l'indirizzo di casa distrattamente, in automatico, senza pensarci troppo su. La voce del tassista lo riportò alla realtà nel momento in cui si fermò proprio davanti al portone del suo palazzo. Rimase a guardarlo per qualche istante, mentre l'uomo di mezza età aspettava impaziente i suoi soldi e riprendere il suo lavoro, ma Rick non sembrava intenzionato a scendere, anzi, si accomodò sul sedile, appoggiandosi sul poggiatesta e chiudendo gli occhi. Gli disse un altro indirizzo dove farsi portare, senza sapere perché.Una volta arrivato proseguì per un isolato ancora, facendo accostare il taxi vicino ad una caffetteria aperta tutta la notte. Era l'unico cliente oltre un fattorino che si stava riposando in un tavolo in fondo alla sala. Respirò il buon odore di caffè, chiuse per un istante gli occhi e pensò a lei, così prese due tazze di caffè, fu qualcosa di automatico, senza pensarci, i soliti due caffè che da mesi ormai prendeva sempre.Tornò indietro verso l'appartamento di Beckett, fermandosi quando fu a pochi metri dal suo portone. Cosa ci faceva lì, come un'idiota, con due caffè in mano quando era già notte, dopo quello che era successo al distretto. Cosa voleva fare, scusarsi? E poi di cosa? Non era stato lui a lasciarla come un idiota senza motivo. Allora perché in fondo si sentiva in qualche modo colpevole?Cosa sperava di fare, di aspettarla e di darle quel caffè mentre magari rientrava con il detective Miller, oppure peggio, forse loro erano già lì da lei, molto impegnati. Avrebbe potuto essere, cosa c'era di male? Loro non avevano vincoli. Perché dovevano averne? Castle alzò gli occhi cercando la finestra di camera di Beckett, sperando di vedere qualcosa o forse di non vedere proprio nulla. Le luci erano tutte spente. Era un buon segno. O forse un pessimo segno. Avrebbe voluto salire e bussare e accertarsi di persona se erano lì e se... Certo, come se lei in quel caso gli avrebbe aperto. Magari poteva appostarsi vicino alla porta e provare a sentire se dentro c'era qualcuno, così poi se lei si accorgeva gli avrebbe come minimo sparato, forse questa volta anche a ragione.- Castle! Cosa ci fai qui!Era ancora immerso nei suoi pensieri senza senso che per fortuna nessuno poteva sentire, quando sentì la voce di Beckett chiamarlo alle spalle con un tono misto tra il sorpreso ed il severo. Trasalì talmente tanto che rovesciò entrambe le tazze a terra, schizzandosi di caffè ovunque. Avrebbe dovuto girarsi e gioco si immaginava fare quella pessima figura davanti a quel detective tutto precisino che avrebbe riso di lui fino alla fine dei suoi giorni.- Castle? - lo chiamò ancora Beckett che si era accorta che aveva appena combinato qualche guaio.Trovò il coraggio di voltarsi e la vide sola appoggiata alla sua macchina che aveva appena parcheggiato. Senza nemmeno risponderle si piegò per guardare dentro l'abitacolo cercando tracce di Miller che non trovava, quindi si sporse oltre lei per vedere se fosse rimasto indietro.- Castle, allora, si può sapere cosa i fai qui e cosa stai cercando alle mie spalle? - chiese spazientita.- Ero venuto a prendere un caffè. - rispose continuando a vedere se avvistava il detective.- Qui?- Sì, ehm... c'è un'ottima caffetteria.- Se è quella laggiù fa schifo. Il caffè sa di bruciato. Direi che quello è il posto migliore dove possa stare. - Disse Beckett indicando la chiazza di caffè sul marciapiede.- Ehm... non lo so, non lo avevo ancora assaggiato.- Sei in compagnia, Castle? Aspetti qualcuno che deve raggiungerti? - gli chiese ancora più scocciata del fatto che lui non le stesse dando la giusta attenzione ma continuasse a guardarsi intorno.- Io? No, perché? Ero qui... solo... - Gli sembrò di dover dire l'ovvio.- Due tazze, due caffè, due persone. È logica, Castle. E ti guardi intorno come se cercassi qualcuno. Si può sapere, allora, che ci fai qui e chi cerchi.- Miller.- Miller? - Chiese Beckett stupita.- Siete usciti insieme, no?- Non siamo usciti insieme. L'ho accompagnato a casa perché la sua macchina oggi è rimasta distrutta in un inseguimento.- Oh... - Castle era senza parole.- E anche se fossimo usciti insieme, non lo dovrei dire di certo a te. - precisò dopo una pausa- No, no... - Provò a giustificarsi.- Ma poi cosa pensi, che sono come te? Che mi porto a casa il primo che capita? - Sembrava ancora più arrabbiata di prima al distretto e stavano dando spettacolo su quella via per fortuna quasi deserta quella notte.- Io non mi porto a casa la prima che capita! - lo sguardo di Kate lo trafisse. - Non sempre almeno. E comunque il caffè era per te. - Puntualizzò Rick cercando di riprendersi un po' di dignità.- Mi volevi portare il caffè pensando che fossi con Miller? - Beckett scoppiò a ridere per l'insensatezza di tutta quella situazione e per Castle tutto schizzato di caffè che stava davanti a lei imbambolato senza risponderle. - Dai, sali. Così ti sistemi quella camicia che così puzzi troppo di caffè. - lo superò senza dirgli altro e lui come un automa la seguì.- Sei veramente inzuppato di caffè! - Gli disse uscendo dall'ascensore che era diventato saturo dell'odore forte della bevanda.- Pensavo ti piacesse il caffè. - replicò lui.- Sì, ma non addosso alle persone. - gli rispose mentre apriva la porta di casa lasciando che lui la seguisse.Appena Castle fu dentro richiuse la porta alle loro spalle e quando Beckett si voltò se lo trovò inaspettatamente troppo vicino. Non avevano detto nulla di quello che era accaduto al distretto, come sempre, non parlavano mai di quello che accadeva tra loro, in positivo o in negativo. Era qualcosa che rimaneva congelata in quell'attimo, sospesa in una dimensione dove non c'era bisogno di chiarimenti che avrebbero implicato troppe complicazioni. Kate guardò le labbra di lui, appena socchiuse e Rick le avvicinò a lei, baciandola senza trovare alcuna resistenza, stringendola immediatamente con le mani che viaggiavano sulla schiena di lei, facendola aderire al suo corpo sul quale lei si abbandonò ricambiando quel bacio.- Adesso sono tutta sporca anche io! - gli disse appena le loro bocche si separarono con un tono che voleva essere di rimprovero ma che proprio non riuscì ad essere convincente, guardando la camicia bianca con un alone marrone.- Vorrà dire che dovrai toglierla... - Le sussurrò lui armeggiando con i bottoni andando a scoprire il décolleté.- Castle... - Lo fermò poggiando le sue mani sopra quelle di lui, ma Rick fece qualcosa che la prese in contropiede, piegando la testa, baciandogliele, in quella che voleva essere una sorta di rassicurazione e richiesta. Kate annuì mentre i loro occhi si specchiavano gli uni negli altri e Rick riprese a sbottonarla, mentre anche lei aveva iniziato a fare altrettanto. Le camicie finirono a terra e Castle sollevò Beckett sorprendendola ancora, portandola in camera da letto. La fece distendere e le sfilò gli stivali e poi i jeans rimanendo a contemplare lo spettacolo di lei coperta solo da un succinto intimo. Quando i loro sguardi si incrociarono ancora, Beckett ne ebbe paura, e spostò lo sguardo di lato, coprendosi colta da non sapeva quale vergogna con le braccia.Aveva paura dei loro sguardi che sapevano molto di più di quello che loro volevano dirsi, aveva paura che lui leggesse tutto quello che aveva pensato in quei giorni, aveva paura di diventare vulnerabile, che quella situazione prendesse il sopravvento sulla razionalità, che valicasse i confini che si erano imposti, sempre che non l'avesse già fatto. Gli occhi sapevano, ed anche i loro corpi, perché un brivido la attraversò appena lui si avvicinò, cominciando a baciarla sul collo, scendendo con la solita maestria sul suo corpo, toccando ogni suo punto più sensibile che sembrava conoscere ormai a memoria. Castle le sfilò il reggiseno e Beckett lo agevolò assecondando i suoi movimenti. Le piaceva sentire le mani di lui suo proprio corpo più di quanto volesse ammettere a se stessa, più di quanto riuscisse a controllare la sua volontà di non essere completamente in sua balìa. Era tutto così giusto, così naturale e così sbagliato allo stesso momento, almeno questo era quello che la sua mente nei barlumi di lucidità le ripeteva, ma lei non voleva ascoltare. Le mani di Castle sapienti lambivano il suo corpo insieme alle sue labbra, raggiungendo l'elastico degli slip. Non glieli sfilò, sorprendendola, ma ci girò intorno, percorrendo le cosce all'esterno e poi all'interno, facendola rabbrividire quando sentiva il respiro caldo di lui avvicinarsi al centro del suo piacere. Ma c'era qualcosa di diverso dal solito in ogni suo movimento, sembrava quasi che quella sera il sesso fosse secondario a tutto il resto, alla voglia di lui di avere ogni parte di lei e questo le provocava nuovi e diversi brividi di piacere e di paura, non di lui, di quella situazione di quello che avrebbe voluto che fosse, di quello che non era, di quello che aveva paura diventasse. La bocca di Castle che risalì il suo corpo e trovò quella di Beckett mise un freno ai suoi pensieri, obbligandola a pensare solo a quel momento, a lui, a quello che stava vivendo, assaporando ogni momento senza farsi più domande, perché non ne ebbe modo, perché i sensi ed il piacere presero i sopravvento quando mentre la baciava Rick fece scivolare la mano all'interno dei suoi slip, sorprendendola ancora, lasciandola senza fiato e sorridendo compiaciuto di questo, tra un bacio e l'altro. Le sfiorò con i polpastrelli le labbra più nascoste e lei istintivamente chiuse un po' le gambe per non farlo scappare via. Non aveva alcuna intenzione di farlo, doveva averlo capito anche lei e si rilassò, chiudendo gli occhi e godendosi il suo massaggio sempre più profondo, sempre più bagnato. Kate si morse inferiore non riuscendo a trattenere un gemito di piacere quando lui varcò la soglia dell'entrata di lei con le dita. Non potè vedere lei lo sguardo di lui mentre osservava ogni sua più piccola smorfia di godimento che le stava concedendo e Castle ne fu felice, perché così poteva anche lui contemplarla senza alcuna paura. La fece arrivare al limite e la portò oltre, lasciò che le gambe che strinse nell'orgasmo improvviso imprigionassero la sua mano con le dita che si muoveva ancora rapide dentro di lei, rinnovandole quel piacere ad ogni tocco. Quando l'onda si fermò e riprese a respirare normalmente Beckett riaprì gli occhi trovandolo ancora a lì al suo fianco a guardarla e sembrò quasi essere sorpresa che fosse così e lo fu ancor di più di se stessa, quando si ritrovò ad accarezzagli il volto sorridente, come volesse ringraziarlo, invitandolo poi ad un nuovo bacio, ed un altro ancora e così via fin quando non si accorse che nel frattempo anche lui si era spogliato ed ora rimanevano solo quegli slip tra di loro ed erano decisamente di troppo. Glielo fece capire e lui levò ogni barriera tra di loro, coprendola con il suo corpo, puntellandosi con i gomiti ai suoi lati per non schiacciarla con il suo peso. La voleva. La voleva dal momento in cui se ne era andato da quella casa per andare a prendere Meredith, ma non poteva dirglielo.Fu lei a rompere gli indugi, a condurlo dentro di sé ed il sospiro che fece nel momento in cui lo sentì entrare in lei gli fece capire quanto anche lei lo desiderasse. Fu intenso, come sempre tra loro, ma senza alcuna frenesia, si presero e si diedero tutto il piacere che erano in grado di darsi.Quando fu sul punto di raggiungere l'orgasmo, stimolato dalle contrazioni di lei, Castle stava per chiudere gli occhi, ma ci ripensò.
- Kate... - La chiamò con un sussurrò trascinato e lei aprì gli occhi e lo guardò. Era quello che lui voleva. Voleva guardarla mentre veniva, voleva che lei lo guardasse raggiungere il massimo del piacere. Per lei, con lei. Voleva che sapesse che era lì, che non avrebbe voluto essere da nessun altra parte, con nessun altra donna. Voleva che capisse quanto lui desiderava quel momento, che non era solo una sua fantasia, ma la realtà. I loro occhi annebbiati dal piacere si persero gli uni negli altri ancora una volta, ed il godimento superò la paura di quell'abisso dell'anima. Castle ricadde al suo fianco e Beckett si avvicinò a lui accoccolandosi sul suo petto, con il viso nell'incavo della sua spalla. Ispirò il suo profumo: sapeva di colonia al sandalo, di caffè, di sesso e di loro. Si addormentò così, mentre lui la stringeva e non capivano più dove finiva il corpo di uno e cominciava quello dell'altra.
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Now I Know
FanfictionSiamo nel pilot. Castle e Beckett si sono appena salutati sulla strada. Quel "You Have No Idea" riecheggia nella mente di Castle che non riesce a smettere di pensare alla detective e a come lo ha provocato... Dovevano essere solo due parti... sarà q...