QUARANTASEI

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Non avrebbe più smesso di baciarla. Ne era consapevole perché ogni volta che si separava dalle sue labbra il desiderio più grande era tuffarcisi ancora. Ruppe l'abbraccio solo per potersi spostare e spingere la sua sedia e loro in camera da letto, fermandosi solo quando era arrivato al bordo del talamo.

Kate lo guardò. Le sembrava un bambino ansioso ed intimorito allo stesso tempo. Aveva pensato a lungo in quelle settimane a quello che gli aveva detto, credendo più volte di essere stata troppo dura, ma che allo stesso tempo si era convinta che averlo protetto troppo dai suoi sentimenti, non rendendolo partecipe del suo disagio per non aggravarlo non aveva portato al punto sperato. Forse era stata una terapia d'urto necessaria per entrambi, anche per se stessa, o almeno lo sperava. Lo baciò teneramente su una guancia, sistemandogli il ciuffo e notando solo in quel momento i capelli molto più corti di quando era partita per Washington.

- Non devi fare niente che non vuoi fare. Non perché pensi che io...

- Non c'è niente che non voglio, se lo vuoi anche tu. - ebbe un momento di incertezza. Il suo bacio ed il modo in cui lo aveva accarezzato era così diverso da quello che lui avrebbe voluto. Fin troppo dolce, compassionevole, distante. Realizzò che era così che le aveva imposto di comportarsi con i suoi atteggiamenti ed ora sentiva come se quella distanza che lui aveva messa tra loro fosse qualcosa di troppo distante per essere colmata da lui ed ebbe paura. Ancora una volta.

Si sollevò da lui, rimanendo in piedi difronte. Castle ebbe la reazione istintiva di allungare la mano per toccarla, tenerla, non farla andare via. Beckett non la prese, ma gli sorrise per rassicurarlo. Fece un respiro profondo e cominciò a sbottonarsi dall'alto la camicia bianca. Un bottone, poi il secondo, fino a quando Rick non si sporse verso di lei prendendole le mani, fermandola. Fu Kate questa volta sorpresa, ci aveva già ripensato? Non fece in tempo a finire di formulare quel pensiero che le mani di Castle afferrarono con forza il tessuto della sua camicia, facendolo uscire dai pantaloni. Lo lasciò fare mentre dal basso riprese ad aprire uno dopo l'altro i bottoni, lasciandone alla fine solo uno a tenere insieme i due lati della camicia che si alzava ed abbassava con i respiri profondi di Kate. La prese per i fianchi portandola più vicino a sè, accarezzandole la schiena. Le baciò la pancia con estenuante lentezza, accarezzò con la lingua l'ombelico, arrivando fino al bordo dei jeans, senza andare oltre. Poteva sentire il respiro di lei sotto le labbra e le mani, mentre lei gli passava le dita tra i capelli, stringendoli, dimostrando di volere quel contatto tanto quanto lui, abbandonata tra i baci lascivi e le mani che imprimevano le sue impronte sulla schiena, fino a quando non smise all'improvviso.

Il cotone freddo si appoggiò sulla pelle calda della sua schiena orfana delle mani di Castle facendola rabbrividire, almeno quanto il perdersi nei suoi occhi fissi su quelli di lei mentre le sbottonava i jeans. Si sorrisero imbarazzati per qualche istante. Sarebbe dovuto essere tutto così normale, era tutto così diverso.

- Lascia fare a me. - Gli sussurrò piegandosi su di lui ed approfittando per baciarlo sul collo. Per quanto fosse frustrante per Rick sapeva che non poteva fare altrimenti. La vide togliersi gli stivali corti con un tacco stranamente basso che indossava, poi sfilarsi i jeans, il tutto senza staccarle gli occhi di dosso. Le accarezzò una gamba prima che lei salisse sul letto e non ci fu bisogno che lo invitasse a raggiungerla, non aspettava altro. Kate aspettò che si sedesse sul bordo anche lui e lo abbracciò alle spalle. Le mani di lei subito trovarono strada sotto la maglietta di lui che ben presto non fu più a far barriera tra di loro. Gli baciò la spalla ed il collo mentre accarezzava i pettorali stringendolo in un abbraccio profondo. Respirò a lungo il profumo della sua pelle e con le labbra provò a catturare tutto il suo sapore. Poi sistemò i cuscini sullo schienale e lasciò che lui si sdraiasse. Lo guardò per qualche istante. Faticava a riconoscere l'uomo che aveva amato per l'ultima volta ormai molti mesi prima in quello sdraiato ora lì, con quel fisico nonostante tutto molto più atletico e tonico. Potè notare i bicipiti possenti, i muscoli dell'addome definiti che avevano preso il posto della sua pancia morbida. A vederlo così sembrava l'uomo più forte del mondo, almeno fino a quando non incontrava i suoi occhi, di un azzurro intenso tremanti e si perse in quel mare.

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