VENTITRÈ

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La porta della camera di Castle era socchiusa e dall'interno veniva un insolito chiacchiericcio. Rick aveva detto ad Alexis e Martha che si sarebbero viste direttamente nella sua nuova casa, non voleva che quel passaggio, dall'ospedale a fuori, vedesse coinvolte troppe persone, non voleva che fosse visto come una festa o come qualcosa da celebrare. Era solo una fase, un transito da una situazione spiacevole ad un'altra che non sapeva ancora come sarebbe stata. Ma soprattutto Castle non sapeva ancora come avrebbe reagito, quali sarebbero state le sue emozioni e quanto sarebbe riuscito a trattenerle. Non sapeva quale impatto avrebbe avuto con la sua nuova casa e con quella scelta di cambiare tutto, perché era ancora fermamente convinto che confrontarsi con la sua vecchia vita sarebbe stato peggio, più doloroso. Ormai aveva imparato a muoversi discretamente bene con la sua sedia e non aveva potuto evitare riferimenti con ciò che conosceva, così aveva finito con il pensare che non sarebbe mai arrivato al bancone della cucina del loft, che non sarebbe entrato dietro la scrivania del suo studio o che girarsi in camera sarebbe stato estremamente complicato, per non parlare del bagno. Probabilmente avrebbe avuto difficoltà a prendere i suoi libri preferiti nella libreria, quelli che teneva, di fatto alla sua altezza, quella che era la sua altezza, dove ora sarebbe arrivato a malapena se avesse provato ad allungarsi il più possibile alzando un braccio. Era frustrante, terribilmente. Per questo aveva deciso di cambiare tutto, perché se solo il ricordo era difficile, figuriamoci doversi confrontare con la realtà. Non voleva avere una delle sue crisi davanti a loro, non voleva dare alle sue donne ulteriori preoccupazioni, si sarebbero visti dopo, quando lui era sicuro di poter reggere l'urto emotivo, se mai lo fosse stato veramente, ma doveva imparare ad essere un bravo attore, qualche gene di Martha lo aveva pur dover avere ereditato!- Ciao Castle! - Esclamò Kate entrando senza bussare, come ormai faceva sempre quando trovava la porta aperta e la scena che vide la lasciò senza parole. Rick era abbracciato e sorridente a Meredith, china su di lui fasciata in un tailleur rosso fuoco decisamente succinto e, come potè notare quando si alzò, guardando chi era appena entrata con espressione fin troppo sorpresa, con una generosa scollatura che lasciava ben poco all'immaginazione.- Detective Beckett! Ma che piacere rivederti, anche se la circostanza sarebbe potuta essere migliore. - Fu la prima battuta di un copione non scritto che la donna le riservò.- Ciao Meredith. - Le rispose Kate senza togliere il suo sguardo da quello di Rick, mentre la madre di Alexis, invece, non toglieva le sue mani dalle spalle di Castle.- Ciao Beckett. - La salutò lui con disinvoltura e sembrava non essere per nulla a disagio in quel contatto fisico con la sua ex moglie.- Se disturbo, torno dopo. - Disse Kate a denti stretti non riuscendo a nascondere il fastidio per quella soluzione.- Oh no, stavo solo convincendo Rick a farsi accompagnare a casa, ma lui non vuole, dice che preferisce andare da solo. - Rispose Meredith raccontando il tutto con la sua solita leggerezza e quel tono di voce così spensierato, di chi sembra non rendersi conto di quello che loro da settimane stavano vivendo.- Non ti preoccupare Meredith, accompagnerò io Castle a casa. - Provò a ribadire con fermezza Kate cercando di sostenere la sua posizione in quella circostanza.- Ma no, detective, non ti devi disturbare e sentirti in colpa, sono venuta qui da Los Angeles proprio per stare vicino ad Alexis in questi giorni e prendermi cura di Rick, perché penso che ne avrà bisogno.Beckett si sentì come se le avessero appena tirato addosso una secchiata di acqua gelida. Lei si sarebbe presa cura di Castle? Guardò Rick che rimase ancora in silenzio, era evidente che la sua ex moglie non sapesse nulla di loro, che lui non glielo aveva detto e nemmeno Alexis, o Martha o chiunque altro. Da come sorrideva ed ammiccava sembrava che quella forse una divertente divagazione dalla sua solita vita, non la realtà contro la quale lei stava combattendo ogni giorno e non sopportava quelle smorfie esagerate come se anche lì fosse sul set di qualche film di terza categoria e dovesse recitare la parte della crocerossina. - Rick sa che se vuole ha chi si può prendere cura di lui. - Stava rispondendo a Meredith, ma il suo sguardo e le sue parole erano dirette a Castle che tolse dal volto quel sorriso che lo aveva contraddistinto fino a quel momento e si allontanò dalla sua ex moglie. - Però se preferisci andare da solo, ok.- Sì, forse credo sia meglio che io vada a casa da solo. Dovrò pur abituarmi, no? Poi sono Logan, Paul e Terry, non sarò proprio solo.- Come preferisci Castle. - Disse amaramente Kate, per poi rivolgere un saluto forzato alla sua ex moglie prima di uscire da lì, provata e delusa.Era stato Logan ad averlo accompagnato fuori dall'ospedale. Aveva salutato Meredith e poi si era fatto portare in amministrazione per sbrigare tutte le pratiche burocratiche per le sue dimissioni. Aveva cercato con lo sguardo Kate in giro per l'ospedale ma non l'aveva più vista. Era andato via da un'uscita secondaria, avvisato dal dottor Clark della presenza di fotografi e giornalisti all'entrata principale, avvisati sicuramente da qualcuno che sarebbe uscito quel giorno e non faticava ad immaginare che dietro a tutto quello ci fosse Gina. Fu strano confrontarsi con le prime difficoltà e se ormai riusciva abbastanza facilmente a spostarsi dalla sedia al letto, lo stesso non aveva potuto dire per entrare in macchina. Aveva imprecato e poi aveva avuto bisogno dell'aiuto di Logan che gli aveva detto di non preoccuparsi, anche quello lo avrebbe imparato a poco a poco, come tutto il resto. Non lo aveva fatto stare meglio, però, lui non era uno paziente, era più uno da tutto e subito ed il benessere economico che aveva avuto negli ultimi anni lo avevano portato il più delle volte a far sì che questa sua smania fosse facilmente assecondata, ma questo non era qualcosa che poteva comprare.La casa era esattamente come lui se la immaginava, come aveva visto dalle foto e dai video che gli avevano mandato, come Kate gliel'aveva descritta. Era tutto perfettamente a sua misura e la cosa che più lo colpivano erano i tanti spazi vuoti, necessari per muoversi con scioltezza, e le porte più larghe del normale. Era spaziosa, dai toni chiari, senza troppi oggetti e soprammobili che dessero fastidio, era così diversa dal loft carico, invece, di oggetti e di storie ad ogni angolo. C'era la grande cucina, dove tutto era più basso del normale ma perfettamente alla sua altezza, non c'era un bancone ma un tavolo, non gli erano mai piaciuti i tavoli così ma aveva dovuto fare buon viso a cattivo gioco, e poi c'era tanto spazio per potersi muovere con disinvoltura, così come nel resto della casa.Vide il suo nuovo studio con la grande scrivania ma senza alcuna poltrona dietro, i suoi libri riposti tutti nei piani più bassi poi passò alla sala che aveva fatto attrezzare come una vera e propria palestra, dove avrebbe potuto allenarsi, nel grande soggiorno non aveva voluto rinunciare ad un divano di dimensioni extra dove avrebbe comunque potuto riposarsi e controllò anche le altre due stanze, per gli ospiti, in una delle quali almeno per questi primi tempi avrebbe soggiornato Logan, fino a quando non si sentiva in grado di potersi gestire da solo. Infine andò in quella che era la sua nuova camera da letto, anche questa caratterizzata da pochi mobili e tanto spazio per potersi spostare agevolmente, con quei supporti che potevano sembrare pezzi di arredo, ma che in realtà gli avrebbero facilitato molti spostamenti e poi c'era il suo bagno con una enorme vasca ed un sistema elettrico che gli avrebbe potuto permettere di immergersi ed uscire in autonomia. Finito il giro poteva dirsi soddisfatto, aveva tutto quello di cui aveva bisogno, doveva solo imparare ad usarlo e a usare il suo corpo.Logan, dopo averlo lasciato solo esplorare i suoi nuovi, spazi gli chiese se avesse bisogno di qualcosa e la risposta stupì il ragazzo: voleva essere lasciato solo, aveva il pomeriggio libero. Gli chiese più volte se fosse sicuro e la risposta fu sempre la stessa, ne aveva bisogno.Girò così da una stanza all'altra, come un animale che doveva marcare e conoscere il territorio. Chiamò Martha e Alexis e disse loro che quel pomeriggio era stanco, potevano vedersi il giorno seguente. Sua madre fu piuttosto insistente, ma alla fine cedette alla richiesta del figlio, che provò in tutti i modi a convincerla che stava bene e Rick mentì dicendo che con lui c'era Logan. Le chiese, infine, di non litigare troppo con Meredith che sarebbe rimasta al loft in quei giorni e sapeva bene quanto il rapporto tra la sua ex moglie e sua madre non fosse proprio idilliaco.Avrebbe tanto voluto un goccio di scotch, sentire il ghiaccio tintinnare nel bicchiere ed il sapore di quella bottiglia delle Island invecchiata 25 anni dal sapore intenso e dal gusto quasi salato e speziato. Era un altro dei tanti piaceri a cui doveva rinunciare, non andava bene consumare alcolici con i farmaci che stava prendendo e si chiedeva quali piaceri gli fossero rimasti, in realtà. Gli scappò un sorriso, però, nel vedere le sue console e la sua collezione di videogiochi sul mobile sotto la tv, quello, almeno, poteva continuare a farlo, ma non aveva voglia di lottare quel giorno, nemmeno per finta. Notò l'impianto stereo e nel mobile vicino tutti i suoi cd, perfettamente in ordine e pensò che quella era sicuramente tutta opera di Alexis che, anche se non condivideva la sua scelta e ne soffriva, aveva fatto di tutto per farlo sentire a casa in un posto che in realtà ancora casa non era. Si sentì ancora più vigliacco ad averla tenuta lontana, realizzando che per non volerla ferire finiva per farle più male e non solo a lei, a tutte le persone che gli stavano vicino e gli volevano bene, a Kate, soprattutto a lei. Capì che avrebbe dovuto chiamarla, ma il suono del campanello interruppe i suoi pensieri. Pensò che fosse Logan, tornato prima del previsto, erano in pochi che conoscevano il suo nuovo indirizzo, ed andò ad aprire senza indugio.Kate non si aspettava che ci fosse lui dietro la porta. Rimase stupita quando abbassò lo sguardo e lo vide. In realtà ogni volta era ancora uno shock, perché se lei pensava a Castle ancora non riusciva a visualizzarlo lì, seduto su quella sedia. Lo vedeva sempre in piedi, imponente, come quando erano entrambi nudi e lui sembrava ancora così più grande di lei ed aveva paura che lui ogni volta potesse leggere il suo stupore nel non ricordarsi come era adesso.- Hey, cosa ci fai qui? - Le chiese spostandosi quel tanto che bastava perché lei entrasse.- Avrei dovuto accompagnarti a casa, ricordi? - Rick riuscì a capire tutto il suo dispiacere solo dal tono della voce e si sentì un idiota per questo. Non voleva farle male, era l'ultimo dei suoi desideri, ma gli sembrava di non essere in grado di fare altro.- Sì, beh, i piani erano questi... - Tentò di giustificarsi.- ... Ma non lo volevi dire a Meredith, giusto? - Era entrata ed aveva cominciato a camminare nervosamente all'interno della stanza ed appena si rese conto che lui, invece, era rimasto fermo vicino alla porta a guarda, si fermò anche lei, mettendosi seduta sul divano ed aspettando che lui la raggiungesse. - Perché non le hai detto di noi?- Cosa dovevo dirle? - Chiese alzando le spalle mostrando già il suo nervosismo per quella domanda. Sapeva cosa doveva dire a Meredith, cosa Kate avrebbe voluto che le dicesse, ma era difficile anche dirlo a se stesso ancora, figuriamoci agli altri.- Non lo so, Castle, ad esempio che noi stiamo insieme? - Chiese ironica.- È importante? - Le domandò lui non capendo fino in fondo il suo nervosismo, non era così grave, secondo lui, che Meredith sapesse o no di loro.- Certo che lo è! Cosa c'è, ti vergogni di me Rick? Perché io non sono una del tuo mondo? - Kate represse la voglia di alzarsi di nuovo e si immedesimò in lui per un attimo, in quanto doveva essere difficile essere immobilizzati e non potersi sfogare.- Cosa? Che stai dicendo Beckett? Io vergognarmi di te? E perché? E poi qual è il mio mondo, quello delle persone costrette su una sedia a rotelle? - Era allibito e frustrato, come potrebbe mai lui vergognarsi di lei? Semmai era il contrario.- No, quelle che vanno a fare pranzi in ristoranti di lusso frequentati da gente della moda e dello spettacolo che sono lì solo per farsi vedere. - Si lasciò sfuggire. Aveva sommato i dubbi che le avevano insinuato le parole di Gina con la presenza di Meredith e due ex mogli in un giorno erano decisamente troppe.- Ma cos'è questa storia? Io non vado mai in quei posti, solo per lavoro, ma che c'entra adesso? Perché dici questo? - Non capiva le sue parole, i suoi ragionamenti, come erano finiti a parlare di quello da Meredith?- Io ho visto Gina e... - Si morse il labbro, resasi conto che aveva parlato troppo di qualcosa che in realtà non avrebbe voluto dirgli- Hai visto Gina? Perché? Cosa voleva? - Chiese perplesso mentre provava a muoversi in quella sedia che sembrava gli andasse sempre più stretta.- Che ti convincessi a fare delle interviste e di continuare a scrivere, ma io le ho detto che non ti avrei spinto a fare nulla, non volevo nemmeno dirtelo. - Si precipitò a giustificarsi.- Io comunque non mi vergogno di te, Kate, casomai dovrebbe essere il contrario. Ma non è facile parlare con Meredith di queste cose. - Provò a spiegarle calmo.- Perché Castle?- Beh, Meredith è la mia ex moglie, la mamma di Alexis e...- E la donna con la quale ogni volta che veniva a New York andavi a letto. - Finì lei stizzita.- Se è questo che ti preoccupa, puoi stare tranquilla, non c'è più questo pericolo. - Disse stizzito.- Perché Castle? Se non fossi in queste condizioni dovrei preoccuparmi, invece?- Non volevo dire questo.- E allora cosa volevi dire?- Che non c'è motivo per te di avere queste preoccupazioni. Qual è il problema, Beckett? Sei gelosa di Meredith?- Sì, Castle. Sono gelosa di Meredith, ti sembra così strano? E non lo sono da ora, lo sono da quando avevo un giorno libero da passare con te e tu sei andato a prendere lei in aeroporto e non ti sei fatto vedere al distretto. Ti amo e sono gelosa, ti sembra strano?- Sei gelosa di me? Tu? Mi hai visto Kate? Hai visto dove sono? E poi Meredith è sempre stata interessata solo a due cose, i soldi ed il sesso. E di certo ora che non può avere nessuna delle due cose al massimo mira ad un po' di pubblicità facendo la parte dell'ex moglie che corre in soccorso dell'ex marito storpio. - Disse tirando fuori tutto il disprezzo che aveva verso se stesso, colpito però dalle parole di lei, ricordando benissimo quella mattina che controvoglia era andato via da casa sua... Quanto tempo avevano perso per non parlarsi, tempo che non sarebbe tornato più...- Ti vedo Castle, ti vedo ogni giorni, ma quello che vedo io tu non lo vuoi vedere.- Andiamo Beckett! Non puoi essere tu ad essere gelosa di me! Non sono io quello che posso tradire! - Le disse per poi provare ad allontanarsi, ma lei lo fermò, cogliendolo di sorpresa.- Cosa vuoi dire, Castle, che io posso farlo? Che io posso tradirti perché fisicamente non ho nessun impedimento? Certo, potrei farlo, ma non ho la minima intenzione. Ma tu con quello che mi stai dicendo...Se non fossi su quella sedia potresti farlo? Potresti tradirmi? O forse semplicemente non ci sarebbe niente da tradire, perché non ci saremmo noi? - Era delusa, amareggiata e ferita dalle sue parole.- Non è questo Kate! - Era frustato che non riusciva a spiegarsi, ma non la voleva far soffrire, non di più di quanto pensava la facesse soffrire ogni giorno.- Allora cos'è Rick? Perché non capisci semplicemente che io ti amo e sì, sono gelosa se la tua ex moglie ti si avvicina in quel modo, se tu ridi con lei come non hai mai fatto in queste settimane, se non le dici di noi e mi tratti come un'estranea davanti a lei. Dici sempre che non vuoi ferirmi, ma sai, quello che hai fatto oggi mi ha ferito più di tutto quello che tu pensi lo faccia ogni giorno e che invece non è così.- Non volevo metterti in imbarazzo. Dover dire a Meredith di noi... lei non avrebbe capito, come non aveva capito Gina, come tante volte continuo a non capire nemmeno io. Sei la cosa più bella che è capitata nella mia vita Kate, ed io non volevo vederti perché avevo paura che poi tu saresti svanita.- Io sono qui, Castle. - Prese le sue mani che ora teneva quasi sempre protette dai guanti. Gli accarezzò la punta delle dita e poi glieli aprì liberando le mani, libera di fare quel gesto che amava tanto, intrecciare le dita con le sue, per fargli capire che loro erano uniti, che lei non se ne sarebbe andata.- Già e forse non dovresti esserci, non dovresti perdere tempo con me...- L'unico tempo che ho perso è quello lontano da te.Rick la guardò negli occhi e poi baciò la sua mano ancora intrecciata alla propria prima di sciogliere quella presa. Si allontanò di poco e Kate lo osservò armeggiare con la sedia e poi con il divano e facendo non pochi sforzi ma senza voler essere aiutato. Si sedette atterrando un po' troppo violentemente, cercando poi di sistemarsi meglio, ma non ci riuscì poi molto ed era anche piuttosto distante da lei, più di come volesse.- Ho chiesto a Robert un paio di giorni fa di insegnarmi come fare, ci abbiamo lavorato fino a questa mattina, ma i risultati non sono ancora un granché. - Le disse provando a sorridere mentre continuava a cercare di sistemarsi. Kate fu commossa da quella piccola conquista e subito si avvicinò a lui, abbracciandolo e lasciandosi abbracciare.- Sai, l'ho fatto proprio per questo motivo. Perché volevo stringerti così. - Beckett si era appoggiata al suo petto, come tante volte aveva fatto, persa nel suo abbraccio avvolgente ed ora poteva sentire bene come in quel mese il suo corpo era cambiato, i muscoli delle braccia e del petto erano decisamente più sodi e tonici e non gli dispiaceva, anche se aveva perso un po' della sua morbidezza che tanto amava.- Grazie... - Gli sussurrò Kate baciandolo sul collo.- Mi ringrazi? E di cosa? - Le chiese sorpreso.- Di questo abbraccio, è un gran regalo per me. - Si rannicchiò di più vicino a lui, aveva bisogno di quel contatto, di lui che la stringeva, di non essere forte per un po'.- Ti accontenti di poco Beckett, lo sai? - La avvicinò ancora di più a se e Kate chiuse gli occhi, inspirando il suo profumo, lasciando che il suo respiro la cullasse insieme al battito del suo cuore, forte, deciso, prepotente.- Tu non sei poco. Sei tutto. - Gli disse accarezzandolo dietro la nuca.- Vorrei poterti fare felice, Kate. Veramente.

- Se tu ti convincessi ad amarmi senza riserve, Castle, lo sarei. - Si tirò su e lo guardò negli occhi. Lui sembrò non capirla, fino a quando le loro bocche non si incontrarono. Lo baciò come avrebbe voluto che lui la baciasse, come lo aveva baciato tante volte, come lui tante volte l'aveva baciata, con quella passione che era già amore sotto mentite spoglie. Poi si separò da lui repentinamente e lo guardò con il respiro affannato e fu lui a cercarla, a baciarla, a stringerla a se e a non lasciarla andare fino a quando non ebbe bisogno di ossigeno. Kate lo baciò ancora con teneri baci che disegnavano il contorno delle sue labbra. Si era lasciato andare per un momento e poi sembrava aver richiamato il suo io nascosto e lo avesse di nuovo imprigionato. Aveva ripiegato la testa all'indietro e guardava il soffitto, mentre lei appoggiata sul suo petto, aveva intrufolato una mano tra i bottoni della sua camicia per accarezzarlo, ma fu solo un momento, perché come lui sentì il contatto con le sue dita si irrigidì e le sfilò via la mano, gentilmente, baciandola poi, ma portandola lontano dalla sua pelle. Kate sospirò rassegnata e delusa, ma non si staccò mai da lui che le accarezzava i capelli perso con i suoi pensieri troppo lontano da lei.

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