Lanie aveva ragione, quello era sicuramente il miglior ristorante giapponese da asporto della zona. Erano uscite del laboratorio e poi si erano fermate lì per ordinare la cena. La dottoressa aveva più volte provato a convincere Beckett a cenare insieme, ma non era riuscita a smuoverla, come ormai accadeva da settimane, durante le quali la detective aveva rifiutato sistematicamente ogni invito ad uscire con lei o con i ragazzi del distretto. L'aveva convinta solo a prendere con lei la cena, almeno era sicura che mangiasse qualcosa, perché da come si era dimagrita negli ultimi tempi dubitava che lo facesse regolarmente. Si era buttata a capofitto nel lavoro come sua consuetudine, lasciando il resto del mondo fuori. Avevano provato a chiederle cosa fosse accaduto tra lei e Castle e la sua risposta era stata lapidaria "Niente" ed in un certo senso era vero, non era accaduto niente, lui non aveva fatto niente, per questo era finito tutto. Non ne voleva parlare, era stata chiara, né del prima, né del dopo, così Castle e tutto quello che lo riguardava era diventato un argomento tabù per tutti. Era rimasta solo la macchina del caffè nella sala relax come segno del suo passaggio al distretto, per il resto avevano tutti fatto una tacita damnatio memorie, togliendo qualsiasi cosa che lo riguardasse, evitando di parlarne o di fare riferimenti a qualsiasi cosa che portava a lui. Solo una volta Kevin si era lasciato sfuggire una battuta ed era stato immediatamente fulminato con uno sguardo sia da Javier che da Beckett. L'errore non si era più ripetuto. Eppure quando usciva da lì, quando tornava a casa, Castle tornava prepotentemente al centro dei suoi pensieri. Non c'era una cosa lì che non gli ricordasse lui, che gli ricordasse loro insieme. Si rannicchiava in un angolo del divano avvolta nella sua calda coperta di tartan rossa, chiudeva gli occhi e le sembrava di sentire tutto: i suoi abbracci, i baci, il calore della sua pelle, le sue risate, i respiri affannati, i sospiri. Non riusciva a togliersi dalla mente i pensieri di loro, tutto quello che si immaginava nelle settimane in ospedale sulla loro vita insieme, su quanto sarebbe stata difficile, ma era convinta che ce l'avrebbero fatta. Si era illusa. Così come si era illusa che al distretto bastava non nominarlo perché lui non fosse più lì e in realtà era proprio nella sua assenza che lui era più presente, in tutto quello che evitavano di dire, ma che balzava rapido nella sua mente, così come sapeva bene accadeva anche a Esposito e Ryan.
Quei gyoza che Lanie aveva ordinato per lei, come il resto della cena, erano proprio buoni, con la delicata sapidità della soia ed il retrogusto di zenzero che rinfrescava il palato e si sposava perfettamente con le verdure e i frutti di mare del ripieno. Era la cosa migliore che avesse mangiato da diverso tempo, da quando era con Castle, non aveva potuto evitare di pensarlo, così come non era riuscita a non pensare che sarebbero piaciuti tanto anche a lui e che sarebbe impazzito per tutte gli altri piatti particolari di quel ristorante ed anzi, si era chiesta come era possibile che non lo conoscesse, lui che sembrava avere la mappa di tutti i migliori ristoranti della città, da quelli stellati e alla moda ai piccoli chioschi per strada. Ecco, ci era caduta di nuovo, come sempre, a pensare a lui, ad immaginarlo mentre era lei che lo imboccava con le bacchette facendogliene assaggiare uno e poi lui ricambiava con uno dei suoi, sporcandola con qualche goccia di salsa di soia sul mento. Sospirava scacciando via il pensiero, eppure quello che si materializzava nella sua mente era la sua bocca che prendeva quelle gocce e poi diventavano dei baci e poi la cena rimaneva lì, mentre lei sprofondava tra le sue braccia. Le mancava, le mancava terribilmente tutto di lui, anche solo la sua presenza, il suo respiro, quando la abbracciava ed ogni tanto sbuffava spostandole i capelli, le mancava il battito forte del suo cuore sul quale si concentrava ogni volta che voleva calmarsi. La verità era che lo amava esattamente come il giorno che era uscita da casa sua e non si rassegnava all'idea che amarsi non bastava per poter stare insieme, perché sapeva che anche lui l'amava e questo la faceva stare peggio. Eppure era così, era qualcosa che prima o poi avrebbe dovuto accettare, aveva trovato la forza di non imporre la sua presenza ed il suo amore a qualcuno che non lo voleva, che non era pronto ad accettarlo, ma era così difficile. Non avrebbe dovuto innamorarsi di lui, se lo ripeteva ancora, non gli avrebbe dovuto permettere di entrare in ogni anfratto della sua vita e della sua anima, perché tutto ora le parlava di lui: il suo lavoro, la sua casa, anche una stupida cena da asporto.
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Now I Know
FanfictionSiamo nel pilot. Castle e Beckett si sono appena salutati sulla strada. Quel "You Have No Idea" riecheggia nella mente di Castle che non riesce a smettere di pensare alla detective e a come lo ha provocato... Dovevano essere solo due parti... sarà q...