Kate osservava la sua tazza di caffè che teneva stretta tra le mani. Montgomery le aveva detto di andare a casa a riposarsi ma lei aveva preferito non perdere troppo tempo, si era sdraiata forse un'ora sul divano vecchio e scomodo della sala relax. Aveva chiuso gli occhi per qualche minuto e forse un po' era riuscita a dormire prima che la realtà in ogni forma era tornata a bussare insistente. Quel caso così efferato che seguiva dal giorno prima l'aveva aiutata a non pensare più di tanto al resto, ma poi appena si fermava ed allenava i rigidi paletti della sua mente lui ritornava prepotente ad occuparla, tutta. Perché lui era così, non aveva mezze misure, nella vita di tutti i giorni e nemmeno la sua proiezione mentale era più discreta: entrava come una valanga e travolgeva tutto, copriva tutto quello che c'era prima di lui rendendolo invisibile.Kate non riusciva più nemmeno a bere un caffè senza la sua presenza costante nella sua mente. Era riuscito a prendersi anche quello di lei, come tutto il resto e non capiva quale era il momento esatto in cui glielo aveva concesso, ma ad un certo punto si era guardata indietro (e dentro) ed aveva capito che era così, che era tardi. Si erano conosciuti, avevano passato insieme tutte le stagioni: si erano amati in inverno mentre la neve copriva tutto e bloccava l'intera New York con la sua morbida forza e loro dentro casa con una scusa più che buona per passare tanto tempo a fare quello che gli riusciva meglio, darsi reciproco piacere. Era un rapporto quello che rispecchiava in pieno quella stagione, pieno di insidie, con giornate travolgenti capaci di paralizzarli, travolgerli, con emozioni che arrivavano con irruenza e troppa forza per riuscire a gestirle, ma quando ci riuscivano quelle tempeste diventavano piacevoli e riuscivano anche a divertirsi e giocare. Era seguita una stagione più mite, una primavera dove erano stati capaci di vivere quella passione con leggerezza, quando si erano lasciati andare alla consapevolezza che erano in grado di godere reciprocamente uno dell'altra senza opporsi a questa presa di coscienza, senza giudicarsi per questo. Poi, però, qualcosa era cambiato ancora e la passione era diventata sempre più forte, era mutata in qualcosa di più profondo che stravolgeva ogni promessa iniziale e non era più gestibile. Era qualcosa che scaldava come il sole d'estate, che toglieva il respiro come l'afa e lasciava stremati e senza forze. Quella consapevolezza aveva portato Kate in una direzione precisa ed aveva sfruttato quei giorni per provare a metterla in pratica. New York cominciava a tingersi dei colori dell'autunno, i marciapiedi e i parchi si ricoprivano di foglie dalle mille sfumature di rosso, la pioggia poi faceva capolino e provava a lavare via tutto, ma non era abbastanza forte.Erano due giorni che non lo sentiva e non lo vedeva e le sembrava un'eternità.Ricordava perfettamente ogni attimo di quella sera, quando l'aveva fatta uscire dalla vasca e si erano asciugati a vicenda, avvolti nelle morbide spugne dell'hotel, quando l'aveva colta di sorpresa, presa in braccio e portata sul letto. Poteva sentire ancora lo sguardo di Castle accarezzare ogni parte del suo corpo mentre la osservava nuda, per lui, e lo era molto più di quanto apparisse, spogliata non solo dei vestiti ma di tutte le armature con le quali si proteggeva, perché con lui erano inutili. Fecero l'amore un'ultima volta sul bordo di quel letto, con Castle in piedi davanti a Beckett che lo teneva a te con le gambe appoggiate sulle sue spalle e lui che entrava ed usciva in lei con movimenti impetuosi e profondi, mentre le loro bocche si incontravano fameliche. Finì così, con uno degli amplessi più veementi e travolgenti che avevano avuto, che le ricordò i loro primi incontri, quelli dove tutto era sfida ed eccesso di dimostrare qualcosa all'altro. A quel punto non avevano più niente da dimostrarsi, si erano già concessi in ogni modo reciprocamente, senza reticenze e senza tabù. Non rimpiangeva nulla di quello che aveva fatto con lui, non c'era una singola volta o una singola cosa che non avesse fortemente voluto ed avrebbe voluto tutto ancora, ma non in quella situazione. Aspettò che lui si addormentasse e finse di dormire anche lei. Era ancora notte, però, quando uscì da lì con il suo vestito troppo scollato ed i suoi tacchi troppo alti perché la vedessero alla luce del sole, una Cenerentola che scappa dal suo Principe prima che l'incanto finisca.Non lo aveva più visto né sentito da allora, da quando non si era volutamente più voltata a guardarlo dopo averlo baciato sulle labbra, un silenzioso saluto che strideva con tutto quello che c'era stato tra loro che se ci ripensava lo ricordava come carico di risate, sospiri, gemiti e parole anche quando non c'erano mai state, perché lui riempiva i loro silenzi con i suoi gesti e i suoi sorrisi che parlavano. Eppure Kate non aveva mai sentito quello che voleva sentire, oppure si era illusa di sentirlo tra le righe ma poi nella realtà, lui le aveva sempre detto il contrario. Era arrivata al punto di non riuscire a sostenerlo più, allora via, era giusto chiudere così, prima di sprofondare senza essere più in grado di risalire, perché ora, forse, poteva ancora avere un appiglio.Aveva visto di sfuggita il giorno prima le foto della festa di presentazione del suo libro, aveva letto la dedica del libro riportata sul giornale e tutte le volte che lui l'aveva citata e ringraziata, ma non le erano sfuggite nemmeno le insinuazioni, tutte smentite prontamente da Castle, su un loro coinvolgimento sentimentale. Era esattamente quello che doveva dire, ma allo stesso tempo le fece comunque male e si diede della stupida per questo. Poi era arrivata la chiamata per quel duplice omicidio così cruento e per quell'assassino in libertà che si stava lasciando dietro una scia di sangue per New York. Era cominciata la loro caccia all'uomo e non gli aveva lasciato tregua per due giorni, ma era stata ancora senza frutti e lei non aveva dormito che qualche ora riposando lì in sala relax. Non riusciva a non pensare che quel caso, nonostante la sua violenza, avrebbe appassionato Castle, che avrebbe provato ad elaborare teorie e ipotesi su quel tizio che da due giorni ormai terrorizzava la città e sembrava invisibile ed imprendibile. Aveva già sparato ed ucciso sei persone e di lui non c'era nulla, non c'erano tracce, non c'erano indizi, solo la conta dei morti che rischiava di aumentare ora dopo ora e questo aumentava la sua frustrazione già ad alti livelli.- Ehy Beckett, non dire che sei rimasta qui tutta la notte? - Javier e Kevin erano arrivati al distretto e l'avevano trovata di nuovo alla scrivania ad esaminare carte. Lei li guardò con uno dei suoi sguardi glaciali, la risposta era implicita ed era un netto no.- Castle? Non si è visto nemmeno oggi? - Chiese ancora l'ispanico.- Se ci fosse come è il suo solito si farebbe notare, che ne dici Javi? - Gli rispose stizzita.- Certo che non si è fatto vedere, sarà ancora impegnato con quella bionda dell'altra sera, come dargli torto! - Ryan buttò sulla scrivania del suo collega il giornale che aveva in mano, aperto nella pagina dello spettacolo dove si vedeva Castle in compagnia di una giovane donna, in varie pose più o meno ammiccanti. Esposito prese il giornale e cominciò a leggere le didascalie sorridendo.- Il buon Rick non perde un colpo eh! La presentazione del libro gli è andata decisamente bene! - Ridacchiò Javier.- Direi soprattutto il dopo presentazione! Secondo te lì dove stavano andando? - Intervenne Kevin indicando la foto di Castle e della bionda davanti agli ascensori dell'hotel mentre lui la abbracciava tenendola decisamente stretta e lei rispondeva al suo abbraccio in modo più che provocante.Beckett si alzò come una furia, più di quanto la situazione lo richiedesse, prese il giornale e lo chiuse con veemenza non senza aver buttato uno sguardo sulle foto che la colpirono allo stomaco come un pugile esperto.- Allora? Dobbiamo stare ancora per molto tempo a parlare delle avventure di Castle o possiamo tornare a lavoro? - Tuonò ai due detective andando poi verso la lavagna dove avevano annotato le informazioni sul caso mettendoci un nuovo post-it con delle poche informazioni.Il silenzio regnò tra i tre, interrotto solo dall'arrivo del capitano Montgomery che aveva voluto essere aggiornato sulle novità delle indagini, ma fu molto breve quel colloquio, poichè di fatto non c'era nessuna novità. Il "bip" dell'ascensore poi fece alzare immediatamente lo sguardo a Beckett, un gesto istintivo che prima che potesse ricacciare indietro, si accorse che stava venendo incontro a lei proprio chi si aspettava di vedere lì e chi non voleva vedere: Richard Castle avanzava baldanzoso e pimpante come al solito, salutando agenti e detective, come se nulla fosse. Ma cosa ci faceva lì, perché era lì quel giorno, si chiese Beckett che forse avrebbe preferito non doverlo vedere mai più. In realtà non c'era nessun motivo perché non fosse lì, non avevano mai rotto, se c'era qualcosa da rompere, non gli aveva mai detto che avrebbe interrotto la loro collaborazione. Eppure ora era terribilmente a disagio.- Ciao ragazzi! Come va? - Chiese con disinvoltura sedendosi davanti alla scrivania di Beckett ed osservando il caso sulla lavagna, come se cercasse rapidamente di aggiornarsi.- Con un serial killer da trovare, Castle. Immagino tu sia stato troppo occupato per seguire i telegiornali, però! - Lo stuzzicò subito Javier.- Oh no, qualcosa ho letto, ecco perché sono qui, sembra interessante! Beckett, perché non mi hai chiamato? - Chiese a lei che non lo aveva nemmeno salutato.- Pensavo che dopo che era uscito il libro non avessi più bisogno di collaborare con noi. - Rispose freddamente.- Ma come, non hai capito che io è da molto che non ti seguo più per il libro? - Le disse diventando immediatamente serio, tanto che Kate posò la penna ed alzò lo sguardo verso di lui.- Ah no?- No! Lo faccio per amore della giustizia, della verità, per le famiglie delle vittime! - Disse con un tono ironico come se le stesse facendo il verso.- Castle, noi qui non stiamo giocando. - Lo riprese in tono duro prima di alzarsi e di andare in sala relax sbattendo la porta. Lui rimasto senza parole guardò Esposito e Ryan che alzarono le spalle.- È un po' nervosa, caso complicato e sono un paio di giorni che dorme poco... - Disse sorseggiando il caffè Javier.- Ah, ok... - Annuì Rick che nel voltarsi vide una copia del giornale con le sue foto in bella mostra. Si alzò e raggiunse Kate con la scusa di aver bisogno anche lui di un caffè.- Cosa vuoi Castle? - Chiese nervosamente mentre cercava di prepararsi un caffè con scarsi risultati avendo le mani che tremavano.- Un caffè. Lascia, faccio io anche per te. - Le tolse la tazza dalle mani e le sfiorò appena, tanto che bastava perché lei scattasse via e si rifugiasse in un angolo della stanza con le braccia conserte come a creare una barriera fisica tra di loro.- Mi dispiace. - Disse lui.- Per cosa?- Le foto.- Perché dovresti essere dispiaciuto?- Perché non doveva accadere. - Ci fu un momento di silenzio tra di loro. Se non doveva accadere voleva dire che qualcosa era accaduto tra lui e la bionda. Beckett ingoiò amaro. - Avevo bevuto un po' troppo l'altra sera e... beh, ho pensato all'inizio che dovevo comportarmi come sempre in questi casi e... è successo... Mi dispiace.- L'hai portata nella tua suite, eh! - Domandò implicitamente Kate scuotendo la testa con disprezzo.- Sì ma... - Provò a giustificarsi porgendole il caffè che lei prese solo per rovesciare tutto il contenuto nel lavandino.- Ma nulla, Castle. Non ti devi giustificare con me. Noi non siamo Heat e Rook, noi non siamo coinvolti sentimentalmente. Noi siamo, anzi eravamo, solo due amici che fanno sesso. Nessun legame. Lo hai detto tu. Non devi scusarti di nulla. Siamo adulti e liberi, no? - Il tono della sua voce sembrava dire l'esatto contrario delle sue parole. Rick poggiò la sua tazza di caffè sul mobile e si avvicinò per prenderle la mano, ma lei la ritrasse e indietreggiò.- Non mi toccare Castle...- Kate, no... non è così... io... ti devo parlare... - Provò ancora ad avvicinarsi ma lei si divincolò andando alle sue spalle.- Non abbiamo nulla da dirci, Castle. Non più.- No, Kate, ascoltami... - La prese per un braccio e la voltò, i loro occhi si incrociarono ancora creando un cortocircuito emotivo in entrambi. Rimasero a guardarsi per qualche istante, senza dirsi nulla, interrotti dalla porta che si aprì e Rick immediatamente lasciò il braccio di Beckett che fece un passo indietro.- Beckett c'è una pista. Hanno visto il sospettato entrare in un capannone abbandonato a South Brooklyn. - Esposito era entrato nella stanza dando la notizia e Kate uscì immediatamente, andando verso la scrivania a grandi falcate prendendo la pistola nel cassetto. Castle la seguiva come un cagnolino fin davanti all'ascensore quando lei lo fermò.- Tu non vieni, Castle. - Gli disse appoggiando una mano sul suo petto e ritraendola subito, come scottata.- Ma...- Niente ma, tu non vieni. - Insistette.- Dai Beckett, per favore, non mi far perdere questo arresto! - La supplicò e poi entrò in ascensore prima che lei potesse opporsi di nuovo.Prese il suo posto, come sempre al suo fianco, silenzioso e questo per lui era strano. Stava fermo e buono, e questo lo era ancora di più, ma notava che era smanioso di parlare. Lei, invece, approfittò per parlargli del caso, perché quel silenzio era fastidioso perché la faceva pensare troppo e non doveva farlo. Concentrarsi sul caso era meglio, molto meglio. Lui la ascoltava annuendo, senza enunciare le sue teorie folli, come al solito, tanto che più di una volta Beckett ebbe il dubbio che la ascoltasse veramente.- Senti Kate... io ti devo dire una cosa. - Riprese lui quando furono fermi ad un semaforo quando erano già quasi arrivati.- Non c'è niente che devi dirmi, Castle. Non abbiamo niente di cui parlare. - Rispose dura.- Sì che ce lo abbiamo. - Insistette come un bambino che vuole avere ragione, ma in quel momento Kate parcheggiò, si sganciò la cintura di sicurezza e poi si voltò a guardarlo seria.- Non ti muovere da qui dentro, hai capito? Qualunque cosa accada tu rimani qui. - Gli ordinò con voce ferma. Vicino a loro era arrivata l'auto di Esposito e Ryan, la vide in piedi fuori dall'auto allacciarsi il giubbotto antiproiettili come facevano anche i suoi colleghi.- Ehy ma non aspettate la SWAT? - Chiese Castle preoccupato per loro.- Se è lì dentro, non ci rimarrà a lungo. - Sentenziò Kate caricando la sua arma e facendo segno agli altri di seguirla.Non era una buona idea, secondo Rick. Aspettare qualche altro minuto non avrebbe fatto cambiare molto, secondo lui e poi qualcosa non tornava in quella situazione. Perché un uomo così scaltro che non ha lasciato traccia improvvisamente viene visto in un luogo così isolato da qualcuno? Non rientrava in nessuno schema, doveva dirlo a Beckett, perché non lo aveva capito? Perché non ci aveva pensato?Ignorò ogni sua richiesta di rimanere in auto e corse nella stessa direzione che aveva visto prendere loro pochi minuti prima. Li vide da lontano, vicino all'entrata di un capannone. Se ne fregò di ogni norma di sicurezza ed urlò per attirare la sua attenzione mentre correva verso di lei.- Beckett! Non è lì! Lui non può essere lì! - I tre si girarono per guardandolo venire di corsa verso di loro.- Castle! Dovevi rimanere in auto! - Sbraitò lei.- Non è lì! È una trappola! - Continuò a gridare lui fino ad arrivare davanti a lei con il fiatone.- Ma cosa stai dicendo? - Mise la mano sulla porta del capannone per aprirlo ed in quel momento Rick sentì come un "tic", il rumore di una leva che si attivava. Fece solo in tempo a buttarsi sopra di lei e poi l'onda d'urto li scaraventò più lontano.Non sentiva più niente. C'era solo un ronzio nelle orecchie e nella testa. Aveva freddo, aveva caldo, sudava. Sentiva il suo corpo terribilmente pesante e faceva fatica a respirare. Aprì gli occhi e fece fatica a mettere a fuoco il volto sopra di lui. La riconobbe e provò a sorriderle. Non sentiva quello che diceva, poteva solo vedere le sue labbra muoversi, intuì qualcosa. Provò a parlare, non sapeva nemmeno se ci stava riuscendo, non sentiva la sua voce.
- Ti amo Kate... perdonami.
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Now I Know
FanfictionSiamo nel pilot. Castle e Beckett si sono appena salutati sulla strada. Quel "You Have No Idea" riecheggia nella mente di Castle che non riesce a smettere di pensare alla detective e a come lo ha provocato... Dovevano essere solo due parti... sarà q...