VENTIDUE

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Appena Kate entrò nella lounge bar di quel famoso hotel del centro un cameriere andò subito ad accoglierla con un atteggiamento fin troppo reverente per i suoi gusti e appena saputo chi fosse si offrì di accompagnarla al tavolo. Avanzò all'interno del locale dai lussuosi arredi di design guardandosi intorno, notando una clientela decisamente diversa da lei: donne in abiti succinti, ragazzi dal look ricercato e vestiti costosi che conversavano fingendo di mangiare dei piatti che erano più soddisfacenti per gli occhi che per lo stomaco, e come lei osservava loro, così loro avevano lo sguardo calamitato su di lei, un pesce fuor d'acqua in quell'ambiente. Il suo passo deciso non fu alterata da quegli sguardi insistenti, anzi approfittò per scostare un po' il suo giacchetto di pelle nero rendendo ben visibile il suo distintivo che era sempre un ottimo deterrente per gli sguardi indiscreti, convinta che, se si fosse messa a perquisire tutta quella gente, avrebbe trovato qualcosa per arrestare almeno la metà di loro.- Buongiorno Gina. - La salutò sorprendendola alle spalle, riconoscendo immediatamente la sua capigliatura biondo platino. L'editor di Castle si voltò con in mano la coppa di champagne che stava sorseggiando aspettandola.- Buongiorno Detective Beckett. Accomodati! - Le indicò la sedia libera davanti a sè e chiese al cameriere di portare anche a lei dello champagne, prima ancora che potesse dirle che non lo voleva. Sperava, anzi, che quella visita fosse rapida, il più possibile. Si erano incontrate già in ospedale pochi giorni prima ed era stata solo una delle ultime persone, in ordine temporale, ad essere venuta a conoscenza della loro relazione. Aveva prima riso, pensando fosse uno scherzo di Castle, lanciando una serie di commenti poco rispettosi su come fosse assurdo che una donna giovane come Beckett potesse stare con Rick adesso in quella sua condizione, minando non poco le flebili certezze di Castle e facendo innervosire molto Kate che non aveva esitato a ribadire e difendere la sua posizione. Gina aveva poi sorvolato sulla sua brutta figura, concentrandosi a convincere Castle a sfruttare la sua condizione per ottenere maggiore visibilità e mostrandogli i dati di vendita di Heat Wave che erano alle stelle dopo che la stampa aveva pubblicato vari articoli e indiscrezioni su di lui e sulla sua salute dopo quello che aveva fatto per salvare la detective. Rick era rimasto sorpreso e si era molto arrabbiato per come tante, troppe notizie erano arrivate alla stampa, ma sapeva bene che la colpevole era proprio la sua ex moglie, ma non aveva nessuna voglia di prestarsi alle sue manipolazioni. Quella che era la sua vita, la sua nuova vita, era una cosa solo sua e non voleva alcuna ingerenza, non voleva pubblicità, non voleva farsi vedere in quello stato. Gli aveva anche portato un'offerta molto vantaggiosa per continuare a scrivere altri libri su Nikki Heat e per una campagna promozionale adeguata alla sua condizione, ma Castle non se la sentì di accettare. Non voleva alcun tipo di legame o scadenze lavorative. Non aveva ancora ripreso a scrivere e non sapeva se e quando lo avrebbe fatto né che cosa avrebbe scritto.Kate prese il calice di champagne che il cameriere le aveva appena portato, lo sorseggiò appena continuando ad osservare intorno come ragazzi e ragazze avevano probabilmente investito i loro risparmi per un pranzo in quel posto, con la speranza di farsi notare della persona giusta nel via vai di attori, agenti dello spettacolo e della moda. Era tutto estremamente lontano dal suo essere.- Sai questo è uno dei posti preferiti di Richard. Quando avevamo degli incontri di lavoro voleva sempre venire qui. - Le disse Gina notando come Kate fosse poco a suo agio in quel posto.- Cosa vuoi da me, Gina? - Chiese Beckett posando il bicchiere e venendo al punto.- So che oggi pomeriggio Castle uscirà dall'ospedale.- Sì, è così. Per questo ho abbastanza fretta di andare da lui.- Certo, lo capisco. Ma ecco, vedi, ho notato che tu hai una certa ascendenza su di lui. Ho anche parlato con Alexis e mi ha confermato che suo padre ti sta molto ad ascoltare, quindi pensavo che potresti convincerlo ad essere un po' più ragionevole.- Cosa vorresti dire?- Vedi, le vendite di Heat Wave continuano ad andare benissimo e questo è un bene soprattutto per lui, perché ha una grossa percentuale sui guadagni ed immagino che in questo periodo Rick avrà bisogno sicuramente di molte entrate per coprire le tante spese che ha sostenuto e che dovrà continuare a sostenere in futuro, vista la sua condizione. Per questo penso che essere un po' più accondiscendenti con le nostre richieste promozionali possa essere solo un vantaggio per lui, sotto tutti i punti di vista, così come accettare di scrivere il seguito di quel libro per sfruttare il più presto possibile l'onda pubblicitaria della situazione. - Disse tutto come se fosse la cosa più normale del mondo, lasciando Beckett basita a bocca aperta senza possibilità di replicare.- Secondo te io dovrei convincere Castle a farsi pubblicità grazie al suo incidente per aumentare i profitti delle vendite del libro?- Se la vuoi mettere così, direi di sì. Anche la vostra storia, però, può essere un buon viatico per attirare una fascia di lettori, anzi lettrici che sicuramente ameranno e coglieranno subito il parallelismo.- Come puoi pensare che io posso fare una cosa del genere a Rick? - Le chiese sdegnata.- Detective, pensaci. Non sarà facile e il pubblico ci mette poco poi a dimenticarsi degli scrittori se non pubblicano più nulla. Rick deve approfittare di questo momento.- Non lo convincerò a fare nulla che lui non si senta di fare. Tantomeno in questo momento.- Io conosco Richard. Lui è abituato ad un certo tenore di vita piuttosto dispendioso e mantenerlo, adesso, sarà ancora più difficile per lui con tutte le privazioni che dovrà vivere. Sto solo pensando al suo bene, guardando le prospettive più a lungo termine di quanto può fare lui, o tu. - Ribattè la bionda.- Io credo che Rick sia capace di sapere cosa è meglio per lui. E quali saranno le sue necessità. Ed ora, Gina, se è tutto, io dovrei andare, Rick mi aspetta. Se hai qualcosa da chiedergli, parla direttamente con lui.La lasciò lì proprio nel momento in cui un cameriere stava servendo a Gina un'insalata, percorrendo la sala al contrario di quanto fatto poco prima, ancora più spedita e desiderosa di raggiungere Castle il prima possibile. Le era costato molto mentirgli dicendogli che aveva un impegno di lavoro per evitare di raccontargli del suo incontro con la sua ex moglie e adesso non voleva passare altro tempo lontana da lui, in quel giorno che sarebbe stato così importante e per il quale erano già due giorni, almeno, che era nervoso.Rick, infatti, aveva voluto rassicurazioni che tutto fosse pronto nella nuova casa e alla fine aveva chiesto a Kate di andare e controllare di persona, perché di lei si fidava. Così Beckett era entrata in quella nuova abitazione, più vicina al loft di quanto immaginava, tre o quattro isolati al massimo, per la prima volta e lo aveva fatto senza di lui, ma con un compagno insolito, Logan, il suo infermiere fisioterapista che aveva voluto l'accompagnasse perché lui sicuramente poteva rendersi conto meglio se era tutto adatto a Rick. Lo era e Kate gli aveva fatto un resoconto preciso di quello che avrebbe trovato, rassicurandolo che era tutto come voleva lui: era tutto pronto, anche la sua nuova auto personalizzata, ma questo non lo aveva tranquillizzato, perché Kate sapeva che non erano i problemi materiali che lo spaventavano: era uscire da lì, era confrontarsi con il mondo, era rendersi conto che uscito da lì tutte le sue paure diventavano vere, perché fino a quel momento era confinato in quelle stanze dell'ospedale in una realtà ovattata. Fuori da lì non c'erano più filtri tra lui, il futuro, il mondo e la sua nuova condizione.In più Kate aveva capito perfettamente come quella decisione della quale si era sempre detto più che convinto, di andare a vivere da solo, gli faceva più male di quanto volesse far vedere, che l'idea di separarsi da Alexis e Martha lo faceva soffrire anche se lui continuava a negarlo e a ripeterle che era giusto così, ma Kate sapeva che giusto non voleva dire che non fosse doloroso e lei sapeva quanto lui soffriva, lo capiva, malgrado le smentite, anche solo da come stringeva i denti, da quelle smorfie appena accennate e dallo sguardo portato lontano da lei. Non aveva bisogno che lo ammettesse, lei lo sapeva e lui sapeva che lei lo sapeva.

Mentre andava verso l'ospedale, Kate ripensava alle parole di Gina, a quanto lei si sentisse a disagio in quel posto che era invece uno dei preferiti di Rick. Aveva, in quei giorni, pensato a quante difficoltà avrebbero avuto per via della sua situazione ma non aveva mai concretamente pensato a loro due, a quanto erano diversi sia loro che i mondi dai quali venivano, lei era una poliziotta con i piedi ben ancorati a terra, lui uno scrittore con la testa tra le nuvole sempre in cerca di storie per fantasticare. Erano stati tenuti insieme in tutto quel periodo, più di un anno ormai, da qualcosa che era una forte passione, un'attrazione che non riuscivano a controllare, che poi si era trasformata in qualcosa di più. Lei non riusciva più a fare a meno di lui, quasi fosse una droga, non lo avrebbe lasciato, mai, ma i dubbi che i loro mondi potessero veramente riuscire ad amalgamarsi cominciavano a lacerarla, più del fatto che sapeva benissimo che tutto quello che li aveva uniti fino a quel momento non c'era più. Il dottor Clark non senza qualche imbarazzo e sapendo bene che non avrebbe dovuto farlo, glielo aveva detto appena aveva capito che il loro rapporto era andato oltre, aveva voluto ribadirlo senza troppi giri di parole, perché lei fosse pienamente consapevole della situazione di Castle, perché i problemi per lui non riguardavano solo il camminare. Non aveva più controllo dei muscoli dall'ombelico in giù e per il momento anche la sua vita sessuale era compromessa. Non poteva dire fino a che punto o se sarebbe stato sempre così, ma la situazione al momento era quella ed il corpo di Rick era in uno stato che poteva essere definito ancora di "schock" quindi non potevano avere dati certi su quali funzioni avrebbe ripreso e quali no. Ma doveva essere pronta e preparata a qualsiasi evenienza se voleva stare con lui, altrimenti non avrebbe dovuto illuderlo. Non lo avrebbe lasciato, non lo avrebbe illuso. Tra loro il sesso era sempre stato tanto, in alcuni momenti era stato tutto, era il modo in cui i loro corpi comunicavano quando loro non erano in grado di farlo, si cercavano, si trovavano, si davano reciproco piacere in modo istintivo, come se fossero fatti per quello. Con il sesso si erano amati quando ancora non ne erano consapevoli. Non sapeva come avrebbero fatto a riequilibrare il loro rapporto, ma avrebbe fatto di tutto per farlo, anche se Castle non ne voleva parlare ed evitava in tutti i modi il contatto fisico con lei, c'erano baci e abbracci, ma senza mai esagerare, lo sentiva, non si lasciava mai andare, perché lei sapeva come lui la baciava e non l'aveva mai fatto nello stesso modo. Forse avrebbe potuto ingannare chi non conosceva i suoi baci, non lei che ricordava perfettamente la sua generosità nell'esprimere i suoi sentimenti, il suo essere passionale, il darsi e non negarsi. Ora Castle non era più così: si tratteneva, si limitava. Lo sentiva anche ogni volta che si abbracciavano, le sue braccia non erano avvolgenti e protettive, non erano un rifugio nel quale isolarsi dal mondo, era piuttosto lui che si aggrappava a lei quando ne aveva bisogno o che usava quegli abbracci, paradossalmente, per tenerla distante, perché era più facile stringersi che guardarsi negli occhi ed ammettere tutto quello che avevano dentro. Non poteva dire, però, di non sentirsi amata. Sapeva che lui l'amava, il suo amore era nascosto in ogni paura e tentennamento, nella piega di ogni dubbio di Castle c'era l'amore per lei e Kate avrebbe voluto essere amata un po' meno in quei giorni, avrebbe voluto che lui fosse più egoista e disposto a prendersi il suo amore senza troppe riserve e attenzioni nei suoi confronti, che non si fosse posto ogni volta il problema se era giusto, ma che si fosse semplicemente lasciato amare. Sarebbe stato più facile ma non sarebbe stato lui, perché lui non era così. Sarebbe stato l'immagine che voleva dare di sè, quella che il pubblico conosceva, quella che era tanto lontana dal Richard Castle più autentico, quello disposto a lasciar andare l'amore per non legarlo a se in quelle condizioni. Kate gli avrebbe voluto far capire in tutti i modi che tutto quello di cui aveva bisogno era solo che lui si lasciasse andare, si lasciasse amare, senza aver paura di ferire gli altri e senza aver paura di se stesso. Ma lui non lo faceva, si chiudeva nei suoi silenzi, nei baci strozzati e negli abbracci protettivi. A Kate faceva male, ma non voleva forzarlo.

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