7.
Have you ever been so afraid you wished you were dead?
Non potevo respirare. Ero vagamente consapevole del rapido alzarsi e abbassarsi del mio petto, ma semplicemente non riuscivo a sentire l'ossigeno salire nei polmoni. Le dita della mano sinistra erano arricciate strettamente intorno alla montatura di metallo del letto; così strettamente che stavano minacciando di ammaccare la fredda e dura superficie. Mi strinsi disperatamente il petto con la mano destra, come se avesse potuto aiutarmi ad aspirare.
La corpulenta infermiera fece un altro esitante passo indietro, guardando con ansia tra me e Ben. Il laccio colorato appeso liberamente nella sua mano. Sopra i miei rumorosi respiri affannosi, la sentii dire “Devo somministrargli un sedativo?”
Un sedativo? Neanche per sogno, cazzo!
Lei si girò e rovistò distrattamente per estrarre una siringa. La guardai totalmente inorridito mentre toglieva il cappuccio di plastica alla fine dell'ago. Poi provò a fare un passo nella mia direzione, il che per conseguenza incrementò la gravità del mio attacco d'ansia di dieci volte.
Sì, ovviamente non stavo pensando in modo molto razionale in quel momento.
“Non toccarmi!” riuscii a sputare. La mia sudata mano destra non poteva tenersi alla sbarra di metallo ancora a lungo, quindi la lasciai andare sul letto e mi ritrovai ad agitare il dito in direzione dell'infermiera, provando invano a fermarla dall'avvicinarsi ancora di più. Non sapevo perché pensassi che agitare il dito avrebbe fatto qualche differenza, ma non è che stessi esattamente pensando in modo razionale in quel momento. Potevo sentire il cuore martellare forte e dolorosamente nel petto ed ero sorpreso che non fosse ancora esploso. La nausea mi stava cominciando a bagnare con irregolari onde e stavo fisicamente tremando.
“Fermati!” ansimai e aspirai in una boccata d'aria. Serrai gli occhi appena la stanza cominciò a girare intorno a me, nonostante stessi steso orizzontalmente sul letto e non mi stessi muovendo. “Oh, Dio.”
Gerard. Mantieniti. Sotto. Controllo.
Mi sentivo seriamente come se stessi per morire, o al massimo per svenire. Un secondo prima che stessi per lasciarmi andare al mio destino funesto, sentii qualcosa di lanoso e caldo chiudersi sulla mia mano sinistra. Il primo pensiero che mi saltò in mente fu che avessero avvolto un orsacchiotto intorno alla mia mano.
Spaventato, mi costrinsi ad aprire gli occhi e mi vergogno di ammettere che per mezzo secondo mi aspettavo ancora di vedere l'orsacchiotto. Comunque, quello che vidi veramente fu molto meglio.
Frank era in piedi accanto a me, tenendo la mia mano con entrambe le sue. Mi sorrideva rassicurandomi. “Calmati, Gerard. Non pensarci. Pensa soltanto a respirare. Fuori e dentro. Bravo!” Stava respirando costantemente per me, e mi ritrovai a imitarlo.
Fuori e dentro. Fuori e dentro.
Sentii la velocità del cuore calmarsi costantemente e ritornare al battito riposato.
Una volta che sentii l'ossigeno scorrere di nuovo liberamente al cervello, notai che Frank stava indossando dei guanti. Ecco perché avevo sentito qualcosa di caldo e lanoso intorno alla mano. Stava indossando quelli blu scuro che Ray gli aveva dato il giorno prima.
Ray si era rivolto a noi e aveva annunciato che Dio gli aveva detto di darli a Frank perché evidentemente lui ne avrebbe avuto bisogno in futuro.
Frank li aveva accettati molto cortesemente e aveva ringraziato con sincerità Ray. Io avevo soltanto scosso la testa e roteato gli occhi, come facevo sempre quando Ray ritrasmetteva uno dei suoi 'messaggi'. perché, dai, erano tutte stronzate.
Una volta che mi ero completamente calmato, l' infermiera si mise in piedi al mio fianco. “Possiamo provarci di nuovo?” chiese, alzando la manica della mia felpa.
“No!” esclamai, strappando il braccio dalla sua presa e cullandolo contro il petto.
Oh, ho menzionato che non avevo ancora fatto il fottuto esame del sangue?
“Gerard,” mi rimproverò Ben e lo guardai torvo.
“Gerard,” disse Frank dolcemente. La sua voce catturò la mia attenzione e alzai lo sguardo verso di lui. “No farà male, lo sai,” disse calorosamente.
“Io-Io-Sì! Lo so!” dissi per difendermi. “E' solo che non mi piacciono gli aghi.”
Gli aghi erano la mia più grande paura al mondo. Bhè, tecnicamente, la mia seconda più grande paura, se contiamo che essere scoperto da Loro era la mia prima. Quindi, potevo solo immaginare come avrei reagito se Loro mi avessero trovato e mi avessero attaccato con gli aghi. Non potevo sopportare il pensiero degli aghi immaginari che venivano introdotti nella mia carne. Solo il pensiero della piccola incavatura che facevano prima di perforare la pelle, mi rendeva disgustato. Poi, oh dio, il modo in cui veniva premuto strato dopo strato di pelle prima di raggiungere il muscolo....
“Va bene, tesoro, ho solo bisogno di trovare la vena, prima.” Il mio incubo a occhi aperti fu pietosamente interrotto dall'infermiera che delicatamente tirava su il mio braccio destro.
Con riluttanza lo abbandonai e lasciai che lei alzasse la manica. La guardai con estrema attenzione, preparato in pieno a strapparlo via se lei avesse preso un ago. Portò il laccio intorno al mio bicipite che, notai con dispiacere, era piuttosto piccolo, e lo strinse. Cominciò a premere gentilmente con le dita sulla curva del gomito. Sapevo che stava perdendo il suo tempo per sentire una vena sul mio braccio destro. Non c'era nessuna vena che scorresse in quel particolare punto, lo sapevo. Bhè. Ce n'era una, ma era abbastanza piccola, quindi non c'era NESSUNA FOTTUTA SPERANZA che io la lasciassi scavare attorno alla mia carne per farlo sanguinare. Ripeto: NESSUNA FOTTUTA SPERANZA!
Abbastanza sicura, un momento dopo tolse il laccio e si spostò dall'altra parte del letto per cercarla nel mio braccio sinistro. Scacciò via Frank e strappò la mia mano tremante dalla sua presa confortevole. Fu in quel momento, quando lasciò andare la mia mano, che sentii come se la mia linea della vita fosse stata tagliata. Improvvisamente mi sentii come un astronauta a cui era stato staccato il filo che connetteva all'astronave, e quella se ne stava andando lentamente alla deriva, sola e spaventata, nell'immenso vuoto. Io ero l'astronauta e Frank il mio filo. Stavo per chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare nel vuoto che c'era nella mia mente, quando quell'orsacchiotto prese la mia mano destra.
“Non voglio essere un astronauta,” dissi senza pensare e freneticamente mi aggrappai alla mano di Frank.
“Cosa?” La sua fronte si aggrottò e si inclinò un po' come se non mi avesse capito bene.
Scossi la testa, imbarazzato, e borbottai, “Non ti preoccupare, è una cosa stupida.”
Frank strinse la mia mano per confortarmi. “Sono sicuro che non fosse niente di troppo stupido,” mormorò delicatamente.
Non so se avete mai notato quando state per dire una parola che comincia con il prefisso 'tr', come 'troppo', o 'trenta', la lingua sporge fuori un pochino fra i denti. Io notavo le piccole cose come questa. In particolare, notavo fosse gradevole vedere la piccola lingua di Frank schioccare ogni volta che lui diceva una parola che cominciava con il prefisso 'tr'. Okay, sì, era una piccola cosa stramba il fatto che avessi l'abitudine di guardare le tragiche labbra di Frank, ma non c'era niente di troppo sbagliato*.
“Ahhh,” l' urletto dell'infermiera deviò la mia attenzione dalle labbra perfette di Frank, al mio braccio.
“C'è una graziosa, succosa vena in questo braccio,” mi informò.
Avrei voluto che lei non parlasse delle mie vene come se fossero vermi. Ero già abbastanza spaventato da come erano realmente. Ora avevo una vivida immagine mentale di un gigante, grassoccio, verme blu che veniva perforato e bucato con le enormi punte immaginarie delle lance. Potevo vedere la grande quantità di sangue che schizzava su tutto il prato non appena le lance cominciavano a penetrare la pelle del verme. Fanculo, questo faceva schifo.
L'infermiera allentò il laccio, fece un passo indietro e raccolse un paio di pacchetti dal cassetto chiuso a chiave dell'armadietto a cui era appoggiato Ben. Li piazzò sul tavolo vicino al letto e cominciò ad aprirli. I battiti del mio cuore cominciarono a salire di nuovo, appena lei aprì l'imballaggio sterile che conteneva l'ago.
“Gerard.” Ignorai Frank e guardai soltanto l'ago enorme nella mano dell'infermiera.
“Gerard?” mi morsi un labbro quando quello cominciò a tremare un po', appena l'infermiera si infilò i guanti.
“Gerard.” Trasalii mentre strappava un tampone di alcol e puliva la curvatura del mio gomito. Gettò il tampone usato nel secchio e prese l'ago.
“Può tamponare il mio braccio di nuovo?” chiesi velocemente mentre lei mi guardava, sorpresa.
“Certo,” disse lentamente, aprì un altro pacchetto sterile e disinfettò la mia pelle di nuovo.
“Può farlo di nuovo, per favore,” implorai appena lei finì per la seconda volta.
“Gerard,” disse Ben con esasperazione. Non osavo guardarlo per paura che quell'astuta infermiera potesse immergere l'ago mentre ero distratto.
“Ci sono germi,” protestai ostinatamente. “Ancora una volta, per favore?”
Nonostante la mia supplica, l'infermiera strinse di nuovo il laccio e mise su di nuovo la temuta farfallina dell'ago. Mentre si muoveva lentamente verso il mio braccio, sentii qualcosa di morbido toccare il lato del mio viso. Frank aveva coperto la mia faccia con la sua mano libera e con delicatezza la girai per guardarlo in volto.
“Non guardare,” disse dolcemente.
“Ma...,” cominciai, ma Frank semplicemente scosse la testa e questo fu abbastanza per farmi stare zitto.
Un piccolo sorriso si intromise sul suo volto, quando ci guardammo l'un l'altro, e mi mio cuore ondeggiò un poco. Ero così intento a guardare la faccia di Frank, che persi perfino il tranquillo avviso dell'infermiera: “L'aculeo sta penetrando, Gerard.”
Trattenni il respiro e strinsi forte la mano di Frank mentre sentivo la fredda, cupa punta forare la mia pelle e scivolare con precisione nella vena. Frank scosse la testa, appena cominciai a girare gli occhi per guardare.
“Non guardare,” ordinò, fissandomi in modo scherzoso. Deglutii e annuii mansuetamente.
Un secondo dopo sentii il silenzioso scatto, appena l'infermiera spinse il flaconcino nell'adattatore collegato alla farfallina dell'ago. Istantaneamente avvertii il sangue cominciare a scorrere attraverso il tubicino di plastica dentro la fiala.
Appena il minaccioso suono del sangue che zampillava nella fiala raggiunse le mie orecchie, afferrai più duramente e più strettamente la mano di Frank. Potevo sentire il sangue che fluiva dalle vene nel flaconcino in perfetta sincronia con il rapido battito del mio cuore.
Diedi un'occhiata a Frank e fui sorpreso di vedere una piccola smorfia sulla sua faccia. Mi sorrise per rassicurarmi e disse, “Gerard? Um.... stai facendo un esame del sangue, Gerard, non un bambino.”
“Cosa?” ansimai, confuso.
“Potresti non stringere la mia mano come se stessi avendo le doglie? Per favore?” disse con tono di scusa.
L' espressione indignata sulla mia faccia doveva essere proprio divertente, perché Frank gli diede uno sguardo, prima di ridacchiare.
Raramente aveva mai riso così, quindi decisi di fare tesoro di quello sguardo di pura felicità e gioia che era visibile sul suo giovane volto. La sua bocca si allargò in un sorriso così largo che era abbastanza per farmi vedere la sua intera arcata dentale. Allentai la morsa in modo significativo e cominciai a far scivolare la mano dalla presa di Frank, fino a pizzicare appena il suo palmo con il pollice e l'indice.
“Va meglio?” chiesi sarcastico, ma non con un sarcasmo cattivo, comunque. Non avrei mai, mai, parlato in quel modo a Frank.
Lui sospirò in una maniera esagerata. “Sì,” rispose.
“Fatto. Fai pressione qui, Gerard.” Non avevo capito per un momento cosa stava succedendo e mi ci volle un secondo per rendermi conto che l' infermiera stava parlando con me. Frank lasciò andare la mano dalla mia presa quando mi girai a guardare il braccio. L'ago era sparito e invece l' infermiera stava tenendo un batuffolo di cotone sopra l'area della puntura. “Fai pressione,” ripeté e afferrò la mia mano ora libera, guidando le dita verso il batuffolo di cotone. Una volta che il sangue si fermò, mise un piccolo cerotto circolare sopra il punto.
Ed ecco ciò che era. Era finito.
Che fottuta prova.
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A Splitting Of The Mind ITA
FanfictionTRADUZIONE ITALIANA, ORIGINALE DI @gaiaMDMA su wattpad Gerard Way vede il mondo in modo differente. Solo e segregato in un istituto psichiatrico, afferma di essere braccato, e che la sua mente contenga la chiave dell'esistenza. Davvero Gerard è in p...