Capitolo 13

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13.

Nobody Said Loving Him Was Going To Be Easy

 




Ci sono cose brutte nella vita. Ci sono cose brutte e poi, ci sono cose brutte.
C'era una fottuta telecamera nella mia fottuta stanza.
Questa era una delle cose brutte di cui parlavo. No, in realtà era una delle cose molto brutte che pensavo esistessero solo nei film.
Lei mi stava guardando.
Quella fottuta stronza mi stava spiando. Cazzo, non potevo credere di non aver mai visto quella fottuta telecamera per così tanto, fottutissimo tempo.
Ero così fottutamente arrabbiato che avrei potuto prendere a pugni il muro. Sì, ero così arrabbiato.
Era uno di quei momenti in cui ero grato di non essermi mai fatto una sega a letto.
La volta successiva che avessi visto Markman, mi sarei accertato che conoscesse esattamente cosa pensavo di tutta questa storia dello spiare. Fottuto Cristo, mi vestivo lì. Non sarei stato più capace di guardarla ancora, se mi avesse visto nudo.
Diedi uno sguardo all'offensivo pezzo di tecnologia. Mi chiedevo se lei mi stesse guardando in quel momento. Strinsi gli occhi con sospetto verso la lente, mi alzai e mi incamminai per andare a fare colazione. Ero determinato a confrontarmi con Markman riguardo questo il prima possibile. Fottuta stronza, nessuno mi può spiare.
Attraversai infuriato la caffetteria, fino al bancone del cibo. Mentre mi versavo un po' di disgustosi cereali non identificati che erano stati probabilmente impacchettati con un' astronomica quantità di zucchero, resistetti al bisogno di vomitarli sul pavimento. Anche se ero trattato con molta clemenza dal personale in quel buco infernale, sapevo che Ben non avrebbe esitato nel farmi raccogliere ogni singolo fiocco d'avena. Non volevo sprecare tempo strisciando sul pavimento. Dovevo finire velocemente il cibo e poi trovare Satana.
Sbattei la mia tazza di cereali sul tavolo e trovai un po' di soddisfazione nel grande casino che avevo fatto. Non mi importava. Qualcun altro l'avrebbe pulito. Tutta questa storia dello spiare mi aveva portato a un umore di merda. Forse avrei potuto insultare qualcuno. Avrebbe potuto aiutarmi a migliorare il mio umore.
Esplorai la stanza per cercare delle potenziali vittime. Come al solito il mio 'built-in Frank homing device*' si attivò e la prima persona su cui si posarono i miei occhi, fu Frank. Avevo davvero bisogno di trovare un manuale su come disabilitare quello stupido coso. Frank era seduto con i suoi nuovi migliori amici; Bob, Ray e Adam. Non sapevo dove fosse Bert. Non lo vedevo da un po'. Ma comunque, non potevo insultare nessuno di loro quando c'era Frank nei paraggi. Era ovvio che la sua opinione su di me fosse affine a quella che aveva sulle alghe, e non volevo retrocedere così presto ad alga di laghetto. Quindi, loro erano off-limits.
Avrei potuto dire qualcosa a Ben o Zach, ma raramente reagivano ai miei insulti o al mio sarcasmo. Non pensavo fossero pagati così tanto da appagarmi con una reazione. Questo non mi lasciava con molte altre opzioni. Cazzo.
Mi ficcai in bocca tre cucchiaiate di cereali, in una rapida successione che mi fece gonfiare le guance. Mentre masticavo, alzai lo sguardo e vidi Frank che mi si avvicinava. Creammo un contatto visivo e gli angoli della sua bocca si contrassero, come se stesse cercando di non sorridere. Questo mi risollevò significativamente il morale. Non mi importava che probabilmente stesse sorridendo per la mia immaturità. Stava sorridendo. Nientemeno che a me.
Mi domandai se avessi dovuto accoglierlo. Se Frank mi stava sorridendo, voleva dire che non era più arrabbiato con me? Sì.
No.
Avrei potuto. Forse avrei potuto chiedere scusa?
No.
Sì.
Porca troia, Gerard, deciditi.
Ok, no, non sarei andato ad accoglierlo. Non mi sarei mosso. Non era una buona idea. No.
Sospirai e focalizzai di nuovo l'attenzione sui cereali. Erano chiaramente nuovi e mi ero sbagliato prima. Erano praticamente senza zucchero. Dovevano essere un tipo di nuovi cereali 'salutari', perchè avevano il sapore di piccoli pezzi di cartone. Probabilmente era stata un'idea di Markman quella di cambiare i cereali. Sapevo di potermi fidare di lei per quanto riguardava il rendere le nostre vite patetiche, un fiocco d'avena alla volta.
Comunque, da quella volta in cui quasi le credevo quando mi disse che le fregava di me, ero stato costretto a cambiare la mia opinione. Non gliene fregava un cazzo di me. Non si fidava di me. Aveva messo una telecamera nella mia stanza. Pensava che potessi fare disastri e non accettava il fatto di non sapere cosa stessi facendo.
Avrei ignorato il fatto che, tecnicamente parlando, avevo fatto qualcosa che non andava fatto in quella stanza. Tre notti prima ero stato steso nell'oscurità della mia stanza e l'onda di colpevolezza mi aveva avvolto. Era la colpevolezza per come avessi baciato Frank. Non importava che me lo avesse chiesto lui. Dovevo dire di no. Era per questo che non aveva combattuto per me. Se gli fosse importato di me nel modo in cui a me importava di lui, mi avrebbe detto che mi stavo comportando da stupido e che quel Jasper non poteva comandarmi. Ma non lo aveva fatto.
Perciò ero giunto alla conclusione che stavo meglio senza di lui. Era per questo che non sarei andato ad accoglierlo e a scusarmi. Non puoi provare a essere amico di qualcuno, se quello non prova per te le stesse cose che tu provi per lui. Quindi eccomi, di nuovo solo. Proprio nel modo in cui sarei dovuto stare.
Frank non mi guardò di nuovo. Non mi importava.
Ok, sì, mi importava, ma stavo imparando a non farlo.
Quando lui e i suoi nuovi amici lasciarono il loro tavolo per sedersi all'aperto, volutamente mi girai verso di loro e fissai il corridoio che portava all'ufficio di Markman. Sicuramente sarebbe apparsa presto.
Mezz'ora dopo stavo ancora fissando il corridoio. Satana non era ancora risorto. Sospirai e spostai le gambe per mettermi in una posizione più comoda.
“Che stai facendo?” chiese con sospetto Ben, mettendosi in piedi accanto a me. Si chinò al livello dei miei occhi e osservò il corridoio.
Senza distogliere la visuale dal corridoio, risposi, “Niente.”
“Gerard?” disse lui con tono di rimprovero.
Sospirai di nuovo e presi un momento per strofinarmi gli occhi. “Aspettando,” lo informai.
“Chi?”

A Splitting Of The Mind ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora