Capitolo 5.

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5.

We can’t all be heroes; somebody has to sit on the sides and clap as they go by

 

Indietro! Torna indietro! Tornerò indietro se avrai bisogno di me! Colpisci! Mira all'angolo! Vai, vai, vai! L'angolo, Gerard! Bel colpo! Rimani fermo, Gerard!”
Tossii violentemente quando un' onda mi sommerse. Spostai follemente l'acqua con le mani, cercando di tenere il viso al di sopra delle onde fluttuanti. La palla navigò sopra la mia testa e atterrò di fronte al giocatore avversario. Lui la trascinò fra le sue braccia e cominciò a nuotare con la testa fuori dall'acqua. Aveva muscoli lisci e molto definiti sulle spalle, e la schiena flessa mentre le sue braccia potenti si muovevano facilmente attraverso l'acqua.
Le mie gambe si mossero in un pigro calcio quando guardai la palla passare dall' altra parte della piscina ed esultai quando il nostro portiere la deviò. Ero pronto a muovermi, quando il nostro capitano prese la palla e la lanciò con forza incredibile verso di me. Alzai le mani per prenderla, fiducioso delle mie capacità.
Era direttamente davanti a me. Poi realizzai di trovarmi sott'acqua, quando una mano potente premette sulla mia spalla sinistra. Combattei contro quella, ma il mio avversario teneva duro. E non sembrava che stesse per lasciarmi andare. Gli diedi un calcio sulle palle e ottenni il risultato di cui avevo disperatamente bisogno. Appena la mia testa riemerse in superficie, vedendo che il gioco si era spostato di nuovo dall'altra parte della piscina. Nessuno mi stava guardando. Nessuno sembrava interessato al fatto che ero quasi annegato. Il mio avversario era a diversi metri da me, tenendosi l'inguine e lottando per rimanere a galla.
Mi guardai attorno selvaggiamente, la testa mi girava per mancanza di ossigeno. Fu in quel momento che vidi gli altri. C'erano due ragazzi, entrambi della stessa età. Tutti e due indossavano la cuffia blu, come me. Eravamo nella stessa squadra, ma non li riconoscevo. Mi videro, ed entrambi mi urlarono. Due uomini di grandi dimensioni apparirono dietro di loro e li tirarono sotto. Le loro urla furono bruscamente interrotte nel momento in cui sparirono sotto la superficie. Mi buttai in avanti, intento a salvarli ma caddi vittima dello stesso destino. Ingoiai un sorso d'acqua quando andai sotto e non potei respirare per prendere aria. Il mio avversario mi prese strettamente per la cuffia, stringendola in pugno. Armeggiai con il nodo sotto al mento e lo sciolsi velocemente. Nuotai lontano dal diavolo con la cuffia bianca, verso i due ragazzi che stavano scalciando e si stavano dimenando violentemente. Il ragazzo sulla destra mi vide e si tolse la cuffia per imitarmi, scappando dalla presa dei suoi aggressori. Allora realizzai chi fosse.
Era Frank.
La cuffia aveva nascosto i suoi capelli e lo aveva reso quasi irriconoscibile. Entrambi nuotammo l'uno verso l'altro. I miei polmoni stavano scoppiando per mancanza l'aria, ma non potevo lasciarli entrambi da soli. L'altro ragazzo riuscì a togliersi la cuffia, ma il suo aggressore lo trattenne sott'acqua per il collo. Non sapevo chi fosse.
Frank nuotò nella mia direzione e lo afferrai, tirandolo verso di me con tutta la forza che potevo radunare. Uscimmo in superficie insieme, ansimando disperatamente in cerca di aria. Feci un salto nell'acqua per cercare l'altro ragazzino. Non era uscito in superficie con noi. Terrorizzato per lui, tornai sott'acqua di nuovo per cercarlo. Le sue dita grattarono debolmente sul polso dell'aggressore, ma senza risultato. Mi vide e con ogni grammo di forza, urlò:
GERARD!”

***

“Stai bene?”
Strinsi il petto mentre si muoveva rapidamente su e giù, aspirando l'aria preziosa. Stavo ansimando come se avessi nuotato un miglio senza fermarmi e senza prendere abbastanza fiato. Scostai le ciocche umide dalla faccia. I miei capelli e i miei vestiti erano impregnati di sudore. Sbattei gli occhi diverse volte, realizzando che non ero in una piscina nel mezzo di una pericolosa partita di pallanuoto. Ero nel mio letto, appena risvegliato da un incubo.
C'erano due cose sbagliate in questo. La prima, Io non avevo incubi. Non avevo mai avuto incubi. Non sognavo mai la notte. So che può suonare strano, ma anche io ero strano. Io non sognavo -e senza dubbio non avevo incubi.
La seconda cosa era la pallanuoto. Non sapevo giocare a pallanuoto. Non avevo mai giocato a pallanuoto in vita mia. Penso di non aver mai visto una partita in televisione. Come diavolo potevo sapere come si giocasse? Oh e chi cazzo gioca a pallanuoto, comunque?
“Stai bene?” ripeté Frank, ansioso.
Mi sedetti e realizzai perché il corpo mi facesse così male. Non ero nel mio letto; ero per terra fra il mio letto e quello di Frank.
Annuii e lentamente mi misi in piedi, distendendo teneramente i muscoli doloranti. Sentii un crampo alla schiena e gemetti. Nota per me stesso: non dormire sul pavimento.
Frank mi guardò per un momento, poi annuì e lasciò la stanza. Girò a sinistra. Stava andarsi a fare una doccia. Sapevo che l'avrebbe fatto.
Mi sedetti sulla fine del letto e riflettei su quel sogno. Avevo riconosciuto Frank, ma non sapevo per niente chi fosse il secondo ragazzo. Non poteva essere che non conoscessi la sua faccia, ma non potevo dargli un nome. Era solo un pensiero che fosse un completo estraneo e non lo avessi mai visto in vita mia. Ma questo non poteva essere giusto. Sapevo come funzionavano i sogni. Un sogno è, per metterla semplice, il tuo subconscio che corre dietro a se' stesso. Alcuni scienziati provano a dirci che il sogno è il modo che ha il tuo cervello per scartare i ricordi inutili, ma io sapevo che non era così che funzionavano i ricordi. Non puoi solo scartare un ricordo o buttarlo come un pezzo di immondizia. Sicuramente, puoi perderlo o metterlo fuori posto e immagazzinarlo per sempre. Ma non puoi scartarlo. Sono tutte sciocchezze.
Possibile che questi scienziati non se ne rendevano conto? Una volta che crei un ricordo, quello è nella tua testa per sempre. Se mai volessi sbarazzartene, avresti bisogno di perderlo e perderlo essendo sicuro di non inciamparci mai più. Dio, questi dilettanti non ne avevano idea!
Ma questo significava anche che non era logico per me sognare di un ragazzo che non avevo mai incontrato e di uno sport che non avevo mai praticato.
Non aveva senso. Non avevo proprio senso. Non aveva senso! Perché niente di tutto ciò aveva senso? Pensai che ci fosse qualcosa di sbagliato in me.

A Splitting Of The Mind ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora