2.
Look straight at me and you see yourself.“Bhè, buongiorno Gerard!” dentro di me rabbrividii, ma fuori regalai alla donna della mensa uno dei miei sorrisi più smaglianti, come se l'avessi tirato fuori dal cassetto.
Ignorai i suoi persistenti tentativi di conversare con me e mi feci strada verso il mio tavolo. Sì, era il mio tavolo. Nessuno si sedeva al mio tavolo senza il mio permesso. Nessuno.
Diedi uno sguardo alla mia minestra di pollo con tagliolini. Questa volta non era una minestra di lettere.Comunque potevo garantire che Ray avrebbe annunciato di poterci vedere dentro un messaggio. Forse era per questo che avevano smesso di servire piatti con le lettere. Ebbi il mio consueto momento di silenzio per il fatto che avevano tolto la zuppa di lettere dal menu, prima di scartare con attenzione il mio cucchiaio di plastica. Lo strinsi fermamente perchè senza dubbio non volevo farlo cadere. Poi avrei dovuto prendere un altro cucchiaio. E non avevo particolarmente voglia di farlo.
“Hey! Ben, Magda, Suzie! Veloci, venite a vedere questo!” la voce di Ray squillò attraverso la caffetteria. Sbuffai quando si allontanò dalle sue tagliatelle con attenzione. “Guardate, è un messaggio!”
Sapevo di poter contare sul fatto che Ray avrebbe trovato messaggi anche nel nulla. Sperai solo che loro non decidessero di togliere anche le tagliatelle dal menù. Mi piacevano abbastanza le tagliatelle. Una volta finito, fissai la ciotola, fino agli ultimi depositi di pasta lasciati sul fondo, chiedendomi dove sarebbero andati e in quale oceano sarebbero finiti. Tirai fuori il mio taccuino per gli schizzi da dentro la tasca della giacca e lo aprii sul tavolo. Presi la matita e la feci toccare sulla punta della lingua, prima di premerla sulla pagina.
Non c'era esattatamente nessun ragionamento artistico dietro ciò. Solo un' abitudine, davvero. Comiciai a disegnare il nuovo ragazzo dai capelli neri. Era davvero disegnabile. Aveva i lineamenti perfettamente cesellati e la bellezza sfuggente di un modello, del mio prossimo modello. Non disegnai il suo corpo. Volevo ottenere i controrni esattamente nel modo giusto. Dovevano essere nel modo giusto. Disegnarli sbagliati sarebbe stato un disastro. Ma era infreddolito, come lo eravamo tutti, con le giacche, le sciarpe e lunghi pantaloni da ginnastica. Io non avevo freddo; indossavo la giaccia solo perchè mi avevano costretto. Preferivo la mia camicia nera, formale e abbottonata, con una cravatta. Ma questo accadeva solo il Martedì e il Giovedì. Vedete, solo in quei giorni potevo indossare una cravatta*. Negli altri giorni mi attenevo alle felpe.
Erano abbastanza bravi riguardo i vestiti, in quel posto. Potevi indossare qualsiasi cosa volevi, entro i limiti ragionevoli. Voglio dire, non avrebbero permesso a un maniaco depresso di indossare una cravatta e lasciarlo da solo nel bagno, non è vero? Ma loro credevano in me. Sapevano che non mi sarei ucciso presto. Non avevo ancora scoperto il significato della vita, e loro lo sapevano.
“Uh, ciao.”
La mia testa sembrò muoversi meccanicamente. Era davvero spassoso. Guardai dritto il nuovo ragazzo dai capelli neri. Quello con gli occhi tristi e le labbra baciate tragicamente. Grugnii e guardai in basso di nuovo. Smisi di graffiare con la mia matita per un secondo e udii il respiro pesante, terrificato del ragazzo, sentendo un morso di compassione. Mi chiesi quale infermiere gli avesse suggerito di parlare con me. Probabilmente Ben. Diedi un' occhiata a Ben. Mi stava guardando.
Sì, Ben lo aveva spinto a questo. Il problema era: perchè? Certo, voglio dire, se un ragazzino voleva parlare con me, bene. Non gli avrei risposto, ma non gli avrei dato un calcio sulle palle e non avrei riso vedendolo rotolare dolorante sul pavimento.
“Posso sedermi? Per favore?”
Annuii e si appollaiò sulla fine della sedia di fronte a me. Guardava soltanto il pavimento. Poi si alzò in piedi e corse via. Perplesso, mi rimisi a disegnare. Un paio di secondi dopo tornò e si sedette di nuovo. Questa volta restò e mi guardò disegnare fino a che un' infermiera gli si avvicinò e gli parlò. Si allontanò e lui la seguì. Mi chiesi dove stesse andando. L'attività che veniva dopo, in quello stupido programma, era la doccia, ma mancava ancora un'ora perlomeno. Vidi Ben che si avvicinava a me e quando mi sorpassò, lo udii mormorare “Grazie, Gerard, per non essere stato uno stronzo.”
Non riuscii a concentrarmi per il resto del pranzo. Perchè Ben mi aveva ringraziato per non essere stato uno stronzo con il nuovo ragazzino? Perchè era così d'obbligo che fossi tutto tranne che uno stronzo con quel ragazzino? Avrei avuto una porzione extra di pudding dopo cena?Per le docce aspettai fino all'ultimo, come sempre. Ovviamente, dentro, le docce non potevano essere chiuse, c'erano troppi ragazzi che pensavano al suicidio, quindi erano soltanto semi-chiuse. Non mi importava come le chiamassero. Mi facevo la doccia da solo e loro me lo lasciavano fare, per lo più. Incrociai le gambe e mi sedetti sulle panche, aspettando che l'ultima persona finisse e uscisse fuori.
“Puoi andare, Gerard” chiamò Ben.
Lo guradai con una faccia confusa. Sapeva che andavo per ultimo. Ero sempre andato per ultimo. Ultimo significava che quell'idiota del nuovo ragazzino era già andato prima di me, altrimenti non sarei stato l'ultimo. Strinsi le spalle, rimanendo insolente.
“Tutti se ne sono andati,” disse “Tu sei l'ultimo.”
Mi accigliai e diedi un'occhiata alle docce. Ero abbastanza sicuro. Erano vuote. Dove era andato quindi il nuovo ragazzino? Certamente non l'avevo visto lì dentro. Non potei fare altrimenti che chiedermi se c'era una ragione per cui il nuovo ragazzo doveva farsi la doccia separatamente.
Mi stavo lavando, mettendoci davvero poco impegno, quando Ben mi interruppe. Arrossii violentemente ma lui ignorò la mia apparente mancanza di vestiti e si sedette su una delle panche che separavano le docce.
“Devo chiederti un favore,” Disse Ben, con un tono davvero serio. Potevi vedere che non era normale. Di solito era veramente calmo e spensierato, ma ora non lo era.
Chiusi la doccia, dandogli la mia piena attenzione. Qualunque cosa per tirare fuori una gamba da quel posto. Mi porse un asciugamano, lo avvolsi intorno alla vita e mi ferami a guardarlo, in attesa.
“Conosci il nuovo ragazzo? Frank?”
Ahhh, il suo nome era Frank. Interessante. Annuii affermativamente.
“Noi tutti pensavamo che sarebbe restato pietrificato nel vederti.” Ben ridacchiò per la mia faccia offesa. “Ma non era così spaventato, qualcosa di cui tutti siamo stati sorpresi, considerando le ragioni per cui è qui. No, non te lo posso dire. E' personale. Ma preferiamo che rimanga in giro con te, piuttosto che con Ray o qualcuno degli altri ragazzi, okay? E' ancora spaventato da te, ma almeno cercherà di farsi degli amici.”
Al che feci un passo avanti e scossi violentemente la testa in segno di protesta. Io non volevo amici. Non avevo bisogno di amici. Non avrei fatto amicizia con questo ragazzo. Ben sembrò atterrito. “Non devi essere suo amico, Gerard.” disse irosamente. “per quanto lo aiuterebbe, se tu semplicemente non puoi fare una cosa semplice come questa, non ti preoccupare.”
Vergognandomi, abbassai gli occhi. “Sei veramente insensibile come dicono, non è vero?” senza aspettare la risposta, si grattò il mento e uscì.
Sì, ero insensibile. Le persone come me non potevano avere amici. Le persone come me non potevano lasciare che altre persone si avvicinassero. Le persone come me non avevano bisogno di amici. Semplicemente pensai a cosa sarebbe potuto succedere se avessi avuto degli amici.
Non riusciva a realizzare quanto poteva essere fatale per me? Lo guardai andarsene, sentendomi colpevole come una merda. Appena lasciata la doccia, mi imposi come missione personale di scoprire cosa avesse portato Frank lì da me.Note di traduzione:
* la frase orginale era "
You see, only on days starting with a T could I wear a Tie", nel senso che sia Tuesday (martedì) che Thursday (giovedì) iniziano con la lettera T, proprio come tie (cravatta).
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A Splitting Of The Mind ITA
FanfictionTRADUZIONE ITALIANA, ORIGINALE DI @gaiaMDMA su wattpad Gerard Way vede il mondo in modo differente. Solo e segregato in un istituto psichiatrico, afferma di essere braccato, e che la sua mente contenga la chiave dell'esistenza. Davvero Gerard è in p...