Impotente. Ferito. Umiliato. Deluso.

Alec non si era mai sentito così. Era stato ferito tante volte, sia fisicamente che nell'anima, ma mai in quel modo.

Si era sentito un giocattolo nelle mani di un incurante burattinaio. E l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettato era che sarebbe stato proprio Magnus a farlo sentire così.
Ironico che si fosse innamorato proprio di lui.

Ma probabilmente è necessario tornare a quella mattina, dopo che Izzy gli aveva fatto un discorso di incoraggiamento che lo aveva spinto a precipitarsi verso il loft di Magnus.
O forse sarebbe anche meglio tornare a circa sei mesi prima, quando Camille Belcourt era fuggita dalla prigione del Conclave ed era stata dichiarata la ricercata numero uno dal Consiglio di Idris per l'uccisione di diversi mondani e dei due Shadowhunters che avevano il compito di sorvegliarla.

Erano passati sei mesi e di cose ne erano successe. Izzy aveva subito un processo ingiusto ed era stata scagionata, Jace aveva iniziato a provare un genuino interesse verso una mondana dai capelli rossi che portava solo un sacco di guai, Alec aveva conosciuto Magnus e aveva finito per innamorarsene. E oh, aveva anche stretto un patto con lui, concedendogli il pieno controllo su di sè, che era poi il motivo per cui era finito a raccogliere i pezzi del suo cuore dal pavimento del loft di Magnus.
Ma forse avrebbe dovuto aspettarselo, giusto?
Le cose belle non durano mai a lungo.

                             *****

Alec arrivò davanti alla porta del loft di Magnus con il fiatone e il cuore in gola, non tanto per la corsa ma per ciò che stava per fare.
Stava per dire a Magnus che gli piaceva. Stava per dirgli che avrebbe voluto che fossero più che amici, che sarebbe stato disposto ad affidargli il suo primo bacio, che sarebbe stato disposto ad affidargli il suo cuore, e questa volta non per salvare Isabelle ma perchè lo voleva. Voleva disperatamente fidarsi di lui, pensare che non lo avrebbe usato, ma che lo avrebbe protetto e amato. Per una volta voleva mettere la sua felicità nelle mani di una persona che non fossero i suoi fratelli, voleva provare a buttarsi ad occhi chiusi senza pensare a tutte le possibili conseguenze. In fondo con Magnus era sempre stato così. Dalla prima volta che si erano visti non aveva fatto altro che buttarsi ad occhi chiusi. Non aveva pensato alle conseguenze mentre stringeva quel contratto con lui, non aveva pensato alle conseguenze prima di invitarlo ad uscire e ora non voleva soffermarsi a pensare a cosa sarebbe successo se Magnus lo avesse rifiutato.

Fece per bussare alla porta del loft ma si rese conto che la porta era socchiusa. Il suo istinto da Shadowhunter lo spinse a fare un passo in avanti e spingere la porta verso l'interno con delicatezza.
Magnus poteva averla semplicemente dimenticata aperta, ma la cautela non era mai troppa e lo stregone non era esattamente benvoluto da tutti.

Alec avanzò nello stretto ingresso e si affacciò con cautela nel soggiorno ampio e illuminato dal sole che filtrava dalle enormi vetrate.

Quello che vide lo lasciò con il cuore stretto in una morsa: Magnus stava baciando una donna.

Alec sentì la sua vista appannarsi e il groppo che aveva in gola divenire improvvisamente insopportabile. Eppure era quasi sicuro che Magnus fosse almeno un po' interessato a lui. Dio, aveva addirittura pensato che alla fine del loro appuntamento volesse baciarlo.

Il Nephilim prese un respiro tremante e indietreggiò, pronto a lasciare il loft in silenzio e a prendersi il suo tempo per elaborare la cosa, ma non si rese conto di Presidente Miao che nel frattempo era venuto a strusciarsi ai suoi piedi e gli calpestò la coda.
Inutile dire che il gatto schizzò via con un miagolio stizzito -e rumoroso- e che sia Magnus che la donna si girarono nella sua direzione.

E il cuore di Alec si bloccò ancora una volta, perchè la donna che Magnus stava baciando non era altri che Camille Belcourt, il capo del clan di vampiri più pericoloso di New York nonchè la ricercata numero uno dal Conclave.

-Alexander!-esclamò Magnus, gli occhi sgranati e il panico ben evidente nelle sue iridi dorate.-Non è come...-fece per dire, ma Alec serrò le labbra e mandò giù il groppo che gli serrava la gola.

-Camille Belcourt.-sibilò.-Responsabile della morte di dodici mondani e due Shadowhunters. Il Conclave ha un mandato di cattura contro di te.-si forzò a dire, cercando di non far trapelare niente che non fosse freddezza. Era ancora un Nephilim e doveva servire il Conclave come aveva sempre fatto, cuore spezzato o meno.

-Alexander, non...-fece per dire Magnus, ancora una volta interrotto dal più piccolo.

-Seguimi di tua iniziativa o sarò costretto ad usare la forza.-continuò Alec, anche se sentiva la nausea salirgli ad ogni parola.

Camille non sembrava affatto impressionata.-Sarebbe questo il cagnolino di cui ho sentito parlare? In effetti è proprio il tuo tipo, Magnus.-commentò con una punta di acido disprezzo.

Alec estrasse la spada angelica che non mancava mai di portare con sè e fissò lo sguardo in quello beffardo di Camille, evitando di proposito quello di Magnus.

-Vieni con me o sarò costretto a usarla.-sibilò, avanzando di un passo.

-Stai a cuccia, carino.-sogghignò Camille.-Magnus non ti ha insegnato come ci si comporta?-

Alec serrò i denti e si slanciò verso la donna, impugnando saldamente la spada, ben intenzionato ad usarla. Se l'avesse fatta a pezzi il Conclave se ne sarebbe fatto una ragione.

Fu allora che sentì la voce di Magnus.-Fermati Alec!-gridò, inizialmente in preda al panico, poi, quando il più piccolo non accennò a fare come gli era stato detto, con più decisione.-Fermati!-

Alec sentí una morsa al petto che quasi lo fece cadere in ginocchio e inizialmente non riuscì a capire bene a cosa fosse dovuta. Alzò la spada per colpire Camille e sentì distintamente la voce di Magnus che gli tuonava -Ti ho detto di fermarti!-

Si ricordò del contratto solo quando si accasciò ai piedi di Camille, sputando sangue e portandosi una mano al petto, boccheggiando in cerca d'aria. La donna lo guardava dall'alto, un sogghigno che le piegava le labbra rosso sangue in una smorfia crudele.-Bravo cagnolino.-sibilò, la voce carica di veleno.

E su quel pavimento freddo, a tossire sangue e a cercare di tornare a respirare normalmente, Alec si sentì per la prima volta impotente, ferito, umiliato e deluso tutto in una volta. Si sentì un giocattolo nelle mani di un burattinaio e si rese conto per la prima volta di cosa significasse davvero il patto che aveva stretto così incoscientemente.
Di cosa significasse non pensare alle conseguenze.

Ora Mi Appartieni ~ MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora