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-Alec!-esclamò Izzy appena lo vide, parecchio entusiasta. Il Nephilim la guardò confuso, desiderando solamente tornarsene in camera e prendersi qualche momento per riprendersi, poi si ricordò cosa era andato a fare da Magnus e capì immediatamente il motivo dello sguardo speranzoso della sorella. L'istinto di fuggire lo colse prepotente, ma si costrinse a incrociare lo sguardo di Izzy. Lei sembrò capire inmediatamente che qualcosa era andato terribilmente storto, perchè la sua espressione passò dall'entusiasmo alla costernazione, con una buona dose di stupore e delusione.

-Cosa è successo?-mormorò, correndo subito ad abbracciarlo.-Devo andare a frantumare delle ossa?-borbottò  quando Alec la accolse tra le sue braccia, desideroso di essere sostenuto.

Alec scosse la testa.-Vorrei solo andare un po' a riposarmi.-disse alla sorella, distaccandosi di malavoglia da quella stretta confortante e abbozzando un sorriso che parve più una smorfia.

Isabelle annuì, accarezzandogli una guancia.-Se vuoi parlarne ci sono.-disse.

-Lo so.-mormorò Alec. Ma sapeva anche che non lo avrebbe fatto. In quel momento voleva solo seppellire la vergogna che provava verso sè stesso.

Si diresse in camera e ci si chiuse dentro, evitando accuratamente di bussare alla porta di Jace come faceva ogni volta che rientrava. Non aveva assolutamente voglia di spiegargli per quale motivo stesse male.

Si infilò nel bagno e si spogliò lentamente, lasciando i vestiti sparsi in giro ed entrando nella doccia con un sospiro di sollievo.
Aveva l'illusione che sentire l'acqua che gli scorreva sulla pelle lo avrebbe fatto sentire meno sporco, lo avrebbe fatto tornare a pensare lucidamente, ma ovviamente non fu così. I suoi muscoli rimasero innaturalmente tesi e la nausea che provava verso sè stesso non accennava ad andarsene.

Quando uscì, tuttavia, aveva capito di cosa aveva bisogno: cacciare. Si sarebbe immerso totalmente nel cacciare demoni, nel fare ciò per cui era nato, cercando di nascondere in un angolo della sua mente ciò che era successo e i suoi sentimenti, cercando di seppellire la colpa verso il Conclave sotto missioni portate a termine.

                              *****

Alec bussò alla porta della camera di Jace ma non ricevette risposta.

-È in missione.-gli comunicò Raj, che usciva in quel momento dalla stanza accanto.

-In missione?-chiese il più piccolo, aggrottando le sopracciglia.-Da solo?-

-Con Clary.-rispose l'altro con una scrollata di spalle. Alec serrò le labbra, superando a grandi falcate Raj e dirigendosi in fretta verso la sala di comando, scrutando attentamente gli schermi installati proprio al centro di essa in cerca di qualche missione e cercando di non pensare al fatto che Jace non andava mai in missione senza di avvertirlo. Mai.
Gli schermi erano illuminati da innumerevoli puntini rossi, che segnalavano la presenza di covi di demoni. Alec soppresse la sua parte razionale, che gli diceva di aspettare che Jace tornasse o almeno andare a chiamare Isabelle, e poggiò il suo stilo su uno dei punti luminosi, confermando di aver preso in carico la missione, poi si diresse velocemente verso la sala in cui erano custodite le armi e afferrò il suo arco e le frecce. La spada angelica che aveva rivolto contro Camille era rimasta a casa di Magnus, dove l'aveva lasciata cadere quando era crollato a terra. Ne afferrò in fretta un'altra, cercando di sopprimere i ricordi che lo tormentavano ogni volta che il nome di Magnus gli tornava alla mente (che erano più di quante avrebbe voluto).

                             *****

Il covo di demoni in cui si era andato a cacciare era decisamente più ampio di quanto avesse previsto. Si trovava in un magazzino abbandonato ad un paio di chilometri dall'Istituto e nelle ultime settimane vi era stata registrata una forte presenza demoniaca.

Gli Shax erano ovunque. Appena era entrato gli erano saltati addosso sibilando, e inizialmente aveva dovuto menare fendenti con la sua spada angelica un po' a caso. Dopo la prima ondata, che aveva contrastato a stento, si era trovato davanti un Behemoth e aveva imprecato tra sè e sè, riponendo la spada e impugnando l'arco, cercando di tenersi lontano dal demone per prendere la mira.

Solo in quel momento aveva pensato a quanto fosse stato stupido venire lì senza il suo parabatai o sua sorella.

Perchè una concentrazione così ampia di demoni inferiori poteva voler dire solo una cosa: un demone superiore che li controllava.


Ecco la seconda parte, come promesso!! Buona serata! 😙


Ora Mi Appartieni ~ MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora