Attacco di panico

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Per tutta la notte non ho fatto altro che ripensare alla conversazione con Corbyn. Non mi pento di niente di quello che ho detto e ho intenzione di fare il possibile per rendergli questo periodo più sopportabile. Stasera, per esempio, ho intenzione di continuare con la nostra "serata cinema". Voglio andare avanti come abbiamo fatto fino ad adesso. Non smetteremo di uscire e divertirci, perché l'unica cosa che è cambiata tra di noi è che ora io ho la piena consapevolezza del suo problema.

Essendomi addormentata verso le quattro, non riapro gli occhi prima delle undici. Trovo mia madre in cucina, intenta a sfogliare alcuni documenti.

- Ciao mamma.-  sbadiglio e mi strofino gli occhi, in cerca di qualcosa da mangiare. Trovo una barretta al muesli in fondo alla credenza, la scarto e inizio a mangiarla.

- Cosa stai leggendo?- chiedo allungando il collo per cercare di scorgere qualcosa.

Lei sussulta, girando il plico di fogli con uno scatto.

- È solo un nuovo ordine dello zoo. Per le scimmie. Nuovo cibo per le scimmie.

- Perché ti preoccupi così tanto del nuovo cibo per le scimmie? Piuttosto compra a me  del nuovo cibo. Sono stufa di tornare a casa da scuola e mangiare toast.- propongo finendo la barretta.

- Tuo padre è appena andato a fare la spesa. Avresti dovuto parlare con lui.

- Sì, hai ragione.- dico facendo per andare verso le scale. Mi blocco e mi volto di nuovo verso mia madre.

- Posso parlarti?

- Certo. Dimmi tutto.

- Preferirei non qui.- guardo nervosamente su per le scale. Abbasso la voce.- Riguarda Corbyn.

Mia mamma annuisce, come se sapesse che prima o poi gliel'avrei chiesto.

- Sediamoci un attimo fuori in giardino.

Si alza e si mette la cartelletta con i documenti che stava sfogliando fino a poco fa sotto il braccio. Mi infilo una felpa sopra al pigiama e la seguo in giardino. Mi siedo di fronte a lei e mi chino in avanti sul tavolino.

- Tu sapevi tutto, non è così?- vado dritta al punto.

- Sì. So del suo problema e so anche che tu puoi aiutarlo. Quel povero ragazzo ha visto più medici in vita sua di quanti ne vedrai tu nei prossimi quarant'anni. Ha bisogno di affetto, non di un camice d'ospedale.

- Questo suo problema... è il motivo per cui è venuto qui a Manchester? O c'è dell'altro che mi nascondete tu e papà?

Bingo. L'occhiata che mi rivolge vale più di un discorso di Donald Trump sull'inquinamento.

Ad un tratto sentiamo la suoneria di un cellulare. A giudicare dal verso di un'oca che starnazza a ritmo di Yellow Submarine che si diffonde nell'aria è il cellulare di mia mamma.

- Pronto?- risponde dopo averlo estratto dalla tasca. Rimane in silenzio per un po', poi si mette una mano sulla bocca.

- Oh mio Dio.- esclama. Altri secondi di silenzio.

- Arriviamo subito.- dice infine con un filo di voce poco prima di riattaccare.

- Era la mamma di Jonah. Dobbiamo andare in ospedale, a quanto pare ci sono delle novità.- una nota di allarme traspare dalla sua voce e il mio cuore perde inavvertitamente un battito.

- Che è successo?

- Dai test che gli hanno fatto negli ultimi giorni è risultata della droga nel sangue. Lui nega, ma i medici temono che nasconda qualcosa.

Double up // Corbyn Besson why don't weDove le storie prendono vita. Scoprilo ora