Magritte

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Non so esattamente come mi sia trasformata da normale sedicenne a infermiera in casa mia. Dalla mattina di tre giorni fa, quando ho avuto prova dell'instabilità di Corbyn, non ho fatto altro che passare il mio tempo accanto al suo letto. Mangio con Sheldon, poi prendo i miei quaderni e mi installo sul tappeto della sua camera. Faccio i compiti, studio. Qualche volta mi corregge persino, ma se ne sta perlopiù disteso sotto alle coperte, il volto inespressivo talvolta attraversato da un fremito, come se fosse una coltre di neve in mezzo alla quale spuntano di tanto in tanto dei fragili steli d'erba. In più, continua a fissarmi e questa situazione sta iniziando a mettermi a disagio.

- Ciao, sono tornata.- gli sorrido entrando nella stanza con il libro di storia dell'arte.

Lui non dice niente, ma ormai ci ho fatto l'abitudine. Sento il suo sguardo fisso su di me mentre mi siedo per terra, con la schiena appoggiata al comodino. Inizio a sfogliare il libro.

- Domani ho la verifica di arte. Non mi piace molto. Voglio dire, mi piacerebbe farmela piacere, ma proprio non ce la faccio a non farla sembrare così noiosa. Non so se mi spiego.- ridacchio in modo stridulo.

- Sì, proprio così.- mi rispondo da sola dopo qualche attimo di silenzio.

Inizio a leggere in silenzio, cercando di memorizzare tutti i dettagli e simboli legati ad un quadro di René Magritte. Il fatto che noi a scuola studiamo i messaggi più o meno chiari che il pittore intende trasmettere con il suo quadro mi mette in qualche modo a disagio. Come se stessimo scavando come cani affamati nella tana del suo io più intimo. Come se volessimo sviscerarlo ed esporre tutte le emozioni e insicurezze più personali come i giocattoli su un telo durante i mercatini dei bambini. Come se potessimo classificare ordinatamente ogni suo singolo timore, bagliore di speranza, battito del cuore e associarli a dei precisi simboli nel quadro. Inizio a pensare che forse non è storia dell'arte in sé a non piacermi, ma il modo in cui ci viene proposta a scuola.

- A che pensi?

Sussulto leggermente e alzando lo sguardo rimango colpita dallo sguardo curioso di Corbyn. è la prima traccia di normalità che mostra da giorni e non ho intenzione di farmela scappare.

- Stavo pensando a questo quadro. Non mi piace il fatto di dover studiare le interpretazioni che hanno dato altre persone.

- Ci sono un sacco di cose ingiuste.- tira su col naso.- Il modo in cui mi sto sentendo io, per esempio.

Per un attimo trattengo il fiato.

- Vuoi parlarne?- chiedo con gentilezza.

Lui scuote la testa.

- Fammi vedere il quadro.- dice invece allungando il collo nella mia direzione.

Mi avvicino un po' di più al suo letto e giro il libro, mostrando la raffigurazione a tutta pagina degli amanti di Magritte.

- L' ho visto al Museum of Modern Art a New York, quando mio padre mi aveva permesso di andare con lui. Sai, deve viaggiare molto per lavoro.

Per un attimo sembra perdersi nei suoi pensieri. Temendo di perderlo di nuovo, cerco di mantenere attiva la conversazione.

- E come ti è sembrato? Ti ricordi qualcosa che mi può far evitare una F domani?

- Imparati a memoria quello che c'è scritto lì.- sbotta all'improvviso.- è quello che vogliono sentirsi dire.

- Ma io voglio sapere quello che pensi tu.- ribatto prontamente, con più slancio di quanto volessi.

Per un attimo lui mi guarda come se gli avessi appena detto che sono la fatina dei denti. Come se fossi qualcosa che ora sai non esistere, ma un tempo lo credevi e ora in fondo al tuo cuore speri ancora sia così.

Double up // Corbyn Besson why don't weDove le storie prendono vita. Scoprilo ora