Io non posso suonare per tutti e due

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La mattina seguente spero di riuscire a convincere Corbyn a prepararsi per andare a scuola. Scendo prima di lui, accendo la radio in cucina e metto qualche biscotto, fette biscottate e della marmellata su un piatto, che posiziono al centro del tavolo.

- Buongiorno.- lo saluto cauta accennando un sorriso.

- Ciao.- si siede al tavolo senza degnarmi di uno sguardo.

Sento un groppo allo stomaco, ma cerco di non farci caso. Mi siedo di fronte a lui e addento un biscotto. Lui tiene lo sguardo a terra e non prende niente di quello che ho preparato.

- Vuoi qualcosa in particolare?- gli domando.

Lui scuote la testa. Finisco il mio biscotto, ma non ne prendo un altro. Vederlo così mi ha fatto passare l'appetito. Rimaniamo in silenzio per qualche istante, poi ad un tratto mi viene un'idea. Mi alzo e cambio stazione alla radio finché non trovo una canzone che mi piace. Non so il titolo, ma ricordo di averla sentita diverse volte nei bar quest'estate. Improvviso qualche goffo passo di danza e mi avvicino a Corbyn, invitandolo a ballare con me. Esatto, sto invitando un ragazzo a ballare nella mia cucina alle sei del mattino. Lui inizialmente mi lancia un'occhiataccia e incrocia le braccia e il groppo allo stomaco di prima si fa ancora più insopportabile. Deglutisco e sorrido ancora di più, iniziando a ballare da sola, in mezzo alla stanza. In un primo momento mi sento la persona più stupida, inutile, impacciata e ridicola di questo mondo, ma ricaccio indietro le lacrime e chiudo gli occhi, lasciandomi andare totalmente. Scuoto le spalle, faccio ondeggiare i capelli, muovo i fianchi. Provo una sensazione liberatoria sempre maggiore: metto le mani davanti a me e Fed sparisce, mi sposto verso destra e Jonah non è più su un letto d'ospedale, faccio un paio di passi in avanti e Corbyn... è normale. Smetto subito di ballare, schifata dai miei stessi egoisti pensieri. è vero, Corbyn ha qualcosa che non va, ma non si tratta di un dolore alla gamba o di un raffreddore. è qualcosa di più profondo, come se noi fossimo tutti dei violini ben accordati e lui invece emettesse talvolta qualche nota troppo stridula, che fa storcere il naso a chi ascolta. Allora è necessario che qualcuno suoni più forte, che suoni anche per lui insomma. Io non sento di avere la forza necessaria per suonare sia per lui sia per me stessa, perché ormai ho capito che Corbyn ha una malattia mentale e che un impegno di così grande portata e serietà va affidato a qualcun altro.

Riapro gli occhi e sento grosse lacrime amare rotolarmi giù per le guance. Davanti a me, però, c'è la scena più divertente e tenera insieme che io abbia mai visto e mi lascio scappare un piccolo sorriso. Corbyn sta ballando a occhi chiusi, come me poco fa, ma è se possibile ancora più impacciato e sembra un pulcino appena uscito dal guscio, che si muove di qua e di là, instabile sulle sue nuove zampette. Rimango a guardarlo per qualche attimo mentre urta la sedia su cui era seduto poco prima e poi dà una spallata alla credenza. Non riesco a trattenere una risatina e prima che lui possa riaprire gli occhi e rivolgermi quel suo sguardo serio, impenetrabile e quasi arrabbiato che sembra augurarmi che la terra si apra sotto ai miei piedi e mi ingoi, mi slancio in avanti e lo abbraccio. Stringo forte le mie braccia attorno al suo corpo e appoggio la fronte sulla sua spalla, inspirando a fondo. Nei libri il ragazzo sa sempre di dopobarba, bagnoschiuma e fumo di sigaretta. Corbyn invece profuma di... inchiostro? Aggrotto le sopracciglia, confusa.

Il mio abbraccio non viene ricambiato.

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Alla fine Corbyn è venuto a scuola. A ricreazione l'ho cercato, ma era introvabile. In compenso la situazione fra me e Fed è tornata alla normalità. In fondo è la mia migliore amica. Dopo scuola siamo andate insieme all'ospedale per vedere come sta Jonah, ma ce ne siamo dovute andare quasi subito perché abbiamo scoperto che stanotte è stato ricoverato d'urgenza e ora è in prognosi riservata, di conseguenza non può ricevere visite. Mi sento come se mi fosse caduto il mondo addosso e penso che anche Fed si senta così. Prima di tornare tutti a casa, io, Corbyn e Fed ci siamo fermati a mangiare qualcosa in uno di quei locali imbucati nell'angolo di un incrocio, davanti al quale passano tutti ma in cui nessuno effettivamente entra. Nonostante i camerieri indossino buffe divise gialle e nere e sembrino api che ronzano di cliente in cliente, nessuno di noi tre ha voglia di ridere o fare battute. Mentre io continuo a tagliare la mia polpetta fino a ridurla in pezzettini minuscoli, Fed e Corbyn non hanno direttamente toccato il loro cibo. Abbandono anch'io con un sospiro la forchetta sul tovagliolo e mi accascio sullo schienale della sedia.

- Perché non possono dirci cos'ha?- chiede ad un tratto Fed, riferendosi a Jonah.

- Ci hanno detto che è in prognosi riservata, non vogliono giungere a conclusioni affrettate.- rispondo.

E non vogliono darci false illusioni, penso.

- Si è solo fatto male con un aggeggio, come può essere così grave da impedirci di vederlo?- sbotta Fed.- Non ha nessun cazzo di problema mentale per cui dobbiamo stargli alla larga!

La saliva mi va di traverso e il mio sguardo guizza involontariamente verso Corbyn, che si sta muovendo a disagio sulla sedia. Fed sembra non essersi accorta di niente.

- C'è una cosa a cui non abbiamo pensato. Che diavolo ci faceva Jonah in palestra quella mattina? Perché non era a scuola?- provo a cambiare argomento.

- Tutta questa storia non ha senso.- scuote la testa Fed passandosi una mano fra i capelli biondi.

- Magari non si stava allenando.- interviene Corbyn.

Cerco di non sembrare troppo sorpresa, visto che non parla da stamattina. Almeno non con me.

- Chi, Jonah? Stiamo parlando ancora della stessa persona? Lui è tonto e innocente come un bambino, ha questa fissa della palestra e vuole trascorrere lì più tempo possibile. Tutto qui.- Fed si mette sulla difensiva.

- Pensiamoci un attimo. E se non fosse così innocente come pensiamo? E se fosse nei guai?- ipotizzo.

- Certo, ora Jonah è un criminale. Andiamo, ragazzi, l'avete visto. Tu, Claire, lo conosci tanto quanto lo conosco io. Non farebbe del male a una mosca.

- Vorrei poterti dare ragione, ma ho scoperto a mie spese che le persone non sono libri aperti. Ci sarà sempre una pagina che non puoi leggere.- ribatto, riferendomi indirettamente a Jack.

Lo sguardo di Fed si addolcisce.

- Noi adesso dobbiamo andare.- dico raccogliendo lo zaino da terra. Vado alla cassa per pagare il conto mio e di Corbyn e poi noi due usciamo dal locale. L'aria è sempre più fredda, così mi tiro su il cappuccio e mi caccio le mani in fondo alle tasche della giacca. Camminiamo in silenzio, anche se in realtà vorrei sapere come si sente dopo quella frase di Fed.

- Corbyn?- attiro la sua attenzione.

Lui mi rivolge un cenno.

- Quello che ha detto Fed prima... mi dispiace. Non so perché abbia...

- Stai zitta.- mi interrompe bruscamente.

Io sussulto. La sensazione che stamattina mi ha attanagliato lo stomaco sta tornando.

- Lo so che è quello che pensi anche tu. Non provare a negarlo. Sono un cazzo di malato mentale e continuando a chiedermi come va, come mi sento e menate varie non mi aiuti, mi fai solo sentire ancora più diverso. Tu non potrai mai capire come mi sento, quindi per favore smettila di provare a farlo, risparmi solo tempo. E per tua informazione non mi serve a un cazzo che tu mi prepari i biscotti la mattina a colazione, ho solo bisogno dei miei farmaci!- Corbyn mi sputa addosso tutte queste parole fermo in mezzo al marciapiede e mi sento investita in pieno dalla loro intensità.

Sento il petto oppresso da un peso, mi sembra di non riuscire più a respirare. Sto letteralmente boccheggiando e i miei occhi si riempiono di lacrime prima che io riesca a impedirlo. In un primo momento non riesco a pensare a niente da dire, mi limito a osservarlo in silenzio, avvertendo lo sguardo sconcertato dei passanti su di noi.

- Io pensavo...- provo a dire.

- A cosa, si può sapere? Stai pensando a quanto vorresti che io fossi normale? A quanto vorresti baciarmi sulle poltrone in fondo del cinema alla fine del film? A noi due che andiamo felici e contenti al ballo della scuola? Mi dispiace deluderti, ma tutto ciò non accadrà mai. E sai perché? Per colpa mia.- si asciuga con rabbia una lacrima. La sua voce ora è incrinata.- Per colpa mia. Tu non lo sai cosa si prova ad odiare se stessi, a sperare ogni notte che sia l'ultima perché non riesci a pensare di dover passare una vita intera così.

- Io voglio aiutarti.- sussurro fra le lacrime.

- Credimi, non lo vuoi sul serio.- mi sussurra lui di rimando scoppiando in lacrime.

Double up // Corbyn Besson why don't weDove le storie prendono vita. Scoprilo ora