L'inadeguatezza dello struzzo

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Avete presente quella sensazione di inadeguatezza che vi fa venire voglia di picchiare la testa contro il pavimento e sotterrarvi come gli struzzi? Come quando ti dicono "è una piccola festicciola fra amici, vestiti normale", tu commetti l'errore di ascoltarli e ti presenti davvero con una t-shirt, mentre tutte le altre sono strette nei loro crop top firmati e ballano facendo ondeggiare i capelli perfettamente piastrati e profumati. Alla fine passi la serata a cercare di coprirti la maglietta mentre controlli continuamente il telefono fino a che non arriva un orario accettabile per andarsene. Ecco, è esattamente così che mi sento adesso, mentre Corbyn entra nel nostro salotto con la sua felpa della Nike e il suo profumo costosissimo di uno di quei negozi in cui i commessi si prendono tutti i tuoi soldi e quasi anche i peli delle sopracciglia.
Mentre lui si guarda un po' attorno, io lo osservo di sottecchi. Sembra il figlio di un collaboratore di Obama, uno di quei ragazzi che va in una scuola privata e poi nel college più costoso della Via Lattea, uno di quei ragazzi che spenderebbero quattrocento euro per un paio di jeans come io spenderei un euro per un tubo di Oreo. È abbastanza alto e magro, ha i capelli decolorati, quasi bianchi, che gli fanno sembrare la faccia ancora più piccola di quello che è. Non saprei dire di preciso se sembra simpatico o solo snob. Di sicuro questo non dovrebbe essere l'aspetto di una persona normale dopo undici ore di aereo.
- Claire, vuoi accompagnare Corbyn nella sua stanza? Deve essere molto stanco.
Mamma mi fa un cenno con la testa in direzione della porta e continua ad agitare la bandierina del Texas.
- Abbiamo fatto di tutto perché ti sentissi a casa.- gli sorride mamma.
- Vi ringrazio, non era necessario.- risponde amabilmente Sorriso Mentadent Man.
Mio padre, che intanto ha portato i bagagli nella camera degli ospiti, entra nel salotto e si aggiunge al silenzio imbarazzante che si è creato fra me, mia madre, Sheldon e Corbyn.
- D'accordo, lo accompagno in camera.- dico ad un tratto.
- Ottimo.- dicono contemporaneamente i miei genitori.
Sheldon non ha ancora proferito parola e se devo essere sincera è meglio così. Potrebbe raccontargli cose imbarazzanti come la storia del perché non esce mai di casa e vive di cibo da asporto o di quella volta in cui ha discusso animatamente per più di un'ora con Kiwi, il nostro gatto.
Esco dal salotto e salgo le scale, tirandomi convulsamente giù i bordi della maglietta. Quando finalmente arriviamo all'ultimo gradino, mi volto verso di lui.
- Salta l'ultimo, scricchiola e dà fastidio a Sheldon.
- Ricevuto.- dice alzando un pollice.
La sua camera è subito a sinistra delle scale. Di fronte ha il bagno e vicino a questo c'è la camera mia e di Sheldon. La camera dei nostri genitori è in fondo al corridoio e ha un bagno annesso che usano solo mio padre e mia madre. Questo vuol dire che se io, Sheldon o Corbyn andiamo in bagno di notte, si sentirà tutto. Devo appuntarmi di mangiare più leggero a cena.
- Questa è la tua stanza. Adesso ti tiro via tutte le cianfrusaglie che ci ha messo mia madre.- sospiro aprendo la porta.
Lui entra e si guarda in giro. Rimane perplesso di fronte alla maschera del cavallo e al copriletto con le balle di fieno.
- Mia madre lavora in uno zoo e pensa che mettendo questa roba tu senta di meno la mancanza di casa tua.- spiego imbarazzata togliendo i cappelli da cowboy dal muro.
- È premuroso da parte sua. Da parte vostra, volevo dire.- ridacchia.- Puoi lasciarli.
- Sicuro? Sheldon ha un trita oggetti laser fai da te che li farebbe sparire in un attimo.
- Non è necessario.- aggrotta le sopracciglia perplesso.
Altro silenzio imbarazzante che cala su di noi come il coperchio della pentola sul tacchino il giorno del ringraziamento.
- Se ti serve una mano per qualsiasi cosa non farti problemi.- cerco di fare un sorriso convincente.
- Grazie ancora. Adesso sistemo la mia roba e... ehm... ci vediamo domattina.
- Sì, mia madre non ci fa saltare scuola domani. Mi dispiace, passerai la tua prima mattina a Nottingham in un'aula con venti persone nuove. Almeno sarà il tuo ultimo anno di High School.
- Non c'è problema. Possiamo fare un giro domani pomeriggio.
- Certo, va bene. Io ehm... ti lascio sistemare le tue cose. Puoi mettere tutto quello che vuoi in bagno, tranne nella seconda mensola dell'armadietto dello specchio. Quella è la mensola di Sheldon. Ma la noterai subito, è piena di pomate per i piedi e soluzioni acquose per le emorroidi. Non vorrai mettere niente di tuo lì, te l'assicuro.
Indietreggio verso la porta.
- Buonanotte.
- Buonanotte, Claire. Grazie ancora.
Faccio per chiudermi la porta alle spalle, ma poi ci ripenso e mi riaffaccio nello spiraglio fra la porta e il muro.
- La sveglia suona alle sei.
Lui annuisce, poi si gira e apre la cerniera della valigia. Chiudo piano la porta e vado in camera mia.

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- Sheldon si può sapere che diavolo stai facendo?- chiedo cercando di mantenere la calma, anche se sento già il volto arrossarsi. E se c'è una cosa che ho imparato vivendo con uno scienziato pazzo di nove anni, è che quando sei arrabbiato e inizi a diventare rosso è perché il tuo corpo si sta preparando a una lotta corpo a corpo.
- Rilassati.- dice tranquillamente senza distogliere lo sguardo dalla sua "opera d'arte". È appollaiato sulla testiera del mio letto e sta scarabocchiando tutti i poster dei miei cantanti e attori preferiti. È la volta buona che lo prendo per i capelli e lo lancio dalla finestra. Non me ne importa più niente dei suoi futuri figli con la testa di girasole.
- Sto sviluppando un nuovo tipo di inchiostro cancellabile che sparisce a comando.- spiega scendendo dal mio letto.
- E dovevi testarlo per forza sui miei poster?
- Sì, perché mi serviva una carta patinata che fosse più lucida di un foglio di carta normale ma con la consistenza più leggera della copertina di una rivista, oltre al fatto che tu ti meritassi una bella punizione per aver portato del cibo in camera contaminando la mia metà della stanza.
Rimango a bocca aperta.
- Brutto figlio di...
- È il momento di testare la mia invenzione.- mi interrompe prendendo da un cassetto della scrivania una specie di scatoletta nera con un bottone. Punta la scatoletta contro i miei poster e preme il bottone. Una flebile luce gialla illumina il baffuto volto di Niall Horan. Aspetto qualche secondo, ma non succede nulla.
- Esperimento fallito.- dice Sheldon con tranquillità.
- Mi hai imbrogliata! Hai imbrattato i miei poster e hai fatto tutta la farsa con la torcia solo perché qualche briciola è finita nella tua metà della stanza, non è così? Tu sei malato. Ci pensi a quello che fai? Ci pensi? Io non ti sopporto più.- mi sfogo.
Ho la gola in fiamme. Sheldon rimane in mezzo alla stanza, con in mano la piccola torcia spenta. Ciò che mi ha fatto imbestialire di più è che la sua faccia è rimasta perennemente impassibile.
Cerco di non guarda la faccia scarabocchiata di Evan Peters e Nash Grier e prendo al volo il mio pigiama, fiondandomi in bagno. Sento i passi veloci di mio padre salire le scale. Sicuramente adesso mi prenderò la colpa di tutto perché "sei sempre così suscettibile, Claire! È un bambino, lascialo giocare! Hai sedici anni per niente?". Spalanco la porta di getto, in questo momento sono talmente incazzata che avrebbe anche potuto esserci Corbyn che si lavava i piedi nel lavandino che sarei entrata comunque. Per fortuna, però, il bagno è vuoto. Mi infilo il pigiama, mi strucco e mi lavo i denti, cercando di evitare di guardarmi allo specchio. Odio essere sempre incolpata anche quando è Sheldon ad avere torto. E odio dover condividere tutto con lui. Sono stufa di dover firmare uno stupido foglietto di carta ogni volta che entro ed esco da quella che è anche la mia stanza. Ho pensato più volte di fare mia la camera degli ospiti, ma mia madre si è sempre opposta. Dice sempre che "non si sa mai" e ora con questa storia di Corbyn che è venuto a stare da noi a tempo indeterminato è sfiorita anche la più pallida idea di usare la camera degli ospiti.
Mi lavo la faccia con dell'acqua fredda per cercare di calmarmi, butto i vestiti nel cesto accanto alla lavatrice ed esco dal bagno, pronta ad affrontare la ramanzina di mio padre.
Non appena entro in camera, vedo Sheldon seduto sulla sua sedia da ufficio, di fronte a mio padre.
- Siediti anche tu, Claire. È ora di mettere le cose in chiaro.
Ha una voce insolitamente pacata ma allo stesso tempo tesa. Immagino che stia cercando di mantenere il controllo per non far sentire niente a Corbyn. Mi lascio cadere sul pouf viola e aspetto che inizi a parlare.
- Dovete darci un taglio. Tutti e due.- il suo sguardo torvo si posa prima su di me e poi su Sheldon.
- Ma io stavo solo...- prova a dire Sheldon, ma un'occhiataccia di mio padre lo zittisce.
- Ora modificate quel vostro stupido contratto tra fratelli e fate in modo che nessuno dei due oltrepassi la linea che separa la metà delle due parti della stanza. Quando imparerete a convivere insieme dopo nove anni, avrete di nuovo libero accesso.
Sheldon annuisce e sorride impercettibilmente.
- Ma papà, non è giusto! Il computer e la stampante sono dalla parte di Sheldon e servono anche a me!- protesto.
- Organizzatevi voi.- alza le mani in segno di difesa.
E io non ci vedo più.
- Papà, non ti rendi conto che tu e la mamma vi ritrovate sempre a favorire Sheldon? Non pensate mai a me?
- Non dire sciocchezze tesoro. E ora andate a letto, domani c'è scuola.
Mio padre esce dalla stanza e Sheldon mi guarda soddisfatto, mentre io mi lascio cadere sul letto con un sospiro sconsolato.

Double up // Corbyn Besson why don't weDove le storie prendono vita. Scoprilo ora