CAPITOLO 2

808 38 13
                                    

Mi porto il telefono all'orecchio cercando di mantenere la calma.

  ‹‹Cosa vuoi Azzurra?››

Dall'altro capo del telefono sento il pianto di un bambino, oltre allo sbuffo infastidito della mia ex moglie.

  ‹‹Christian si può sapere quando vieni a riprendere tuo figlio? Dovevi lasciarmelo per il fine settimana, ma oggi è Lunedì, perché diavolo non sei qui?››

Quanto vorrei non aver sentito queste parole. Dopo tre anni ancora mi chiedo come sia possibile per una madre parlare in questo modo del proprio figlio. Maledizione. Ci provo davvero a mantenere la calma, so che non va a mio beneficio se urlo contro di lei, ma la mia pazienza si sta davvero esaurendo.

  ‹‹Vorrei ricordarti che è anche tuo figlio. Inoltre mi hai tartassato una settimana intera perché te lo portassi, e così ho fatto, nonostante tu abbia deciso di trasferirti a Milano con il tuo nuovo fidanzato e io non approvi assolutamente che nostro figlio faccia un viaggio di sei ore. E adesso hai anche il coraggio di lamentarti? Ti avevo detto che ero impegnato con il lavoro.››

Il pianto di mio figlio Ryan non cessa, mi si spezza il cuore a sentirlo così.

  ‹‹Non mi interessa quanto tu sia impegnato o meno, devi venire a riprenderlo domani, io e Michele abbiamo una sfilata di moda importante e non ho proprio il tempo di trovare una babysitter.››

Il piccolo pub dove mi sono fermato con Elizabeth si trova sulla strada principale, ma fortunatamente essendo un Lunedì sera non c'è molta gente in giro, perché sarebbe stato davvero sgradevole se qualcuno mi avesse sentito imprecare.

  ‹‹Io cercherò di essere da te per domani pomeriggio, nel frattempo vedi di far smettere di piangere nostro figlio, sono stato chiaro?››

Un sospiro sofferente mise fine alla conversazione. Come mi sono cacciato in questa situazione? Ho fatto passare anche troppo tempo, dovevo chiedere la custodia esclusiva molto tempo fa. Azzurra non aveva mai dato segni di essere una donna materna, se così si può dire, la nostra non era stata nemmeno una relazione idilliaca, ma Ryan aveva cambiato tutto. Pur di renderla felice per la gravidanza avevo acconsentito ad ogni cosa: l'avevo sposata andando contro il parere dei miei genitori, l'avevo inondata di regali di ogni tipo, esaudivo tutti i suoi desideri, avevo persino accettato che chiamasse nostro figlio con il nome di quell'attore che tanto le piace, ad un certo punto credevo davvero di amarla, di aver scelto la giusta compagna della mia vita. Poi è nato Ryan e tutto è precipitato. Ed ora mi trovo a dover affrontare continue lotte per fa si che mio figlio abbia un minimo di amore materno. 

Ritornando alla realtà mi accorgo che Elizabeth è ancora dentro ad aspettarmi. Cosa mi è passato per la testa quando l'ho invitata ad uscire? Dopo l'altra sera non sono più riuscito a togliermela dalla testa, non solo perché è bellissima, ma perché in quegli occhi ho visto qualcosa che mi ha catturato. Non ho saputo resistere nell'andare a cena di nuovo al ristorante sperando di trovarla, e poi quando me la sono trovata davanti ho sentito l'urgenza di passare del tempo con lei. Ed ora? Come posso anche solo pensare di corteggiarla? 

Quando rientro nel pub lei è ancora lì, seduta in modo un po' troppo rigido, i nostri drink sono arrivati e lei sta sorseggiando il suo. I folti ricci neri le incorniciano il viso dolce, creando un contrasto con la sua pelle chiara e quegli occhi azzurri bellissimi. Nel momento in cui mi vede avanzare verso di lei posa il bicchiere sul piccolo tavolo, provo a rivolgere un sorriso che dubito risulti molto naturale, non sono nemmeno più abituato a sorridere naturalmente, spero solo che non se ne accorga.

  ‹‹Mi dispiace averti lasciata. Dovevo rispondere alla chiamata, era importante.››

Fa un gesto vago con la mano come a dire che non importa e sorride timida. 

Parlami del domani.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora