CAPITOLO 10

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Guardo Ryan che dorme in modo pacifico nel suo lettino, sistemo la sbarra per non farlo cadere, accendo la radiolina e torno in salone. Questa sera Elizabeth ha dovuto lavorare, mi dispiace non averla qui con me. Ieri notte è stato bello aprirsi a lei, e ancora di più vederla fidarsi abbastanza di me da potermi raccontare una parte della sua storia. So quanto per lei sia difficile parlare di certe cose, lo posso capire, e per quanto sia quasi insostenibile l'idea di non sapere chi le ha fatto del male e cose le ha fatto, non posso forzarla a parlare, ho visto quanto è doloroso per lei anche solo tornare indietro a quei ricordi. Per tutta la notte si è agitata, la sentivo tremare, sussurrare qualcosa sottovoce, l'idea che sia rimasta così turbata mi fa stare male. Spero solo che un giorno riesca a trovare il coraggio per dirmelo, voglio poterla aiutare, sostenere, vorrei poter scacciare tutte le sue paure.

Il telefono che squilla mi distrae dai miei pensieri, per un attimo spero che sia Elizabeth, ma ogni speranza viene infranta quando leggo il nome di Azzurra. Dopo il messaggio che mi ha mandato non le ho nemmeno risposto, sinceramente non mi interessa ciò che ha da dirmi, so per certo che niente di tutto ciò è per Ryan, perciò non mi sono minimamente preoccupato. Rispondo controvoglia, so che non la smetterà di tartassarmi altrimenti.

‹‹Azzurra sono le undici di sera, che cosa vuoi?››

In sottofondo sento un rumore che non riesco a distinguere bene, non vedo l'ora di chiudere questa chiamata.

‹‹Ti ho scritto un messaggio, perché non mi hai chiamata? Non si può proprio contare su di te.››

Alzo gli occhi al soffitto già esasperato dalla sua voce ‹‹Vuoi dirmi cosa c'è oppure no?››

‹‹Le cose tra me e Michele non vanno bene, abbiamo discusso seriamente e non so cosa fare.››

Rimango per un attimo in silenzio, cosa diamine dovrei fare io? Cosa me ne frega poi di cosa succede tra di loro.

‹‹Christian ci sei?›› Sospiro cercando di mantenere la calma ‹‹Ho capito, ma precisamente cosa vuoi da me? Dovresti essere in grado di gestire la tua vita privata.››

La sento mormorare qualcosa di incomprensibile, a volte davvero non riesco a capirla.

‹‹Non sei di aiuto, sai? Michele mi ha trattata davvero male, non so proprio cosa gli sia preso. Mi ha persino buttato fuori di casa, dove dovrei andare ora?››

Mi passo una mano sul viso, tutto ciò che vorrei fare ora è andare a dormire, o sentire Elizabeth, ed invece sono qui al telefono con la mia ex moglie.

‹‹Senti Azzurra ci sono molti hotel a Milano, di sicuro non dormirai per strada.››

Cerco di ignorare le sue imprecazioni, non è mai stata in grado di fare nulla da sola, ha sempre avuto bisogno di aiuto per ogni minima cosa, non si è mai assunta una responsabilità, e negli anni non è di certo maturata.

‹‹Prenditi una stanza per questa notte e domani troverai il modo di chiarire con Michele. Ora vado a dormire, buonanotte.››

Le chiudo il telefono in faccia e metto il silenzioso. Trovo assurdo che abbia avuto il coraggio di chiamarmi per dirmi questo. Mai una volta in tre anni di vita di Ryan mi ha chiamato per chiedermi come sta, se servisse qualcosa, o anche solo per dirmi che voleva sentire la sua voce. Per quanto in questi anni ho provato a cancellare il mio odio per lei, non posso non ritrovarmi, a volte, a pensare a come la mia vita sarebbe stata forse migliore senza la sua presenza, ma poi guardo mio figlio e mi vergogno di me stesso, perché per quanto male lei possa avermi procurato, ne è valso la pena se alla fine lui è stato la mia ricompensa.

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