CAPITOLO 5

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  ‹‹Dimmi che metterai il vestito che ti ho portato o mi arrabbio sul serio.››

Sbruffo alzando gli occhi al soffitto, quando ci si mette Alice è davvero testarda. 

Da quando le ho detto che questa sera ho la cena con Christian ha iniziato a portarmi a casa di tutto, e soprattutto a chiamare in continuazione. Il vero errore è stato dirle di tutti i miei dubbi, di quanto sono spaventata all'idea di andare in uno di quei posti di lusso che sicuramente sceglierà. Ora sta insistendo sul vestito che devo indossare, è un tubino blu cobalto semplice, con una scollatura non troppo esagerata, è elegante senza essere eccessivo. Mi piace davvero molto, ma è passato troppo tempo dall'ultima volta che mi sono sistemata bene per qualche evento. So che il mio nervosismo è eccessivo, e che se non la smetto Alice farà una delle sue sfuriate che odio profondamente.

  ‹‹Va bene. Lo indosserò. Anche perché non ho altro, e poi non mi sta nemmeno tanto male.››

Ora è lei quella che sbuffa e mi viene da sorridere.

  ‹‹Ti sta benissimo, sembra sia stato disegnato proprio per le tue forme. Anzi puoi tenerlo, a me sta largo sul seno. Quanto ti invidio, perché tu devi avere tutte le forme al posto giusto?››

Rido alle sue parole  ‹‹Tu non hai niente da lamentarti, quella che ha sempre avuto molti spasimanti sei tu se non sbaglio!?›› liquida il discorso come solo lei sa fare e chiudiamo la conversazione, la sua pausa pranzo è finita. 

Alle sette e mezza sono pronta, do un'ultimo sguardo allo specchio e mi rendo conto che mi trovo bella, dopo tanto tempo sto ricominciando a fare pace con me stessa e con il mio fisico. Il vestito è davvero attillato, ma nonostante questo mi piace, le scarpe non sono di certo comode con quel tacco a spillo, ma proverò a sopravvivere. Per i capelli c'è poco da fare, sono una massa riccia che non vuole essere domata, devo farmene una ragione.

Quando Christian arriva scendo di sotto, come l'altra volta mi aspetta in piedi davanti alla macchina, quando mi vede sorride ed è bellissimo. Mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta che l'ho visto, e mi rendo conto che la sua presenza mi è mancata. 

  ‹‹Buonasera Elizabeth.››

Mi avvicino a lui e rimango sorpresa quando si abbassa su di me per baciarmi teneramente sulle labbra, come prevedibile arrossisco, questa timidezza non mi lascerà mai in pace. 

Il viaggio in auto è tranquillo, lui mi tiene una mano mentre mi chiede com'è andata la giornata, e io gli chiedo della sua. Sembra già tutto così perfetto ed intimo tra di noi, rispetto alle altre volte in cui l'ho visto mi sento rilassata, a mio agio mentre mi tocca, mi parla, o mi guarda attentamente come se il mio viso dovesse rivelargli qualcosa.

Dopo aver scoperto della sua vita non ho potuto fare a meno di pensare a cosa fare, devo dirgli che so tutto? Ma per quanto vorrei mettere le carte in tavola mi rendo conto che no, non è giusto mettergli fretta. Parlare a qualcuno della propria vita privata non è sempre semplice, posso capirlo benissimo, e io non vorrei che qualcuno mi mettesse fretta. Ma ciò che veramente mi ha sorpreso è che fondamentalmente non mi interessa ciò che ho scoperto, o per meglio dire, non è qualcosa che cambia la percezione che ho di lui, ciò che mi fa provare, ciò che penso. Quando se la sentirà sarò pronta ad ascoltarlo.

Il ristorante scelto è, come pensavo, molto bello e di lusso, non ci sono mai stata ma ci passo spesso davanti e so che si mangia davvero bene.

Il tavolo riservato per noi è leggermente in disparte, questo ci permette di avere la nostra privacy, e non mi dispiace. 

Gli chiedo del viaggio che dovrà fare a breve, non sembra molto entusiasta, mi informa che è per concludere degli affari, e scopro che ha una sede anche lì.

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