CAPITOLO 18

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Quando ho chiesto a Christian di portarmi a casa e gli ho detto che gli avrei raccontato tutto, non ho tenuto in considerazione il fatto che io non sono poi molto brava con le parole, specialmente se devo usarle per raccontare qualcosa di personale che ho cercato di dimenticare per anni. Lui dal canto suo sta cercando di fare il possibile per non mettermi a disagio ci siamo cambiati entrambi indossando qualcosa di comodo, mi ha preparato un tè e ora siamo sul divano, mi tiene abbracciata mentre io fisso un punto immaginario nella stanza.

‹‹Non dobbiamo parlarne per forza, okay? Solo se vuoi, non voglio che questa cosa ti renda più nervosa di quanto sei già.›› Il suo corpo è in tensione, non so bene se perché è ancora arrabbiato da quello che gli ho detto all'evento di beneficenza o per il fatto che gli sto per parlare di questa storia. Vederlo così arrabbiato prima mi ha scombussolato non poco, non sono in molti a sapere di quello che è successo: giusto mio padre, il quale non si è scandalizzato più di tanto, e Alice, che in effetti può fare concorrenza alla rabbia che ho percepito da parte di Christian. 

La verità è che mi imbarazza parlare di questa cosa, ci ho messo anni prima di elaborarla ed accettarla, e nonostante credo di esserci riuscita piuttosto bene, rivelare a lui i dettagli mi rende nervosa. Non so se sia la paura di essere giudicata, quella di non essere compresa, o idea forse folle: quella che anche lui come mio padre possa colpevolizzare me alla fine di tutto. Mi sento davvero patetica a fare tutti questi pensieri, una parte di me sa perfettamente che Christian non farebbe mai una cosa del genere, lui comprenderà le mie parole, e vorrà fare sicuramente qualcosa per farmi sentire meglio, tutto ciò che spero a questo punto è che non provi pietà per me, quella non la reggerei.

Faccio un respiro profondo alla ricerca di ogni singola briciola di coraggio che ho e inizio a raccontare. 

‹‹Avevo sedici anni, mia madre era morta da due, e mio padre non era esattamente una persona presente nella mia vita. Quando ho conosciuto Giulio per un attimo ho pensato che finalmente le cose stavano andando bene, era gentile, mi regalava dei fiori, mi scriveva dei messaggi carini, insomma tutte quelle cose che fanno sentire speciale un'adolescente che si sente sola e incompresa. La sua famiglia è piuttosto ricca, mio padre faceva e fa affari con il suo, perciò la nostra frequentazione era ben vista da entrambi, probabilmente la prima volta in cui Dario Bellesi è stato soddisfatto di sua figlia.››

Faccio un sorriso ironico ripensando alla felicità che aveva espresso mio padre quando l'ha saputo. ‹‹Quello che non avevo compreso è che il Giulio che io vedevo non era quello reale. Esattamente due mesi dopo la nostra frequentazione mi ha fatto una sorpresa decidendo di portarmi fuori per un week-end, la sua famiglia ha una casa in montagna e sinceramente ho adorato l'idea, perché io adoro le baite e le montagne. Perciò siamo partiti solo io e lui, ed è stato l'inizio di un incubo.›› 

Sento le braccia di Christian stringermi un po' di più sentendo l'ultima parola.

‹‹La prima sera, dopo aver cenato, siamo andati sul letto per guardare un film, verso la metà lui ha iniziato ad allungare le mani, io ero vergine, non avevo mai baciato nemmeno un ragazzo prima di lui, perciò ero nervosa, e sinceramente non me la sentivo di fare qualcosa. L'ho fermato e gli ho detto di smetterla, all'inizio ha riso, ha iniziato a farmi dei complimenti, ma le sue mani erano insistenti. Mi sono arrabbiata, ho cercato di allontanarlo in ogni modo, alla fine si è arrabbiato, non lo avevo mai visto così, ha iniziato ad insultarmi ed è partito il primo schiaffo.››

La mia voce inizia a tremare, faccio una pausa cercando di riguadagnare il controllo anche se è difficile. ‹‹Vorrei dire che non ricordo molto bene quella sera, che con il tempo è diventato un ricordo vago, ma non è così. Ricordo il primo schiaffo, poi anche il secondo, ricordo di essermi liberata da lui e il tentativo miseramente fallito di uscire dalla camera. Ricordo il modo in cui ha afferrato i miei capelli sbattendomi di nuovo sul letto, ricordo il dolore che ho provato quando mi ha piegato le braccia per tenermi ferma, ricordo la sensazione delle mie unghie che graffiano la sua pelle, il contatto con il parquet della stanza quando mi ha buttata a terra, e ricordo il dolore del calcio che mi ha dato sulla pancia.›› 

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