Nostri giorni
Eccomi nuovamente a Mystic Falls, la stessa città dove sono stata trasformata e dove tutto è iniziato. Dopo diversi anni, passati in fuga da Mikael, il padre di Klaus, ora siamo qui, al sicuro, dato che sappiamo che è stato ucciso da una strega, che lo ha messo in una bara.
"Siamo arrivati, questa è la casa che ho preso per noi. Scendi." dice Klaus, parcheggiando il camion accanto alla casa. Scendo non appena si ferma, ed osservo la casa. Tutta bianca, è alquanto grande. Come potevo pensare il contrario, Klaus ha sempre preso questo genere di case per noi. In particolare modo da quando siamo rimasti soli da qualche centinaio di anni.
Entro in casa con uno scatto, andando subito alla ricerca di una stanza adatta, per poi lasciare la mia borsa su di un letto rosso.
Mi guardò intorno,per poi avvicinarmi alla finestra ed aprire le tende, anch' esse di rosso, per guardare il giardino.
"Devo ammettere che questa volta hai fatto una scelta eccellente." dico rimanendo di spalle, ma percependo la sua presenza non appena entra in stanza.
"Iz,dovresti andare a scuola per me." mi dice, senza altri giri di parole, arrivando dritto al punto.
"Io cosa?! Klaus non mi avevi detto niente! Se vuoi prendere il tuo doppelganger vai tu a scuola! Non devi mettere me in mezzo!" dico arrabbiata con lui, voltandomi verso di lui per guardarlo furiosa.
"Basta discutere. Mi serve il tuo aiuto per prendere la doppëlganger, ed andrai a scuola." dice, per poi chiudersi in se stesso, come fa sempre lui. Scuoto la testa, ormai rassegnata al fatto che dovrò tornare a scuola. O meglio, non sono mai stata a scuola, mi ha sempre fatto Klaus da insegnante, ma so come funziona, grazi e a tutti i libri che ho letto.
Guardo velocemente come sono vestita. Degli stivali che mi arrivano al ginocchio, con un tacco, jeans neri, top rosso, ed uno scialle nero , che mi lascia scoperte le braccia, ma copre le spalle, per poi avere una cinta in vita. Direi che così posso andare senza problemi.
Prendo la borsa dal letto, e con la mia velocità da vampiro, arrivo in fretta nell' unico liceo di Mystic Falls.
Prendo un respiro profondo, in modo da farmi forza, per poi entrare e dirigermi in segreteria. Per mia fortuna non ci sono molti alunni nei corridoi. Probabilmente le lezioni sono già iniziate. Riesco a soggiogare la segretaria e farmi dire la classe in cui trovare la ragazza.
Entro, e mi sento lo sguardo di tutti addosso.
"Salve professore, scusi il ritardo, ma mi sono persa mentre cercavo la classe. Sono nuova, mi sono appena... trasferita." sorrido all' insegnante, che mi guarda, fermando così la lezione, e portando l' attenzione di tutti su di me.
"Non mi avevano detto che avrei avuto una nuova alunna. Prego, siediti pure. Come ti chiami?" mi chiede, mentre continua a tenere in mano l matita, che si rigira tra le dita.
"Sono Isabelle. Isabelle Blackshadow." dico, decidendo di usare il cognome che avevo con la mia vecchia famiglia umana. Nessuno sa della mia esistenza, ma soprattutto nessuno è a conoscenza del fatto che sono un membro della famiglia dei vampiri così detti 'Originali'.
"Ottimo, più tardi andrò a chiedere la tua carriera scolastica in segreteria. Siediti pure." dice il professore, che continua a fissarmi, con quella matita in mano. Come fosse pronto a lanciarla contro di me.
Klaus mi ha detto tutto, so che ci sta un consigli delle famiglie fondatrici, dove tutti sanno dell' esistenza dei vampiri, e si credono in grado di ucciderli. Poveri illusi. Probabilmente lui è uno di questi.
"Non si scomodi. Non ho mai frequentato la scuola. Ho sempre studiato a casa." spiego, dicendo la prima cosa che mi viene in mente. Con gli anni ho imparato a mentire, anche se si tratta di dire cose false sul momento.
"In ogni caso, ben venuta nella mia classe di storia. Allora, torniamo a noi. Chi conosce gli anni venti?" chiede il professore, lascia la matita sulla sua cattedra, scrivendo l' argomento della lezione sulla lavagna.
Io intanto mi vado a sedere nell' unico posto libero della classe. Esattamente dietro la doppëlganger. Lascio la borsa sulla sedia, per poi guardare le facce dei miei 'compagni di classe'. Mi blocco, non appena vedo quel vecchio vampiro presuntuoso. Sentendosi osservato, si gira e mi guarda, come se non mi avesse mai vista prima.
Distolgo lo sguardo e lo steso fa lui.
"Dobbiamo fare proprio gli anni venti? Scusi professore, ma li ho già studiati e possono essere superati senza troppe conseguenze. Non hanno portato a niente. Anzi. Sono buoni solo per i vestiti che si indossavano in quegli anni." dico leggermente contraria a dover sopportare una lezione sugli anni peggiori della mia vita. Gli anni in cui Klaus ha ucciso mia sorella, Mikael che continuava a perseguitarci. Siamo dovuti arrivare in Antartide prima di poterlo seminare del tutto. Non ho voglia di ricordare quegli anni.
"Mi dispiace signorina Blackshadow, ma la classe ancora non ha fatto niente di questi anni ed è mio dovere di insegnante di storia informarli su tutto." dice il professore.
Sbuffo, rassegnata a dover stare qui dentro a sentire cose che ho già vissuto.
Poggio la testa sulla mano, annoiata da tutto. Soprattutto da questi stupidi umani, che non usano minimamente il loro cervello, ma non per questo li voglio uccidere. Sono ormai diversi anni che non mordo più un umano, o meglio, che non lo mordo per mio volere. Klaus sarà anche mio fratello, ma non accetterebbe mai questo mio 'stile di vita'.
"Scusa." sussurro, picchiettando sulla spalla della doppelganger. Questa si gira a guardarmi.
"Si?" sussurra a sua volta, per non essere beccata dal professore che parla.
"Potresti darmi un foglio ed una penna. Ho dimenticato tutto per l' ansia del primo giorno a scuola. La cosa è alquanto imbarazzante lo so." mi invento, facendo finta di essere in un leggero imbarazzo. La ragazza ci casca in pieno, e mi fa un sorriso, prima di girarsi e strappare un foglio da metà quaderno e porgermelo insieme ad una penna.
"Tranquilla. Io sono Elena Gilbert comunque." mi porge la mano, che stringo con un falso sorriso. Sembra simpatica, quasi mi dispiace debba morire per aiutare mio fratello.
"Il mio nome lo sai. L' ho detto prima. Posso farti una domanda?" le chiedo, dato che ho visto quel vampiro insolente parlare con lei e scambiarsi degli sguardi d' intesa. Ha fatto presto a dimenticare Rebekah, dato che non ha nemmeno provato a cercarla.
"Certo, dimmi pure." dice incoraggiandomi con un sorriso dolce a parlare.
"Quel ragazzo. Come si chiama?" le chiedo, puntando dito e sguardo sul moro.
"Lui è Stefan, il mio ragazzo." dice, come se una cosa fosse collegata all' altra. Mi faccio forza per non risponderle male, ma mi trattengo.
"No, non te l' ho chiesto per quello , tranquilla. Mi ricordava un mio amico, ma non è lui. Grazie mille." faccio un piccolo sorriso, per rassicurarla. Non ho alcun interesse verso quel vampiro odioso. Spero che con gli anni sia migliorato un minimo di carattere.
Lei però è un' umana. Forse non sa dell' esistenza dei vampiri. Mi insulto da sola mentalmente, ripensando a tutto ciò che mi ha detto Klaus durante il viaggio verso Mystic Falls. Lei sa tutto. Sa anche di essere la doppelganger della Petrova.
Entrambe torniamo a seguire la lezione. O meglio, lei torna a seguire la lezione, io torno a far finta di farlo. Più tardi le chiederò del professore trentenne.
Non sono Rebekah, che andava con i ragazzi senza esitazione pur di ottenere delle informazioni, anzi, io non ho mai fatto una cosa del genere, ma troverò il modo per far parlare l' insegnante.
Quando suona finalmente la campanella, mi alzo dalla sedia e prendo la borsa, mettendola in spalla.
"Tieni. Grazie mille." dico ad Elena, porgendole la penna che mi ha prestato.
"Di nulla." se la riprende con un sorriso.
Mentre cammino per uscire dalla classe, mi ferma.
"Aspetta, sei nuova in città hai detto. Ti va magari di venire insieme a me ed i miei amici al ballo che ci sarà questa sera? L' ho organizzato insieme ad una mia amica. Mi farebbe piacere vederti lì, così potrai conoscere anche gli altri e ti presenterò ad i miei amici ed al mio ragazzo." mi propone, camminando al mio fianco tra i corridoi.
La mia recita va ancora meglio di che avessi pensato.
"Certo! Mi farebbe molto piacere! Grazie mille Elena." le dico, usando un tono riconoscente, sorridendole emozionata. In effetti, non è una brutta idea andare ad un ballo.
"Ottimo, sarà sugli anni venti. Per questo oggi il professor Saltzman ha deciso di spiegare quegli anni. Allora ci vediamo al ballo questa sera." mi spiega brevemente, prima di voltarsi e dirigersi verso il suo armadietto.
Con la coda dell' occhio vedo Stefan che fa per seguirla. Con uno scatto lo blocco al muro.
"Allora, come te la passi la vita piccolo vampiro spocchioso?" sussurro, mentre i ragazzi continuano a camminare, senza fare molto caso a noi.
"Tu chi sei? Non ti conosco." mi dice confuso, aggrottando la fronte.
Prendo la maglietta in un pugno, spingendolo ancor di più contro il muro.
"Non fare il finto tonto con me Stefan. Sai benissimo chi sono." dico seria. Tornando al mio carattere freddo di quei tempi. Non che ora sia migliorato.
"Io non so veramente chi tu sia." mi dice, e riesco a leggere la confusione nei suoi occhi. Lo lascio andare, decisa a fare una bella tirata d' orecchie a Klaus.
"Scusami, allora ho veramente sbagliato persona. Mi sembravi famigliare. Senti, riguarda a questo fatto vampirismo, so che lo sei anche tu, quindi tu non dici di me, io non dico di te." faccio un breve sorriso, prima di dirigermi fuori dalla scuola, senza aspettare una sua risposta.
Non ho nessuna intenzione di rimanere in questa scuola ancora per molto, ma mi fermo, non appena vado a scontrarmi con un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi di ghiaccio.
"Scusami. Ma ciao bambola. Ci siamo già visti da qualche parte noi per caso?" mi chiede, analizzando ogni centimetro del mio corpo. Alzo un sopracciglio. Anche a me sembra di averlo già visto, ma non so esattamente dove.
"Non credo. E vedi di non chiamarmi bambola ancora." gli dico seria. Odio i ragazzi come lui. Non li sopporto proprio. Mi volto e torno a camminare diretta verso la casa che ha preso per noi Klaus. Ora mi sente sul serio.
Non appena entro in casa, sbatto la porta d' ingresso.
"Niklaus!" urlo, in modo che ovunque sia in casa possa sentirmi. Lo vedo arrivare con calma ì, con le mani sporche di pittura. Ovviamente stava dipingendo. Lo fa sempre.
"Cosa hai fatto a Stefan?!" gli chiedo subito, rivolgendogli uno dei miei peggiori sguardi.
"Hai incontrato Stefan immagino, vero sorellina?" mi dice, mentre si pulisce le mani con un panno bianco, rivolgendomi un piccolo sorriso.
"Niklaus non ci girare troppo intorno e parla subito!" dico, ormai con poca pazienza a disposizione.
"Gli ho fatto dimenticare tutto. Almeno, fino a quando non gli dirò di ricordare." dice diventando serio. Fermandosi e guardandomi negli occhi.
"Santo cielo... Klaus ma perché lo hai fatto?!" dico con le mani tra i capelli, lasciando la borsa accanto alla porta.
"L' ho fatto, perché Mikael era sulle nostre tracce e non volevo ch esci trovasse, quindi gli ho tolto la memoria per qualche anno." dice con il solito tono, monotono.
"Fantastico, ora io ci ho fatto una bella figura ad andare lì e spingerlo contro un muro." dico scuotendo la testa, mentre cammino verso il posto in cui ha messo le sue bottiglie di riserva.
"Allora, ci sono novità con la doppëlganger?" mi chiede seguendomi in cucina, dove prendo una bottiglia dalla dispensa.
"Si, ci ho fatto amicizia, convincendo tutti di essermi appena trasferita, e di non essere mai andata a scuola perché ho sempre studiato a casa. Allora lei ha deciso di invitarmi al ballo di questa sera. Ha detto che mi presenterà a tutti i suoi amici ed al suo ragazzo. Indovina un po' di chi si tratta." gli dico, mentre verso l' alcool nel bicchiere di vetro, per poi bere tutto d' un sorso.
"Immagino si tratti di Stefan. Comunque, tu andrai al ballo, ed io ti farò da accompagnatore. Nessuno conosce il mio aspetto. Non penseranno mai che io sia Klaus." sorride, come soddisfatto del suo piano.
"Fai come ti pare, io non ho intenzione di aiutarti questa volta Niklaus. Vedi di non farti ammazzare, o io ti lascio e me ne vado a cercare Elijah." dico voltandomi a guardarlo, con l schiena attaccata al bancone in marmo.
"Dai sorellina. Ho bisogno di te. Tu sei quella che riesce a farmi ragionare nel modo migliore." mi sussurra, facendosi più vicino.
"Posso dirti che quando mi chiami così, e ti fai così vicino, la cosa diventa alquanto imbarazzante." gli dico, per poi spostarmi di lato. "In ogni caso, la festa di questa sera sarà anni venti, quindi è l' occasione perfetta per rimettere il mio vestito preferito. Quello della stessa sera che siamo scappati da Chicago. é da sempre il mio preferito. Questi umani non hanno più il senso del gusto come una volta." dico sospirando, ricordando gli anni venti in modo positivo solo per i vestiti del tempo, mai più usati però.
"Ottimo, metterò uno dei miei vecchi smoking allora." dice Klaus, annuendo a se stesso.
"Io me ne vado." dico, prima di correre nella sua stanza per vedere ciò che stava dipingendo prima che arrivassi io a fargli la tirata d' orecchie.
Mi fermo, alla vista di me stessa, con il mio vecchio vestito, della notte in cui sono stata trasformata da lui steso. Resto senza parole, non sapendo che fare o che dire, dato che so che lui è esattamente alle mie spalle.
"Ci sto lavorando da molto tempo. Volevo fartelo avere tra qualche giorno. Il giorno del tuo compleanno." dice avvicinandosi a me.
"Klaus io non pensavo... Scusa..." dico dispiaciuta di avergli rovinato la sorpresa.
"Tranquilla." mi fa un piccolo sorriso, guardandomi.
"È bellissimo." gli dico sincera sorridendo. L' unica persona, oltre al resto della famiglia Mikaelson. Tutti i fratelli. Soprattutto Elijah e Kol.
"Lo so. Si tratta di te." dice sorridendomi.
Istintivamente lo abbraccio, seppur cosciente del fatto che non sia Klaus tipo da abbracci. Con me ha sempre fatto un' eccezione però. Forse perché ho cercato di mantenere il mio lato umano,e questo lo ha portato a fare lo stesso in parte con me.
Il fatto che continui a festeggiare il mio compleanno dopo tutti questi secoli, mi rende molto felice.
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La ragazza 'Originale'|| The Vampire Diaries
FanfictionQuando passi secoli con un certo stile di vita e certe persone, diventano la tua abitudine e la tua famiglia. Sarà strano arrivare a non provare niente per loro. Non leggete se non siete arrivati almeno alla terza stagione di the vampire diaries, p...