4. Sbagliato (p. 2)

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Vengo accolto dal calore dei termosifoni e dal profumo dei biscotti allo zenzero di mia madre.

So che li detesta, ma Rain deve essere riuscita a convincerla a cucinarli come regalo di compleanno.

«Dun!»

Alzo la testa e la vedo, ferma sulle scale con ancora indosso la divisa.

Resto un istante a osservarla, cercando di mettere a tacere la solita, strana sensazione che mi coglie quando la guardo.

Mi corre incontro e mi si lancia al collo, felice.Le mie mani sfiorano la sua camicetta prima di stringersi attorno al suo corpo.E come ogni volta, mentre la tengo tra le braccia, sento di essere nel posto giusto con la persona giusta.Mi chiedo perché non riesco a sentirmi così con nessun'altraragazza.

«Credevo non saresti rientrato per cena.»

«Te l'avevo promesso, no?»

Si allontana sorridendo. «Dove sei stato?»

«Da una compagna a studiare» rispondo sistemandomi meglio lo zaino in spalla. Solita scusa, ma a quanto pare non funziona ogni volta. Non con Rain, almeno.

«A studiare? Come facevi alle medie con Mary Wheland?»

«Io e Mary studiavamo sul serio»mi difendo con una risata. «Mentrecon sua sorella ho imparato qualcosa anche senza studiare.»

Lei scuote la testa e io le porgo il sacchettino che ho in mano. «Sono passato al market mentre rientravo.»

Rain lo afferra e dà una sbirciatina. Poi mi guarda raggiante. «Pera e cannella?»

«I tuoi preferiti.»

«Grazie!» esclama stampandomi un bacio sulla guancia.«Vado a portarli in cucina.»

«Avete scongelato le lasagne?» chiedo cominciando a salire le scale.

«Sì, le abbiamo appena messe in forno. Ti raggiungo in camera quando sarà tutto pronto.»

Annuisco e salgo sino alla mia stanza, dove butto lo zaino per terra e prendo dei jeans e un maglione per cambiarmi. Li lascio sul letto e, prima di richiudere l'armadio, tiro fuori il regalo che ho preso per Rain e lo porto velocemente in camera sua.

Entro, e vengo accolto da uno spiffero freddo che odora di salsedine. La finestra è socchiusa come al solito. Il pavimentoè disseminato di Converse e calzini.

Cerco di non inciampare mentre mi avvicino alpiumone.Sposto il suo pigiama dal cuscino e ci lascio sopra il mio regalo, poi torno indietro facendo nuovamente lo slalom tra le sue scarpe.

Mentre mi infilo in doccia mi tornano alla mente le notti che abbiamo passato insieme in quella stanza, che per un po' è stata anche la mia.Quando ho compiuto undici anni, John ha trasformato quello che era il suo studio nella mia camera. L'ultima volta che ho dormito con Rain è stata in campeggio, e il risveglio è stato piuttosto imbarazzante. Ho sempre attribuito quell'episodio al fatto che ero un adolescente in preda agli ormoni, ma ora inizio a pensare che ci sia qualcosa che non va in me.

Dopo essermi asciugato e rivestito, torno in camera per terminare i compiti che non ho potuto concludere con Shannon, e mentre cerco di ponderare una reazione tra idrossido di barioe acido solforicomi sento in colpa per avere mentito a Rain riguardo il modo in cui ho passato la serata. Ma non voglio che lo scopra, so che non approverebbe la mia scelta e non mi va di darle spiegazioni.

Tamburello con la matita sul libro e mi rendo conto che non ho mai pensato sul serio al motivo per cui ho cominciato ad andare a letto con Shannon. Siamo amici, ed è cominciata per gioco durante le vacanze, una volta in cui siamo usciti con gli altri del suo gruppo. Avevamo bevuto un po' troppo e lei mi ha chiesto di accompagnarla a casa. Sua madre non c'era, così mi ha invitato a entrare per bere un caffè e farle un po' di compagnia. Aveva appena rotto con Simon ed era molto giù.Siamo saliti in camera sua, e abbiamo finito con il ritrovarci sul suo letto, io con i jeans slacciati e la camicia sbottonata e lei inginocchiata tra le mie gambe. Non lo sa nessuno, nemmeno Michael.

Smetto di tamburellare con la matita accorgendomi che sto lasciando un segno sul foglio, e torno a concentrarmi sugli esercizi di chimica.Dopo alcuni minuti sento bussare alla porta.

«Dun?»

Mi volto e vedo Rain fare capolino nella mia camera, con uno sbaffo di farina sotto il mento.

«Ti è cresciuta la barba, finalmente» le dico indicandole col dito il punto in cui si è sporcata.

Lei si pulisce con una mano e ridacchia.

«Scendi, la cena è pronta.»

Richiudo libro e quaderno e mi avvio verso la cucina,dove trovo la mamma intenta ad apparecchiare per tre.

«John non rientra per cena?» le chiedo.

«Passerà la notte a Cork» mi spiega pulendosi le mani nel grembiule. «Ma ha chiamato poco fa e ha detto a Rain di guardare sotto il cuscino prima di coricarsi.»

Lancio un'occhiata alla mia sorellastra che sorride euforica prendendo posto a tavola.

«Hai già guardato, vero?»

Lei sorride ma non dice nulla.

«Se tua sorella fosse tanto veloce a cambiarsi quando rientra da scuola quanto è curiosa, perderei molto meno tempo dietro alla lavatrice.»

Rain alza gli occhi al cielo. «Sei stata tu a dirmi che devo smettere di portare sempre i jeans, no? Beh, la divisa ha la gonna.»

Mia madre la guarda rassegnata mentre ci serve le lasagne ai peperoni e io sorrido. «Fate le brave, ragazze» le ammonisco tentando di mettere pace.

Rain mi guarda perplessa.

«Quando John non c'è sono io l'uomo di casa» spiego cominciando a mangiare.

«Allora speriamo rientri presto.»

«Ti sei appena giocata le mie lasagne per il tuo prossimo compleanno.»

La cena va avanti tra i nostri battibecchi e i rimproveri di mia madre, che non riesce a rassegnarsi all'idea che Rain sia un maschiaccio anche a tavola.

Rain vol.2 Dieci battiti al secondo - PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora