La ragazza che ci accompagna al tavolo ci sorride e ci fa accomodare in un punto piuttosto appartato della sala centrale, forse scambiandoci per una coppia. Aiuto Rain a sfilarsi il cappotto bagnato e lo poso accanto a me sul divanetto, insieme allo zaino, alla mia cuffia e al mio giubbotto, mentre lei si siede al mio fianco. L'interno del locale è ben riscaldato, ma noto che Rain avvicina le mani alla candela dentro la bottiglia di whiskey davanti a noi. Le prendo le dita e comincio a massaggiargliele delicatamente. Sono congelate.
Appoggia la testa sulla mia spalla e chiude gli occhi, mentre io mi sforzo di distogliere lo sguardo lasciandolo correre tra le immagini appese alle pareti.
«Non è strano, Dun?».
Torno a guardarla. La luce di un'abatjour le illumina il viso, vicinissimo al mio. Lo sto facendo di nuovo, la sto fissando. Devo proprio smetterla.
«Cosa è strano?».
Lei solleva la testa, ed è davvero troppo vicina. Potrei contare le lentiggini che ha sul naso. Istintivamente, le accarezzo le mani con i pollici, tirandola impercettibilmente verso di me. Sta per rispondermi quando la vedo spostare lo sguardo oltre le mie spalle, mentre le sue mani scivolano rapidamente via dalle mie. John ci ha appena raggiunto e si sta sedendo di fronte a lei.
Ordina una pinta e gli faccio compagnia, mentre Rain dà uno sguardo al menu.
Ci facciamo portare due boccali e una Coca, e nell'attesa John ci racconta del nuovo libro su cui sta lavorando, una raccolta di leggende irlandesi. Promette a Rain che le regalerà una copia, e lei sorride entusiasta all'idea. So che è capace di leggere persino le pubblicità stampate sulle scatole dei cereali, ma adora i libri che le regala suo padre, persino quel mattone di Tolstoj che ha cominciato a leggere in treno mentre venivamo qui.
Il gruppo folk inizia a suonare un reel, e Rain si volta per osservare alcuni ragazzi che hanno cominciato a ballare.
So che le piacerebbe unirsi a loro, ma non riesce a trovare il coraggio. Si gira verso di me e le faccio un cenno di assenso in direzione di suo padre.
Si alza e porge una mano a John.
Lui le sorride stanco. «Tesoro, non ho più l'età per queste cose».
Lei ritira la mano e lo guarda dispiaciuta. «Non hai nemmeno quarant'anni, papà» dice rimettendosi a sedere accanto a me.
«Hai ragione. Finisco questa...» dice John portando il boccale alle labbra. «E ti raggiungo. Tu intanto vai con tuo fratello».
Poggio il bicchiere ormai vuoto sul tavolo di legno e afferro la mano di Rain conducendola al centro del locale, dove anche altre coppie hanno iniziato a ballare.
«Cos'ha che non va secondo te?» mi chiede mentre muoviamo i primi passi.
Alzo le spalle. «Credo sia stanco per via del lavoro. Perché?».
Lei scuote la testa. «È strano, Dun. E non mi riferisco solo al fatto che ultimamente è più sciupato del solito. È assente, come se con la testa fosse...».
«Da un'altra parte?» chiedo facendole fare una giravolta.
«O con qualcun'altra» dice preoccupata.
La guardo incredulo. «Non lo penserai sul serio».
Mi fa un cenno in direzione del nostro tavolo, dove vedo John intento a scrivere qualcosa al cellulare.
«Ultimamente è sempre attaccato al telefono, e quando riceve qualche chiamata si allontana per non farsi sentire» la voce ferita della mia sorellastra riporta la mia attenzione su di lei.
«Ti stai sbagliando, Rain...».
«Tu non lo conosci quanto me, non c'eri prima che mia madre...» si ferma per prendere un lungo respiro. «È già successo, Dun. È esattamente come quella volta» afferma con voce rotta. «Riona non è qui, e quando lui rientrerà cominceranno a litigare e...».
«Sono sicuro che ti sbagli» la rassicuro, tirandola verso di me e stringendola forte. «Andrà tutto bene».
«Non puoi saperlo» ribatte con il viso premuto contro il mio petto. «Se tua madre decidesse di lasciarlo, tu... non voglio perdere anche voi».
«Non ci perderai» le accarezzo i capelli e avvicino la mia bocca al suo orecchio per sussurrarle: «Non ti lascerò mai da sola, lo prometto».
Si scosta per guardarmi, e vedo un'ombra di tristezza attraversarla. «Qualunque cosa succeda, io e te potremo sempre contare l'uno sull'altra» dico piano accarezzandole la guancia con il pollice.
Lei annuisce e sorride debolmente, mentre il gruppo folk attacca Red is the rose. Rain si stringe a me, appoggiando la testa alla mia spalla.
Il mio cuore comincia a battere veloce mentre il profumo dei suoi capelli mi investe.
«Una volta mi hai detto che se un giorno troverai l'altra metà del tuo ciondolo la darai a me. Così non saremo mai divisi sul serio, qualunque cosa accada» dico piano. La sento annuire contro il mio maglione. «Beh, se anche non dovessi mai trovarla, sappi che non potrei mai separarmi sul serio da te, perché altrimenti mi sentirei proprio come quella mezza mela».
«Piccolo e argentato?» chiede con una risatina.
«Scema».
Le sfioro i capelli con le dita, continuando a ballare in silenzio. Lancio un'occhiata veloce a John che ci osserva dal tavolo con un'espressione indecifrabile, chiedendomi se Rain abbia davvero ragione, se il suo cambiamento sia dovuto al fatto che ha un'altra donna. E per una frazione di secondo, mi ritrovo a sperare che sia così.
Lui si alza e viene verso di noi. Istintivamente, lascio andare la mia sorellastra.
«Ragazzi, vado a pagare ed esco. Vi aspetto fuori» ci dice, poi si allontana andando verso il bancone.
Io e Rain continuiamo a ballare sino alla fine della canzone, poi riprendiamo le nostre cose dal divanetto e raggiungiamo John fuori, dove lo troviamo intento a fumare.
Ci avviciniamo e lui tira fuori il pacchetto dalla tasca.
Rain ci guarda in silenzio mentre rifiuto una sigaretta e l'accendino che John mi porge. Lei è l'unica in casa a sapere che ogni tanto fumo, ma a quanto pare anche John se n'è accorto.
«Che c'è?» le chiedo con un sopracciglio alzato.
«Niente» risponde distogliendo lo sguardo e portandolo al cielo.
Osservo John aspirare una lunga boccata, poi sollevo anche io la testa. Il cielo è tornato limpido e si vedono le stelle.
«Mi dispiace ragazzi, ma dovrete andare in stazione da soli» sento dire da John. Riabbasso la testa. «Io devo incontrare un vecchio amico tra poco».
«A quest'ora?» chiede Rain fissandolo scettica.
«Lavora in ospedale. Smonta tra poco» taglia corto lui.
Torno a guardare il cielo notturno.
Forse, presto potrei smettere di essere Duncan Donovan e tornare a essere Duncan Ferguson.
Forse, non avrò più motivo di sentirmi così sbagliato.
Danza popolare diffusa in Irlanda e Scozia.
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Rain vol.2 Dieci battiti al secondo - Prequel
Novela JuvenilSinossi all'interno Si può leggere come uno standing alone, ma vi consiglio di leggerlo dopo aver letto il vol.1, In un battito d'ali, presto disponibile in diversi formati. Tutti i diritti riservati. Copyright 2018 depositato presso Ipermedia c.d.e...