7. Il filo che ci unisce (p. 5)

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La sera arriva troppo presto e con lei il momento della mia partenza.

Alla stazione mi accompagna soltanto mia madre, con cui viaggio in silenzio scrutando fuori dal finestrino della sua auto.

Quando arriviamo mi aiuta a scaricare le valigie e la custodia con la chitarra di mio fratello dal portabagagli, mi accompagna al treno e mi saluta abbracciandomi forte.

«Mi mancherai, tesoro» dice con la voce rotta. Mi sforzo di ricambiare la stretta e mi rendo conto di quanto sia diventata esile, sotto la giacca che le cade addosso come se fosse una bambina che si è messa un indumento da donna. Vorrei che mi dicesse che andrà tutto bene e presto torneremo a essere quelli di prima, anche se so che non sarebbe vero.

«Anche tu mi mancherai, ma'» è l'unica cosa che riesco a dire. Ed è vero, anche se una parte di me ce l'ha con lei.

«Chiamami quando arrivi» mi urla mentre salgo sul vagone.

La portiera si richiude dietro di me con uno scatto, intrappolandomi definitivamente qui dentro.

Percorro il passaggio tra le file di sedili con passo pesante, come se le due valigie che mi trascino dietro, la custodia e lo zaino che ho in spalla fossero pieni di sassi.

Oltrepasso i primi due scompartimenti, supero un gruppetto di ragazzi che fanno un bel casino e una famiglia con due bambini piccoli che si agitano sui sedili per guardare fuori.

Proseguo dritto per un po', sino a raggiungere un vagone semideserto. Sistemo i bagagli e prendo posto accanto al finestrino. Tiro fuori l'mp3 dalla tasca davanti dello zaino e infilo gli auricolari, facendo partire la playlist che avevo creato con Adam per provarla con la band. Mi appoggio con la fronte al vetro alla mia sinistra e guardo la mia città diventare una macchia confusa e sfocata man mano che il treno prende velocità. Sento quel filo che mi teneva legato a Adam tendersi sempre di più, sino a spezzarsi del tutto quando anche l'ultima casa scompare alle mie spalle.

La canzone che stavo ascoltando finisce, e ne comincia subito un'altra che riconosco dalle prime note, una delle canzoni preferite di mio fratello.

Una di quelle che solitamente avrei skippato ma che oggi ho voglia di ascoltare, forse per illudermi di poterlo sentire vicino ancora per un po'.

Che musica di merda che ascoltavi, Adam. Non posso credere che mi avessi convinto a suonarla con te e il tuo gruppo.

Prendo un respiro profondo, inalando l'odore degli anelli di cipolla che la signora seduta nella fila opposta alla mia sta mangiando, e poggio la testa sullo schienale.

Il treno è silenzioso e non mi lamento di certo. Se fosse anche buio, andrebbe persino meglio. Mi sollevo il cappuccio nero sulla testa, tentando di isolarmi ancora di più dal resto del mondo.

Mi lascio andare sullo schienale, con un sospiro stanco.

«And if you have a minute, why don't we go talk about it somewhere only we know?».

Un posto che solo noi conosciamo.

Esiste un posto del genere anche per me e Adam, in cui andavamo da bambini. È vicino alla casa al mare di mia nonna, nel terreno che confina con quella dove mia cugina Shannon e sua madre passano le vacanze.

Chiudo gli occhi, godendomi il buio che le palpebre abbassate mi concedono, e mi addormento, sognando di sedermi con Adam sotto la fronda rosata del melo.

Quando arrivo a Dublino ha cominciato a piovere, ma fortunatamente la nonna mi aspetta in macchina fuori dalla stazione.

Carico le valigie e la chitarra nel portabagagli e prendo posto accanto a lei.

«Hai fatto buon viaggio, tesoro?» mi chiede accarezzandomi una guancia.

Annuisco e mi volto a osservare la pioggia che bagna il vetro.

Non voglio essere scostante con la nonna, ma non riesco ancora a mandare giù del tutto l'idea che da domani la mia nuova vita sarà qui, in una città di sconosciuti. E che da lunedì studierò in una scuola dove, a parte quell'oca di mia cugina, non conosco nessuno.

E mi ritrovo a sperare che quella che mi sembra la fine di tutto possa essere l'occasione migliore per ricominciare da zero.

Rain vol.2 Dieci battiti al secondo - PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora