2. Ultimo giorno di sole (p. 5)

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Mi accomodo sul sedile posteriore. Rain si siede accanto a me e ci scambiamo un'occhiata perplessa. Di solito litighiamo anche per decidere chi debba sedersi vicino a suo padre, ma evidentemente oggi nessuno di noi muore dalla voglia di occupare il sedile del passeggero.

Percorriamo un lungo tratto di strada costiera e ci fermiamo vicino a un grosso albero. Conosco questa zona, la casa al mare della famiglia di Shannon non è molto lontana e ci sono stato un paio di volte quest'estate.

Mentre venivamo qui ha smesso di piovere. Scendiamo dalla macchina e seguiamo John sul prato bagnato sino a raggiungere l'albero. «Che posto è?» chiede Rain guardandosi attorno.

John si avvicina al tronco e lo accarezza piano.

«Mi lascio in eredità alla terra, per rinascere nell'erba che amo» sussurra. Poi si volta verso di noi. «Era uno dei poeti preferiti da me e tua madre» dice rivolto a Rain. «D'estate venivamo qui, la sera, e ce ne stavamo sdraiati sull'erba sino a quando il sole non calava. Lei leggeva e io disegnavo, o leggevo per lei a voce alta. Qui, è dove mi disse di essere incinta. E quando sei nata tu, abbiamo piantato questo albero».

Rain lo guarda dispiaciuta.

«Quando ho voglia di starmene un po' da solo, lontano da tutto e tutti, vengo qui, e mi sembra di averla di nuovo con me. E da quando se n'è andata, non c'è stato un solo giorno in cui io non abbia pensato a lei».

Sento le macchine sfrecciare sulla strada alle nostre spalle mentre il sole comincia la sua lenta discesa.

John si volta e sorride a Rain, gli occhi grigi segnati dalla stanchezza ma così simili a quelli della figlia, con una sfumatura che ricorda il cielo a quest'ora della sera. «Ogni volta che ti guardo, tesoro, ogni volta che ti arrabbi, o che giocherelli col tuo ciondolo, mi ricordi tua madre. E so che se un giorno il suo ricordo dovesse cominciare ad affievolirsi, mi basterebbe guardarti per rivedere lei».

Rain gli si avvicina e lo abbraccia forte. La sua giacchetta blu quasi sparisce tra le braccia di John. «Mi dispiace di averti detto quelle cose, papà. Non penso davvero che non te ne sia mai fregato niente».

«È esattamente quello che mi avrebbe detto tua madre» le dice lui con una risata.

Li osservo, felice per loro.

E mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se mio padre fosse stato un uomo come John.

«Cosa fai lì impalato?» mi richiama Rain aprendo le braccia. «Questo è un abbraccio di famiglia. Vieni, Dunny Boy».

«Nah, è una cosa tra voi due» dico infilando le mani nelle tasche.

«Tuo fratello è un duro mi canzona John. Come lo hai chiamato?» le chiede divertito.

«Già, ragazzino, come mi hai chiamato?».

Rain fa una smorfia. «Non provarci, c'è papà a difendermi» si volta verso John, ma lui la lascia andare e si allontana. «Queste sono cose che dovete risolvere tra voi». Mi dà una veloce pacca sulla spalla, poi va verso la macchina lasciandomi da solo con Rain.

Mi avvicino a lei e le scompiglio i capelli. «Allora? Avevo ragione o no?».

Annuisce. «Ho esagerato nel dirgli quelle cose. È solo che non riesco a non pensare a quello che è successo, al fatto che lui fosse così spesso assente e ai loro litigi» fa una pausa, osservando il padre che sta salendo in macchina. «La mamma lo amava molto, ma lui...».

«Non credi che l'amasse?».

Scuote la testa. «Non sto dicendo questo. Ma a volte amare una persona non è sufficiente a impedirci di fare delle cavolate».

Rain vol.2 Dieci battiti al secondo - PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora