Duncan
Il sole ha deciso di scaldare gli ultimi giorni delle vacanze estive e io me ne sto disteso pigramente sull'erba della scogliera,, con le mani intrecciate sotto la testa, a osservare il cielo e ascoltare il rumore delle onde che si infrangono contro la roccia.
Non voglio pensare che molto presto dovrò dire addio a pomeriggi come questo, in cui gli unici pensieri sono bere Squash sino a scoppiare e stravaccarmi da qualche parte a prendere il sole, dopo essermi rimpinzato di patatine in busta.
«Oh Danny boy, the pipes, the pipes are calling. From glen to glen, and down the mountain side. The summer's gone, and all the flowers are dying».
Mi volto verso Rain, che ha cominciato a canticchiare a bassa voce, sdraiata accanto a me con gli occhi chiusi e una mano dietro la testa.
Mi appoggio su un gomito per osservarla.
Le ciglia ramate le sfiorano le guance, spruzzate da un leggero velo di lentiggini, una delle quali ricorda una minuscola fragola e a cui abbiamo stupidamente dato il nome di Miss Strawberry.
«Ho qualcosa sul naso?» domanda dischiudendo gli occhi grigi.
«Miss Strawberry e le sue sorelle».
Lei sbuffa, ma poi sorride.
«Vorrei che quest'ondata di calore non finisse più» mette una mano a coprirsi gli occhi.
Strappo alcuni fili d'erba e lascio che il vento se li porti via.
«Se continui a cantare non durerà a lungo». Mi becco un dito medio in risposta.
Lo acchiappo e lo stringo forte. Ora lei tenterà di mordermi la mano e sarà divertente sfuggirle ancora una volta, confermando di essere il campione in questa gara di dispetti. Invece si alza di scatto e io la lascio andare immediatamente.
«Guarda, Dun!» esclama.
La vedo fissare un punto oltre le mie spalle e tiro un sospiro di sollievo. Per un attimo, ho temuto di averle fatto male sul serio. Accidenti a lei!».
Mi volto seguendo la direzione del suo sguardo e capisco cosa ha attirato tanto la sua attenzione. Una farfalla nera si è posata su uno dei fiori che crescono quassù. So già cosa devo fare, perché è una cosa che ho fatto per lei milioni di volte, e ogni volta mi sento una specie di supereroe.
Mi alzo e, con un movimento leggero ma rapido, riesco a intrappolare la farfalla tra le mani.
«Non ho mai capito come accidenti ci riesci» dice con una risata. Torno a sedermi accanto a lei, mentre l'insetto agita le piccole ali contro i miei palmi facendomi il solletico.
«Ho avuto tantissimo tempo per allenarmi» dischiudo le mani e mi gusto l'espressione ammirata che le si dipinge sul volto. Da quando c'è lei nella mia vita, ho smesso di rifugiarmi in posti solitari e isolati. Ma prima che mia madre sposasse suo padre restavo spesso da solo, e quando non pioveva fuggivo da quel vuoto opprimente che mi circondava raggiungendo una radura non troppo lontana da casa, dove passavo ore e ore in compagnia di uccelli e insetti.
Rain mi sorride, accorgendosi che la sto fissando. Ultimamente mi capita spesso e dovrei davvero smetterla. Distolgo lo sguardo, riportandolo sulla farfalla che batte le ali un paio di volte prima di prendere il volo.
«Me lo insegnerai un giorno, Dunny Boy?».
Osservo l'insetto che volteggia sopra di noi.
«Dipende» dico tornando a sdraiarmi.
Lei si abbassa su di me e mi scruta curiosa. «Da cosa?».
«Da quanto resisterai...» mi sollevo di scatto e la afferro per i fianchi buttandola a terra. «Ai miei attacchi».
Le faccio il solletico e lei scalcia e si dimena, tentando invano di liberarsi.
«Dun, smettila...» rantola dandomi dei colpetti sul petto. «Duncan!».
«Non ho capito, mi è sembrato che mi chiamassi Dunny Boy, prima».
Fa per pizzicarmi un braccio, ma sono abbastanza veloce da scansarmi. Ho vinto di nuovo.
Mi rimetto in piedi e lei fa lo stesso, sistemandosi la canottiera che le si era sollevata un po' sopra la pancia.
Le sue ciocche ramate si sono annodate e ora somigliano a uno dei grovigli di lana che usava mia zia Brenna per farmi i maglioni. «Hai dei fili d'erba tra i capelli allungo la mano per toglierglieli».
«Cosa c'è di tanto divertente?» chiede, accorgendosi che sto ridendo.
«Niente. Pensavo a cosa direbbe mia madre se ti vedesse adesso».
Lei sbuffa, probabilmente immaginando i soliti rimproveri, ma poi torna a sorridere.
«Grazie» bisbiglia quando ho finito. «Dunny Boy» aggiunge impertinente.
Faccio per riacchiapparla, ma comincia a correre e io mi lancio all'inseguimento.
A metà strada veniamo sorpresi da un acquazzone e quando rientriamo siamo bagnati dalla testa ai piedi.
Vedi nota a fine capitolo
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Rain vol.2 Dieci battiti al secondo - Prequel
Ficção AdolescenteSinossi all'interno Si può leggere come uno standing alone, ma vi consiglio di leggerlo dopo aver letto il vol.1, In un battito d'ali, presto disponibile in diversi formati. Tutti i diritti riservati. Copyright 2018 depositato presso Ipermedia c.d.e...