È difficile lasciare questa macchina così confortevole per affrontare il drago anzi no, è difficile lasciare Adam. Lo osservo attentamente volendo imprimere nella mia mente tutti i dettagli. Non so quando lo rivedrò ma già mi manca.
«Buona fortuna kotke» sospira.
Non devo piangere lo so, mi guardo attorno, rimandando il momento di dover andarmene, il parco è buio, non c’è nessuno a quest’ora, la luce gialla dei lampioni crea una linea tra la macchina e l’edificio posto a un paio di metri,12 piani di vetro e acciaio, una fortezza. La mia.
Devo andare lo so, dopotutto anche Adam ha un ruolo da svolgere. Mi slaccio la cintura e in gesto istintivo lo abbraccio, il calore del suo corpo mi avvolge, non sarei qui se non fosse per lui, vorrei parlargli, dirgli qualcosa, dirgli tutto ma so che non sarebbe abbastanza, mi stringo a lui come se fosse la mia ancora di salvezza e in un certo senso è ciò che è stato e so che lo sarà per sempre.
«Piano così mi stritoli e sarò costretto a dire di aver lottato con un pitone» sento il suo respiro sul collo, vorrei ridere invece l’unica cosa che faccio è stringerlo più forte, forse fargli un po’ male gli servirà a ricordarsi di me.
Sento gli occhi lucidi, lacrime che lottano per scorrere libere, chiudo gli occhi in un disperato tentativo di rivincita.
«Mi mancherai pure tu piccola. Ora vai». Mi allontano da lui, osservandolo ancora un po’ provo a sorridere ma inutilmente una lacrime scende a bagnare la mia guancia, percepisco la mano di Adam che si affretta ad asciugarla.
È la mia serata. Mi chino a posare un bacio sulla sua guancia, la barba ispida mi solletica le labbra. Devo andare, mi volto e scendendo dalla macchina mi avvio senza voltarmi indietro poiché se lo facessi non avrei la forza di proseguire è sarebbe la nostra sconfitta.
I tacchi sull’asfalto sono l’unico rumore percettibile, controllo rapidamente che nessuno mi stia osservando e poi faccio il mio ingresso nell’edificio che scopro essere deserto. Mi avvicino all’ascensore guardandolo sospettosa e se lo avessero manomesso? Ma non posso farmi 12 piani a piedi su tacchi da 12 cm, il ritardo sarebbe troppo per non parlare della stanchezza e sudore. Opto per l’ascensore che è già arrivato, scelgo l’ultimo piano sicuramente è lì che mi stanno aspettando.
Devo stare rilassata, so che all’angolo di ogni ascensore c’è una telecamera, quindi non posso nemmeno controllare i documenti che ho nella pochette. Finalmente le porte si aprono, una miriade di ricordi mi assale peccato che qui qualcosa l’hanno cambiata, il pavimento di ceramica è stato sostituito da un parquet marrone, i quadri raffiguranti le città più belle del mondo ora sono spariti al loro posto ci sono quadri di…frutta? La scrivania della segretaria è affiancata da un’altra. Cerco di non mostrarmi troppo sorpresa mentre avanzo verso l’ufficio che occupa più della metà dell’attico. Busso e attendo. Ma niente. Possibile che mi hanno tirato un bidone? Busso ed entro senza aspettare risposta. Mi guardo attorno notando i cambiamenti che sono stati apportati all’ufficio di mio padre. Chiunque sia l’arredatore ha un pessimo gusto. Il pavimento è ricoperto da una moquette verde, alle pareti sono appesi quadri di donne mezze nude e frutta, questo arredatore o è a dieta oppure ha problemi con il cibo mah. Per non parlare dei ritratti nudisti, ma che è un bordello?? Noto che il divano con poltrone e tavolino di noce è scomparso al loro posto c’è una tv al plasma che ricopre mezza parete compresa di casse e…play station? Alla destra un campetto da golf è posto davanti alla vetrata e nascoste dietro a delle piante c’è un appendi abiti, la porta del bagno e il cucinino. Ritorno a posare gli occhi sulla scrivania di un bianco latte, orrore puro per i miei gusti, sollevo un sopracciglio in direzione dell’uomo che ci è seduto dietro, avrà circa 40 anni i capelli biondi cenere, un po’ stempiato ai lati, lineamenti squadrati e spigolosi in perfetto disaccordo con le labbra dalle linee così femminili. Potrebbe essere alto 1,70 cm, il suo completo marrone e la cravatta verde mi fa intuire chi è che ha arredato questo ufficio. Mi siedo senza aspettare che si degni di essere cortese, credo che mi divertirò un po’ prima che arrivi la commissione. Sorrido nella sua direzione con un espressione angelica in volto, lui ha le braccia conserte, facendomi intuire che non è contento di avermi qui, i suoi occhi neri come la pece mi fissano come quelli di un falco pronti a balzare sulla preda.
«Mi ricordo di lei zio Bounce, una volta mi hai regalato un cavallo a dondolo, non immagini quanto mi sia divertita nei giorni successivi» la mia faccia si apre in un’espressione estasiata anche se a dire il vero, si mi ha regalato quel cavallo a dondolo ma l’unica cosa che mi ha divertita è stata la situazione, volevo un vero cavallo e la sera mi ha regalato quello lasciandomi così stupita da farmi ridere fino alle lacrime per non considerare il fatto che ero troppo grande per poterci salire su uno giocattolo. Credo che l’averlo chiamato zio l’abbia scioccato non poco. Mi volto sentendo bussare, mi alzo in piedi tendendo la mano ai cinque signori sorridenti che si presentano. Noto che Bounce non si è alzato ad accoglierli, nè che ci siano altre sedie dove sedersi oltre la mia e un’altra. La maleducazione mi ha sempre dato sui nervi, mi sposto lasciando il mio posto al più anziano che sorridendomi si siede affiancato da un altro collega, mi scuso uscendo dall’ufficio e rientrando con le sedie delle segretarie li offro ad altri due colleghi scusandomi silenziosamente con quello più giovane che come me resta in piedi.
A quanto pare non scorre buon sangue tra l’attuale presidente e la commissione, interessante. Li sento parlare di cifre e reparti, provano a spiegarmi di cosa si tratti ma Bounce è deciso a tagliarmi fuori. Finito gli argomenti che riguardano l’amministrazione dell’azienda possiamo concentrarci sul mio ritorno
«Siamo molto contenti che lei sia qui e capiamo i suoi desideri ma spero sia altrettanto comprensiva sul fatto che noi dobbiamo tener conto pure delle qualifiche necessarie per poter gestire un’impresa di questo calibro, ovviamente è sua le appartiene nessuno dirà il contrario, ogni decisione sarà presa da lei alla fine ma la prego di tener conto del parere dei suoi collaboratori. Inoltre, il signor Bounce si è occupato di quest’azienda dalla morte prematura di suo padre, mi permetta di porgergli le dovute condoglianze anche se con sommo ritardo, ed è riuscito a non farla fallire ha mantenuto i guadagno stabili anche in momenti difficili per l’economia Nazionale». Conclude il più anziano del gruppo.
«La ringrazio ma c’è una questione più importante di cui vorrei parlare» nello stesso istante in cui finisco la frase sento bussare e successivamente la porta aprirsi. Finalmente è arrivato.
«Credo che voi tutti conosciate il signor Albert Jefferson, per molti anni è stato al servizio della mia famiglia. Piacere di rivederla come sta suo figlio Andrew?» finalmente noto una reazione sul viso di Bounce. Il caro vecchio Albert, ormai in pensione ha accettato di aiutarmi anche perché adesso si ritrova con un conto in sospeso. Il mio testamento. Strano come tutto possa cambiare in un attimo e ancora più strano per un pezzo di carta. Non so precisamente quando è stato redatto quel testamento, ma certo è che mio padre era certo che non sarebbe vissuto a lungo, ciò che non si era aspettato era di morire con la donna che amava. Se si potesse scegliere il modo di morire quello più significativo sarebbe concludere la propria vita con l’anima gemella è questo che devono aver pensato i miei e un po’ mi fa star bene ricordando il loro sguardo perso l’uno nell’altro. Non c’è inferno quando guardi negli occhi il paradiso.
«Sta bene la ringrazio, purtroppo stasera aveva un impegno all’altro capo del mondo altrimenti mi avrebbe accompagnato. Buona sera signori, come voi tutti sapete la qui presente signorina Aurora Elisabeth Van Ness non è deceduta ciò comporta la lettura del testamento che sarebbe dovuto essere suddiviso tra la madre Margaret Sofia Van Ness e la sottoscritta ma alla morte di una tutto il lascito va alla superstite e quindi alla signorina Aurora. Possiamo procedere con la lettura e tutte le clausole e articoli e stare qui fino a domani ma visto che sicuramente non mi aspettavate e che vorreste tornare a casa dalle vostre famiglie vi spiego semplicemente come stanno le cose. Tutto ciò che apparteneva a Victor Van Ness va alla figlia, villa, appartamenti, azioni, gli investimenti fatti e fruttati, automobili, conti correnti ecc e soprattutto la Van Ness Enterprise. Prima di fare qualsiasi obiezione sulle qualifiche o mancanza di esperienza per adempire al posto di Presidente voglio informarmi che la mia cliente ha già studiato Finanza e Commercio, parla diverse lingue “bulgaro, russo, spagnolo, italiano un po’ di francese inoltre pur non avendo mai lavorato confida nell’aiuto dei suoi collaboratori e sta prendendo in considerazione di iscriversi all’università anche trovandosi al vertice dell’impresa. Ma ora per tornare all’argomento principale la mia cliente vorrebbe come primis tornare finalmente a casa sua essendone la legittima proprietaria» diretto non c’è che dire, osservo il sorrisetto soddisfatto che manifesta agli altri mentre consegna le fotocopie con i miei attestati di scuola e le prove che sono chi dico di essere, guardandoli vorrei scoppiare a ridere, i 5 membri della commissione sembrano compiaciuti ed intimoriti forse dalla reazione di Bounce, non riesco proprio a chiamarlo per nome, che sembra voler esplodere non deve essere una bella sensazione vedersi togliere tutto. Ma caro zietto benvenuto nel mondo dove sono vissuta per 7 anni.
«Non voglio affrettare le cose per non creare scompiglio, zio Bounce ti sono grata per come ti sei preso cura della mia casa e dell’azienda di papà ne sarebbe stato fiero e confido in futuro sui tuoi consigli, come quelli degli altri. Io per ora sto nell’hotel vicino non ho intenzione di rientrare a casa subito, aspetterò qualche giorno, il tempo che tu sistemi le tue cose, non ti sto cacciando di casa anzi spero che rimarrai, sai la villa è più grande quando si è soli, non ci sarebbero problemi. Voglio libera l’ala che usavamo con la mia famiglia ci sono così tanti ricordi che mi farebbe piacere rivivere. Mi auguro che non abbia cambiato niente» e questa è più una minaccia che un’affermazione, non oso immaginare come abbia ridotto la mia casa. Certo è che ho già in mente di far ritornare quest’edificio quello di prima se non renderlo migliore, ma la casa è sacra guai se l’ha contaminata con il suo pessimo gusto.
«Io devo andare, in caso avessi bisogno di me sai dove trovarmi Aurora» si congeda seguito subito dalla commissione, che promettono di prendere una decisione in fretta a riguardo e che penseranno soprattutto sulla scelta migliore per l’azienda, la loro credo sia più una fuga che un congedo, avevo ragione sono terrorizzati proprio e di certo non vogliono assistere a una lite tra il Presidente attuale e quello futuro, di sicuro per non trovarsi in mezzo e dover scegliere.
«E’ così dopo 7 anni torni a casa eh, mi sa tanto della storia del figlio prodigo. Dove sei stata?» il suo sguardo freddo e ostile sembra volermi trapassare. E così vuoi parlare? gli racconto della signora che mi ha trovata, che si è presa cura di me e per senso di lealtà sono rimasta con lei nella sua lunga malattia conclusasi tragicamente un paio di mesi fa e di come abbia sentito il bisogno di legarmi con le mie origini, lo prendo a braccetto invitandolo ad accompagnarmi in hotel, immaginando il caos di giornalisti e reporter che ci attendono fuori dalla sede. È meglio che ci vedono in buoni rapporti non vorrei mettere in cattiva luce la mia azienda ancora prima che lo sia a tutti gli effetti. E poi voglio vedere come reagirà alle domande dei giornalisti, quanto bene sa mentire?
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the endgames- la fine dei giochi
RomanceIl passato non mi preoccupa: i danni che doveva fare li ha fatti; mi preoccupa il futuro, che li deve ancora fare. (Pino Caruso) Salvata dalle fiamme ha perso tutto anche se stessa ora non gli resta che rialzarsi e riprendersi ciò che gli spetta di...