Capitolo 10

3 0 0
                                    

È arrivata la serata più attesa da tutta la città. Tutta la popolazione è col fiato sospeso per l’incontro tra Aurora Elisabeth Van Ness e Patrick Bounce colui che ora si trova al vertice della Van Ness Enterprise.
Mi trovo in una delle 20 camere che la villa ospita, la camera che mi ha vista protagonista per 7 lunghi anni e che forse dovrò lasciare per sempre. Mi guardo intorno per l’ultima volta, il letto a baldacchino che tanto mi aveva affascinata la prima volta, è in perfetto ordine, la cabina armadio vuota, segno inevitabile della mia partenza, alla destra del letto la porta che si apre su un enorme bagno di marmo bianco e rosa, addio vasca idromassaggio, il balcone che si affaccia sulla valle ora è chiuso. Torno a posare gli occhi sullo specchio della toeletta in cui sono seduta, l’ansia mi attanaglia la gola, osservo il riflesso dei miei capelli ondulati di un rosso mogano che incorniciano un volto dalla pelle chiara e due occhi grigi incupiti da tanta preoccupazione. Sono estranea a me stessa eppure così simile alla donna che sarei dovuta essere.
«Calcolatrice e bugiarda. Per l’amore del Cielo perché l’ho fatto? Che razza di persona sono?» la donna dello specchio resta muta alla mia domanda, potrei odiarla.
«Adam, io…» no, non va bene «dobbiamo parlare, ci sono cose che…» i discorsi non sono il mio forte. Chiudo gli occhi pregando silenziosamente per un aiuto divino, mamma ti prego aiutami, posso affrontare il mondo ma non lui, né il disprezzo che potrei leggere nei suoi occhi.
«Sei bellissima, pronta ad incantare  il mondo streghetta?» sento la porta chiudersi e i suoi passi attutiti in parte dal tappeto persiano posto alle mie spalle.
«Adam…» sussurro cercando il suo viso nello specchio. Come può un uomo essere così affascinante, il suo abbigliamento da bad boy in netto contrasto con il suo viso angelico quando sorride.
«Che c’è? vuoi tirarti indietro? Puoi sempre farlo basta dirmelo e…» lo interrompo prima che mi elenchi tutti i modi e i Paesi in cui potrei fuggire.
«No, non voglio tirarmi indietro né sono spaventata, almeno non dal dovermi riprendere ciò che è mio. Ma c’è qualcosa, qualcosa che non ti ho mai detto, voglio che tu ti fidi di me come io mi fido di te ma non potrei mai pretendere una cosa del genere tenendoti nascoste certe cose» sento  una forza dentro che mi spinge a parlare, forse è il modo in cui mi guarda che mi dà il coraggio di continuare. Lo vedo voltarsi, per un attimo temo che scoppi urlandomi addosso o che se ne vada sarebbe la fine di tutto. Mi accorgo di aver trattenuto il fiato quando lo vedo sedersi sul letto e sento l’aria che finalmente colma il bruciore dei miei polmoni.
«Non so perché te ne parlo ora, avrei dovuto farlo prima, molto prima circa sei anni fa e invece mi ritrovo a parlarne ora forse saper che tra poco uscirò da quella porta e non ci rivedremo per un po’ mi sta dando il coraggio, sono decisamente una vigliacca oltre a calcolatrice e bugiarda…» m’interrompo per rivolgergli un’occhiata, mi guarda con quei occhi verdi che sembrano volermi far desistere dal continuare, poso i miei occhi sulle mie mani che sembrano voler stritolare i fogli poggiati sulla toeletta.
Sento i suoi occhi scrutarmi  aspettando il seguito di una storia che temo a raccontare.
«Quella sera che tu mi trovasti mi hai accolta senza fare domande senza se nè ma e ti sarò sempre grata di questo, ma forse avrei dovuto dirti dei miei parenti se li ho avremmo potuto cercarli si sarebbero presi cura di me e ti saresti risparmiato un peso e tutte le conseguenze che ti hanno portato l’avermi qui» il silenzio che mi circonda è surreale, lui è ancora seduto sul letto? Perché non dice niente? Mi avrà capita o forse ho parlato troppo velocemente? forse cerca un modo per non strangolarmi, mi volto leggermente lanciandogli un’occhiata di sottecchi e lo vedo sdraiato sul letto immobile. Non gli sarà venuto un infarto spero, merda ditemi che non si è addormentato o lo ammazzo con le mie mani, mi alzo avvicinandomi piano, sempre con lo sguardo fisso sulla sua sagoma, ha gli occhi chiusi, ma il petto si solleva a ritmo irregolare ma che…??ad un  tratto lo vedo scoppiare a ridere faccio un salto all’indietro spaventata dalla sua reazione e un po’ preoccupata a vederlo rotolarsi sul letto. Avrà problemi psichici di sicuro, la mia confessione deve averlo fatto impazzire sicuramente pensando a tutte le volte che avrebbe voluto avermi fuori dai piedi. Lentamente torno a sedermi alla toeletta con il corpo rivolto verso il letto, mi appoggio con il braccio continuando a meditare sulla sua reazione e non oso immaginare quando gli dirò il resto. M’incolperanno d’istigazione alla pazzia? esiste qualcosa di simile?
<Tu.Sei.Pazza> esordisce scandendo ogni parola asciugandosi le lacrime agli angoli degli occhi.
Lo guardo, scioccata è termine giusto non so se per averlo visto ridere così di gusto o per le sue parole. Resto a bocca aperta a guardandolo sedersi  e darsi una sistemata ai vestiti sciupati. Lui reagisce così e da della pazza a me? Me non era lui ad avere problemi psichici?
Ritorna a guardarmi e sorride, incredibile. Tra noi quello matto è lui sicuramente.
«Ascolta quando ti ho portata qui non mi sono premurato di farti domande poiché non m’interessavano le risposte. Sapevo chi eri, si, potevi avere dei parenti ma renditi conto avevi circa 12 anni, eri la bambina più ricca di metà popolazione messa insieme, più ricca di tutta la città. Ti avrebbero  affidata a un tutore che avrebbe preso in mano la situazione, sulla tua azienda, sulla tua casa e tutto il resto, quel compito e soprattutto quei soldi farebbero gola a molti, come credi che sarebbero andate le cose? Saresti stata più al sicuro fingendoti morta che con un tutore e qualche guardia. Saresti stata il bersaglio facile per chi avrebbe voluto…farti del male. Non sei un’imbrogliona, né calcolatrice o qualsiasi altro termine ti passi per quella testolina. Se voi sapere dei tuoi parenti, beh quando ho recuperato i tuoi documenti mi è capitato di trovare delle vecchie pagine di giornale e oltre ai tuoi nonni che fondarono la Van Ness Enterprise, dei tuoi genitori e successivamente di te, non si fa riferimento a nessun altro membro della tua famiglia né di quella di tua madre, né di zii o cugini. Mi dispiace».
Non so se essere delusa per non avere dei parenti per il momento o sollevata poiché per lui la mia omissione è del tutto insignificante. Eppure…
«Mi fa piacere sapere che non mi consideri così meschina ma c’è dell’altro. Qualcosa che ora ritengo fondamentale che tu sappia prima che usciamo da qui. E riguarda questo».
Indico il foglio che stringo da più di un quarto d’ora nelle mano. Lui mi guarda serio, sembra più preoccupato stavolta poi si alza mettendosi a passeggiare.
Lo osservo aspettando che si calmi e cercando le parole per spiegare. Ma lui si blocca al centro della stanza, mi guarda come se volesse scoprire tutti i segreti del mondo.
«Hai distrutto la mia macchina? Quello è un incentivo o un’assicurazione?» possibile che pensa che potrei fare una cosa del genere? Insomma non distruggerei la sua macchina nemmeno per sbaglio.
«No, ovvio che no» dico indignata che possa avere un simile pensiero.
Lo vedo addolcire i lineamenti del viso e guardarmi più tranquillamente.
«Oh, mi hai scritto una lettera> alzo gli alzo al cielo esasperata da così tanta presunzione e vanità.
«No. È un disegno» non sono più tanto sicura di voler esporre la mia teoria potrei sbagliarmi o rendermi ridicola.
Ma stasera finalmente mi riprenderò la mia identità e non voglio conti in sospeso.
Ritorno al presente e noto che Adam mi guarda con sospetto per poi puntarmi un dito contro.
«tu» continua ad indicarmi mentre avanza nella mia direzione.
Stasera c’è qualcosa che non va in questo ragazzo.
«Mi hai ritratto con i baffi? No aspetta, peggio con i capelli verdi, no no vestito da donna o peggio ancora vestito da poppante eh? No, deve essere qualcosa di più imbarazzante ehm con gli occhiali, i brufoli, senza capelli e sdentato. E ora ti senti in colpa ho indovinato vero?» sorride soddisfatto di se stesso mentre lo guardo perplessa.
«Ma di cosa ti sei fatto droga o nel tuo cibo c’era qualcosa di tossico che ti squaglia il cervello?» domando.
Stasera è così…mi sembra che…e che…sicuramente è impossessato da qualche spirito o controllato da un alieno. Sicuramente.
Io cerco di parlare di una cosa seria e lui se ne esce cercando di…non so…essere divertente? Nah impossibile.

the endgames- la fine dei giochiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora