Capitolo 29

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«Devi rallentare, mantenendo il ritmo altrimenti ti stancherai subito e dovrò tornare indietro a recuperarti» Ryan continua a snocciolare consigli su come fare jogging.
Dopo gli eventi di ieri sera avevo bisogno di scaricarmi un po’ e smettere di pensarci, sentivo la necessità si svuotarmi di tutto, sentire i polmoni bruciare, il freddo mattutino gelare e immobilizzare i miei pensieri, per cui ho buttato letteralmente fuori dal letto Ryan che dormiva beatamente rilassato in boxer, come faccia proprio non lo so, le notti sono piuttosto gelate ma la sua temperatura corporea, come ho scoperto mentre lo tiravo per un braccio, rimane costante tra i 36°-37°.

Nonostante l’abbia tirato giù dal letto nel suo giorno libero alle 5 e mezza di mattina non ha fatto domande, cedendo volentieri ad accompagnarmi al parco dove non essendoci nessuno possiamo parlare liberamente senza il caos giornaliero.

«Dici che vuoi che t’aspetto nonnetto, ora sei tu a non riuscire a stare ai miei ritmi come cambiano le cose eh» rallento così da farmi affiancare da lui.
«Oh certo le circostanze possono cambiare ma le persone no imparano solo a nascondere meglio le cose e tu non sei mai stata brava a mentire e di certo non hai fatto progressi in questi ultimi anni» scuote la testa per liberarsi della brina mattutina sulla testa.

«Che intendi?» mi concentro sui suoi gesti per non permettergli di trovare un varco per entrare nei miei pensieri si volta a lanciarmi un’occhiata prima di tornare con lo sguardo fisso sulla strada.

«Lo sai, parlo di ieri sera, di lui. Sai ho gli occhi e ho visto come lo guardavi, ma non credevo fossi già arrivata al punto di non ritorno» mi giro a guardarlo ma non è al mio fianco per cui mi volto camminando all’indietro.

È fermo con le mani sui fianchi che annaspa per riprendere fiato «io sarei dove? non so proprio di cosa tu stia…» la mia frase rimane in sospeso nel vederlo correre verso di me con lo sguardo oltre le mie spalle giro la testa nel vedere una macchina nera venire nella mia direzione, i miei piedi diventano improvvisamente di pietra mi sento come un cerbiatto accecato dalla luce, è questione di un attimo quando sento le braccia di Ryan avvolgermi spingendoci di lato togliendomi dalla posizione dove ero il bersaglio per quella gip nera, il cemento graffia le mie braccia squarciandomi la pelle, la testa divenuta improvvisamente pesante con i polmoni che invocano aria negatagli dal peso di Ryan che mi sta addosso per metà corpo schiacciandomi sull’asfalto.

Per un attimo ho avuto l’impressione che tutto stesse tornando al suo posto se ero sfuggita alla morte quella notte non è detto che non mi avrebbe raggiunta per farmi dissolvere in quello che era il mio destino.

Ryan che si è seduto al mio fianco permettendomi di respirare, continua a guardare la strada poi osservandomi inizia a scuotere il mio corpo inerte, la sua voce arriva ovattata alle mie orecchie.
Sento le mie braccia bruciare e tirando su la manica sinistra vedo i graffi rossi sparsi qua è là disegnare linee sul mio braccio dalla pelle lattea, muovo le gambe costatando che sono ancora integre anche se apparirà sicuramente qualche livido su di esse. Nulla di cui preoccuparsi se non di un Ryan pallido in volto steso al mio fianco che tasta il mio polso cercando di rassicurarmi…

«Sto bene non preoccuparti, tu piuttosto sei tutto intero?» mi alzo ripulendo con le mani i pantaloni dalle foglie e sporcizia su cui ero caduta, dando uno sguardo a terra tra foglie, vetri e carte, ma nessuno passa mai a pulire ste strade? Che schifo. Inchinandomi porgo una mano a Ryan che ignorandola si rimette in piedi squadrandomi dalla testa ai piedi accertandosi che stia davvero bene.
«Quell’ubriaco poteva farti male, credo che abbiamo sfidato un po’ troppo la sorte tra te che fai jogging  e un mancato incidente, è meglio se torniamo casa» mi afferra la mano trascinandomi dietro di lui che calpesta le aiuole continuando a guardarsi intorno, mi blocco davanti a una fontana volendo ripulire il sangue dalle ferite prima che si coaguli, per cui è costretto a fermarsi con me annuendo vedendomi avanzare verso la fontana.
Una volta lì dandogli le spalle tiro su la manica destra ormai intrisa di sangue vedo una linea più scura che parte da sotto il gomito arrivando quasi vicino al polso, devo essermi tagliata con il vetro a terra merda la solita sfiga, lancio un’occhiata di sottecchi a Ryan che sembra abbastanza nervoso, è meglio rientrare.
Nascondo la ferita sotto la manica portandomi al suo fianco destro così da tenere il braccio ferito il più lontano possibile dai suoi occhi.
«Hai preso il numero di targa almeno?» osservo il respiro bloccarsi in petto prima che riprenda a camminare intreccia le sue dita alle mie e attraversando la strada arriviamo alla macchina. Mi apre la portiera restando in silenzio,non mi guarda perciò so che vuole nascondermi qualcosa, neanche lui è capace di mentire, almeno non a me.

Mette in moto e facendo inversione ci avviamo verso casa decidendosi finalmente a parlare forse sentendosi più sicuro essendo nei nostri dintorni «non c’è bisogno a quest’ora la polizia lo avrà fermato per aver passato il semaforo con il rosso» sbuffo sentendo questa cazzata, una volta era più bravo a raccontare palle o ero io che ero troppo ingenua?

«andiamo lo sappiamo entrambi che non era un ubriaco, ha deviato un bel po’ dopo che ha girato la curva e ha puntato me inoltre dopo non si è strusciato su nessuna macchina parcheggiata ai lati ha ripreso il controllo guidando sicuro ad alta velocità procedendo sulla sua corsia».              
«ti ho istruita troppo bene principessa» questa è la sua resa, accenna un sorriso e questa è la mia vittoria 1-0 per me.

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