Devo sopravvivere, ancora una volta, una volta in più oggi. Sento battere dei colpi sull’apertura della botola, l’hanno trovata, mi volto lanciando un’occhiata a Ryan non so come farà ad entrare con quelle spalle larghe, sento l’aria mancarmi, chiudo gli occhi riprendendo fiato e torno a voltarmi in avanti notando che non è così buio come credevo.
Gattono notando delle piccole lucine che sono posti ai lati e mi permettono di guardarmi attorno così mi accorgo che a qualche metro da me ci sono alcuni scalini suppongo che da lì partono le fognature.
Fortuna che sono i vecchi conduttori altrimenti respirare qui sotto sarebbe stato un vero problema.Non ci sono voluti molti lavori per progettare questo, appena Ryan entra con non poche difficoltà, la porticina si chiude alle sue spalle giusto in tempo poiché sentiamo le voci e i passi rimbombare, sicuramente stanno dando un’occhiata in giro. Gattono fino ad arrivare agli scalini, dietro di me Ryan striscia per raggiungermi, usa le spalle per portare avanti il peso del corpo scivolando sul terreno come se ci fosse dell’olio al posto del cemento.
Scendendo gli scalini posso finalmente alzarmi in piedi dato che lo spazio oltre ad essere largo è anche molto alto, Ryan a differenza mia deve chinarsi leggermente ma nonostante questo è più facile camminare.
Ryan accende la flebile luce incorporata nel suo orologio aprendo il buio davanti a noi che ci affrettiamo a procedere verso sud.Inciampo un paio di volte, Ryan al mio fianco mi rimette in piede prendendomi per mano, che mi affretto a stringere in cerca di sostegno. Non abbiamo idea di dove stiamo andando né di dove ci troviamo precisamente.
Il panico s’impossessa di me, trovandomi una preda succulenta per il suo pasto, inciampo in un sasso e mi accascio a terra sopraffatta da un’ondata di nausea.Sembra un’eternità da quanto è che camminiamo e ancora nessuno sbocco.
Non possiamo tornare indietro, dobbiamo trovare la strada per…per dove? A casa non possiamo tornare. Con un sussulto mi rendo conto che non abbiamo un posto in cui andare. Da qualche parte, in lontananza, sento un rumore d’acqua. Un ruscello? Un torrente? mi fermo, appoggiandomi a lui che è un passo avanti a me, le mani ancora unite.Chino il capo pronta a lasciarmi andare ad un pianto liberatorio, ansimo per riprendere fiato, sento il gusto del sangue in bocca e capisco che devo essermi spaccata il labbro quando sono caduta.
Riprendiamo a camminare quando da sopra le nostre teste cadono gocce di acqua, almeno spero, Ryan si affretta a puntare la torcia alla sua destra e successivamente sul lato sinistro dove c’è una scala sul muro, e meno male che doveva esserci uno sbocco.Sale e tenendo la torcia tra i denti prova a spingere il tombino in modo da aprirlo.Dopo poche spinte riesce a smuoverlo fino a spostarlo del tutto procurandoci una via d’uscita. Leggere gocce d’acqua mi cadono addosso, Ryan mi porge una mano e mi aiuta a risalire. Rimette a posto il tombino mentre su di noi il cielo viene squarciato dai lampi, inzuppati fino alle ossa, comincio a tremare nella notte, un leggero venticello smuove le foglie degli alberi, la testa sembra volermi scoppiare e le gambe fanno un male atroce.
Eppure stringo i denti e mi lascio guidare da Ryan. Nessuno di noi due ha parlato durante tutto questo tempo, lui è sempre stato molto intuitivo, sarei arrivata a sbranarlo o sarei diventata così lagnosa che alla fine lui avrebbe sbranato me. A un tratto a distanza, sopra lo scroscio della pioggia sento il rumore dei passi e deve averli avvertiti pure Ryan dato che spegne la torcia e mi tira a sé.Mentre ci abbassiamo dietro a degli cespugli, un lampo illumina lo spiazzo d’erba dove tre uomini si aggirano venendo nella nostra direzione, rabbrividisco al pensiero che Bounce e i suoi amichetti mi trovino, non possono averci seguito li avremmo uditi, devono essere riusciti a scoprire che eravamo lì sotto in qualche modo. A meno che…no, impossibile.
«Ryan se restiamo qui ci vedranno, che facciamo?»sussurro mentre batto i denti per il freddo, qualcuno chiama il mio nome e il terrore mi scuote da capo a piedi «Sono sopravvissuta all’inferno affronterò anche la tempesta». Ryan mi stringe a sé per darmi forza. Un lampo squarcia il cielo permettendoci di osservarci intorno e appiattirci contro un albero per non essere visti in attesa del guizzo di luce di un fulmine.Appena il buio si richiude attorno riprendiamo a correre con i tuoni che facendo tremare la terra coprono i nostri passi. Procediamo così nascondendoci nel buio con questa tempesta che ci rende impossibile correre,bagnati per come siamo. Siamo a una decina di kilometri da una strada sterrata, possiamo farcela. Un colpo di pistola taglia l’aria passandomi vicino all’orecchio, meno male che Adam aveva detto che viva ero un premio, maledizione perché ci sto ancora pensando, pure la cosa più banale diviene falsa detta da lui.
Ryan mi stringe la mano così forte da farmi male, mi stringo a lui per non essere visti nascosti dietro questo masso, siamo a un passo l’uno dall’altro, con l’altra mano mi afferra un fianco stringendomi a sé, sento le sue unghie perforarmi la pelle, un gemito esce involontario dalla mie labbra.
Appoggio una mano sul suo fianco percependo qualcosa di più che bagnato,non è pioggia. Nel momento esatto in cui un lampo ci illumina vero la mia mano colorata di rosso. Sangue.
«Ryan stai..»porta una mano a tapparmi la bocca impedendomi di continuare, un fascio di luce si proiettata mentre la figura pochi passi da noi si allontana. « Matthew e Joseph sanno dove siamo devono essere da queste zone che ci aspettano, percepiscono il segnale incorporato nel mio orologio…»togliendolo me lo porge«prendilo, sarà più facile per loro trovarti.Ora ascolta devi correre più che puoi, lo so,sei stanca ma fai un ultimo sforzo cerca di arrivare su quella strada io li distrarrò»ansima tamponandosi la ferita con la mano, stringendo i denti e guardando il sangue scorrere sui suoi pantaloni. «IO…non ti lascio qui. Avanti alzati possiamo farcela ti aiuto io appoggiati a me» circondo il mio collo con il suo braccio provando ad alzarlo ma senza il suo aiuto per me è troppo pesante. Un lampo torna ad illuminarci e lo vedo fare un cenno di diniego.
Non lo lascerò qui, non lo abbandonerò come ho fatto con i miei genitori, no.
«Sarà più facile per entrambi, nemmeno a me piace l’idea di dividerci ma a me non succederà nulla e tu sarai al sicuro, appena sarai con loro Joseph tornerà a prendermi non preoccuparti ora ti prego fai questo per me se ci tieni davvero. Vai!» mi asciuga le lacrime che avevano ripreso a scendere mescolandosi con la pioggia, mi mordo le labbra muovendo la testa a destra e sinistra.
Non me ne vado da qui senza lui, si sporge in avanti, facendo uno sforzo innaturale,guardo il suo viso contrarsi in una smorfia di dolore, ma nonostante tutto, mi abbraccia stringendomi forte per poi allontanarsi.Gli afferro la mano ridandogli l’orologio «sarà più facile per loro trovarti, o così o niente, non ti lascerò qui senza aver un modo per ritornare da te» seppur a malincuore è costretto ad accettare le mie condizioni. Mi avvicino lasciando un bacio sulla sua guancia ispida per colpa della barba, poi appena il cielo torna ad oscurarsi riprendo a correre sotto la pioggia battente senza più voltarmi indietro. Non sento più le ossa, i muscoli sono indolenziti ma stringo i denti continuando a correre incurante dei dolori .
Sono quasi arrivata sulla strada quando mi sento afferrare da dietro, due braccia mi si chiudono attorno alla vita imprigionandomi le mani e sollevandomi da terra.
«Eccoti qua ragazzina» prendo a scalciare e dimenarmi accorgendomi che non è né Joseph né Matthew.
Mi hanno trovata,
sono fottuta.
Mi dispiace Ryan.
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the endgames- la fine dei giochi
RomanceIl passato non mi preoccupa: i danni che doveva fare li ha fatti; mi preoccupa il futuro, che li deve ancora fare. (Pino Caruso) Salvata dalle fiamme ha perso tutto anche se stessa ora non gli resta che rialzarsi e riprendersi ciò che gli spetta di...