Capitolo 14

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Il mio stomaco si ribella, invocando cibo, considerando che non mangio da circa dodici ore, inizia a brontolare segno inequivocabile che o mangio oppure mangio non c’è altra alternativa. E ciò mi fa venire in mente le deliziose torte che mi avvolgevano col suo profumo appena socchiudevo la porta di casa quando tornavo da scuola. Un altro mio imperdonabile errore e non aver mai pensato a che fine hanno fatto tutti coloro che lavoravano qui. Ecco che vengono fuori le prove del mio egoismo, come ho fatto a non pensarci mai? forse ho sempre dato per scontato che siano rimasti qui, dopotutto appartenevano a questo posto. Come me. Ma io sono tornata qui e mi auguro di rivederli poiché non c’è nessun motivo che possa giustificare Bounce per averli licenziati.

Sono sempre stati parte integrante della famiglia Arthur e Annabel li ho sempre considerati dei nonni, lui veniva a prendermi all’uscita di scuola e lei mi preparava deliziosi manicaretti, di cui ovviamente mi abbuffavo. Ryan, Matthew e Joseph  si occupavano della sicurezza e per me erano come dei cugini, erano i più giovani della squadra e non mancavano certo le sgridate quando intralciavo il loro lavoro, ma nonostante tutto gli volevo bene. Michael e John a capo della squadra erano quelli che più temevo, erano sempre così rigidi e… immobili sembravano le guardie di Buckingham Palace. Per noi non erano solo dipendenti, non c’erano formalità tranne per Michael e John che si ostinavano a chiamarmi signorina tanto da farmi impazzire ma anche se non lo dimostravano sapevo che erano felici di essere con noi. I miei avevano riservato un cottage all’inizio della proprietà ad Arthur e Annabell in modo che avessero la loro privacy, i tre moschettieri così come li chiamavo allora vivevano nell’appartamento sopra il garage avendo così piena libertà , Michael e John a dire il vero non sapevo esattamente dove dormivano ma sicuramente  in qualche punto indefinito della casa poiché ovunque mi girassi a qualsiasi ora erano sempre intorno. Tralasciando i propri ruoli non esitavano ad aiutare gli altri o scambiarci dei favori, Annabell mandava spesso uno dei ragazzi a fare la spesa avendo altro da fare, o capitava che Arthur fosse impegnato a portare mia madre a fare shopping ed uno di loro si offriva volontario per accompagnare mio padre, avvolte li chiamavo anche solo per tenermi compagnia in quel caso Ryan era il prediletto avendo delle sorelle più o meno della mia età che lo costringevano a guardare i cartoni della Disney, anche se non l’ho mai costretto stava lì sul divano con me preparandomi i pop corn e guardando cartoni animali palesemente maschili, il mio preferito era “Il libro della giungla” che non smettevo di guardare  tanto che era diventato un gioco tra noi riuscire a ricordare le battute a memoria.  Se Ryan era quello giocoso e sempre ottimista riuscendo a sorridere pure nei momenti più critici Joseph era il più silenzioso ma nonostante questo infondeva  tranquillità anche solo con la sua presenza, amava leggere riuscendo a non distrarsi da ciò che lo circondava, era difficile evadere dal suo sguardo anche quando non era posato su di me. Mattew invece era quello riflessivo, non agiva mai d’istinto a differenza dei suoi amici, ma era così esasperante quando con i suoi ragionamenti, che tirava per le lunghe, finiva per farmi ammettere che aveva ragione.  Non mi sono mai soffermata a come devono essersi sentiti da quel giorno di sette anni fa, né ho pensato come hanno appreso la notizia che non sono morta. Sono stata così egoista da pensare solo al mio dolore, a me stessa tanto da tagliare fuori tutti gli altri. Quel giorno al cimitero erano tutti lì, stranamente Marta e Adam hanno compreso il mio bisogno di dire addio alla mia famiglia accompagnandomi e standomi vicino durante tutta la funzione. Ho visto i loro volti in cui dominavano il dolore e il senso di colpa per non essere riusciti a far niente, sapevo perfettamente come si sentivano, io mi ero salvata loro erano morti, i sensi di colpa hanno divorato pure me. Avevo dieci anni e un’infinità di dolore che mi pesava sul cuore, un martello che colpiva pezzo per pezzo di me fino a distruggermi, gli incubi non sono mai stati abbastanza come punizione per me, meritavo di peggio. Lo so. Sono stata dietro una quercia mentre sarei dovuta essere in prima fila, insieme a loro e invece ho finito per voltare le spalle a tutti, e questo non potrò mai perdonarmelo.

the endgames- la fine dei giochiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora